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sabato 17 maggio 2025

A Lione, l’irrigidimento di mons. de Germay nei confronti dei tradizionalisti è ancora pertinente all’indomani dell’appello alla pace e all’unità di Papa Leone XIV?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1208 pubblicata da Paix Liturgique il 16 maggio, in cui si racconta la guerra liturgica che, nell’Arcidiocesi di Lione, sta portando avanti mons. Olivier de Germay e ci si domanda se tale rigidità nei confronti dei fedeli tradizionali sia ancora rilevante dopo l’elezione di Papa Leone XIV.
Ma soprattutto si mostra come l’Arcivescovo di Lione, tanto avverso alla liturgia tradizionale, non disdegni le iniziative apostoliche che mescolano management, New Age e carismatici, nonché riti di guarigione dichiarati non cattolici dalla Congregazione per la dottrina della fede.

L.V.


Per ragioni storiche, l’Arcidiocesi di Lione era considerata piuttosto accogliente nei confronti dei fedeli di diverse sensibilità, compresi i tradizionalisti. Tuttavia, da alcuni mesi, mons. Olivier de Germay, Arcivescovo metropolita di Lione, si è irrigidito e tende a scontrarsi con i suoi fedeli più tradizionali – questa evoluzione è culminata recentemente con il suo rifiuto al progetto di pellegrinaggio tradizionale locale Via Lucis, da Vienne nella Diocesi di Grenoble-Vienne al centro di Lione, per celebrare la Santa Messa tradizionale in rito lionese a causa della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.

Tuttavia, questo irrigidimento nasconde crescenti problemi interni: come altri Vescovi che vedono sfuggire loro la situazione, mons. Olivier de Germay si lascia andare alla facilità di colpire i fedeli più giovani, i più dinamici e gli unici che ancora ascoltano i Vescovi e li accolgono con il rispetto che loro è dovuto, almeno quando difendevano la fede, il magistero della Chiesa, la Tradizione – compresi i riti locali – e non cercavano di sottomettersi al mondo.

Come riportato dal portale Riposte Catholique l’11 aprile scorso, dopo aver raccolto decine di iscrizioni – solo per i vari servizi organizzativi erano 192 volontari provenienti da 24 Parrocchie, ben oltre l’alone della Tradizione nell’Arcidiocesi di Lione e l’estremità nord-occidentale della Diocesi di Grenoble-Vienne – [QUI: N.d.T.]

Gli organizzatori hanno iniziato a mettere in piedi l’organizzazione di questo pellegrinaggio e sono andati a incontrare mons. Olivier de Germay, Arcivescovo metropolita di Lione.
Alla loro richiesta di poter celebrare la Santa Messa tradizionale, secondo il rito lionese, durante questo pellegrinaggio, è stata opposta una risposta negativa a causa delle disposizioni della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes.

Secondo le ultime notizie che ci giungono da Lione, mons. Olivier de Germay sarebbe riuscito a scoraggiare gli organizzatori di una manifestazione cristiana che avrebbe dovuto attirare centinaia di Cattolici. Il ruolo di un Vescovo è quello di scoraggiare lo zelo apostolico? A quanto pare, sì.

E il portale Riposte Catholique constata [QUI: N.d.T.]:

Lo abbiamo scritto più volte: nella Chiesa si può fare di tutto: trasformare le chiese in piste da circo, aggiungere una batteria e una chitarra (elettrica) per accompagnare la Messa… ma non celebrare la Santa Messa tradizionale, che è proprio la liturgia che ha nutrito la fede e la pietà della Chiesa per centinaia di anni. Siamo Cattolici di seconda classe e con noi sono San Jean-Marie Baptiste Vianney, la Beata Pauline Marie Jaricot o ancora il Beato Antoine Chevrier ad essere messi al bando dalla Chiesa!

Mons. Olivier de Germay, appassionato di pastorale che mescola management e New Age

Colui che è arrivato alla sede di Lione subito dopo lo scoppio del caso Barbarin [il card. Philippe Xavier Ignace Barbarin, Arcivescovo metropolita di Lione, il 7 marzo 2019 fu riconosciuto colpevole di non aver denunciato i maltrattamenti nei confronti di un minorenne tra il 2014 e il 2015 e condannato a sei mesi di prigione dal Tribunale di Lione, QUI; il 30 gennaio 2020 fu assolto dalla Corte d’Appello di Lione, che confermò i fatti ma li dichiarò prescritti, QUI], dopo che sei o sette candidati designati avevano rifiutato, gestisce la sua Arcidiocesi senza malizia, ma sotto l’influenza – in particolare della Communauté de l’Emmanuel e delle comunità cosiddette carismatiche. Del resto, non si può negare a mons. Olivier de Germay un certo gusto per gli errori di valutazione più totali – come il 4 aprile 2021, quando ha dichiarato sulla radioemittente Europe 1 «tutto va bene a Lione […] siamo ripartiti, nessuno parla più del caso Barbarin!».

In questo momento, il «marchio» dell’errore di valutazione di mons. Olivier de Germay non è nemmeno la sua indulgenza nei confronti della Communauté du Rosier de l’Annonciation o della Fraternité de Marie reine immaculée – e peccato per le vittime sulle cui lettere si addormenta –, ma la sua nuova passione per le iniziative apostoliche che mescolano management, New Age e carismatici, cosa che piace molto anche alla Communauté de l’Emmanuel… ma molto meno ai Lionesi e al suo clero.

Il Trombinoscope des évêques 2024-2025 della rivista Golias ne fa un elenco completo [QUI: N.dT.]:

Mons. Olivier de Germay impone il coaching Talenthéo o il percorso Alpha «Pasteurs selon mon cœur» [Pastori secondo il mio cuore: N.d.T.] al proprio clero, senza curarsi minimamente delle resistenze. È lui l’Arcivescovo. O gli si obbedisce o si va altrove! Altrimenti c’è il progetto «Coeurs d’Apôtres» [Cuori di Apostoli: N.d.T.] animato da specialisti che vantano una «solida esperienza internazionale [non la canzone dei comunisti!, N.d.A.] in azienda». [cantano «du passé, faisons table rase» [del passato facciam tabula rasa, verso dell’inno L’Internationale: N.d.T.] in coro (dell’Armata Rossa)?] Come mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm., Vescovo emerito di Fréjus-Tolone, con cui condivide molte idee di estrema destra, mons. de Germany è affascinato dal modello evangelico americano e ha invitato nella Parrocchia Notre Dame de la Fraternité, a Villeurbanne, il quebecchese don Mario Saint-Pierre, sostenitore dell’«approccio apprezzativo» (metodo di gestione del cambiamento, il cui uso si sta diffondendo nello sviluppo personale, nel coaching, nel management, nell’istruzione, nella formazione, nella terapia ecc.) e che difende con veemenza mons. de Germay gridando: «Non siamo un’azienda, ma una super-azienda».

Il rito lionese sembra un po’ sottocapitalizzato in questo contesto, gli organizzatori del pellegrinaggio Via Lucis avrebbero sicuramente fatto meglio a chiedere al loro Vescovo di celebrare Messe direttamente in inglese, di allestire una megachurch a Saint-Georges, senza farsi riprendere dai Monumenti Storici come padre Hugues Jeanson Comm. l’Emm., Parroco di Saint-Nizier, nel 2020, e di portare una scorta di lampadine per svitarle tutte insieme – sotto gli ordini dell’Arcivescovo, ovviamente – che non sembra aver ancora capito che Lione propende piuttosto per la luce viva delle candele e delle lanterne, o addirittura dei fuochi d’artificio, che non hanno bisogno di elettricità per brillare e non si svitano.

Fourvière: no alla Santa Messa tradizionale cattolica, sì alle preghiere di guarigione non cattoliche?

Altra recente iniziativa dell’Arcidiocesi di Lione, una [QUI: N.d.T.]

formazione alla preghiera di guarigione e alla vita carismatica che si è svolta dall’8 al 10 marzo 2024: «La sessione è aperta a tutti, ma in effetti il venerdì sarà riservato ai sacerdoti. Sono stati invitati tutti i membri dell’Arcidiocesi di Lione e delle Diocesi vicine. Intorno alla biblista Mary Healy, anche Presidente del comitato teologico del Catholic Charismatic Renewal International Service (CHARIS), si terrà una giornata di lavoro in cui potranno essere poste tutte le domande sull’argomento».

Mentre secondo le nostre informazioni diverse richieste di Sante Messe tradizionali per gruppi sono state rifiutate a Fourvière da mons. Olivier de Germay, egli è decisamente più aperto alle preghiere di guarigione a Fourvière – il suddetto corso di formazione per sacerdoti si è tenuto nella cripta di Fourvière, e non è il primo. Un altro corso simile, condotto da CHARIS Lyon e da «fr. Daniel-Marie, francescano di Bruxelles», si è tenuto il 20 maggio 2023 nella cripta di Fourvière.

I Lionesi sarebbero stati probabilmente meglio informati se il sito di Fourvière avesse riportato il nome completo di fr. Daniel-Marie Thévenet O.F.M.Conv., un tempo vicino alla Communauté des Béatitudes, del dott. Bernard Dubois e delle sue sulfuree sessioni Agapê, e di padre Daniel-Ange de Maupeou d’Ableiges, quest’ultimo accusato di voyeurismo e della gestione della scuola di evangelizzazione Jeunesse Lumière nell’Arcidiocesi di Albi, chiusa da mons. Jean Marie Henri Legrez O.P. poco prima di lasciare l’incarico, nel maggio 2023, ufficialmente per vetustà e mancanza di vocazioni. Certo, l’ex superiore di fr. Daniel-Marie Thévenet è il card. François-Xavier Bustillo O.F.M.Conv., Vescovo di Ajaccio, il che apre delle porte, ma quest’ultimo lo difende sul quotidiano Libération del 19 novembre 2023 come la corda difende l’impiccato: «finora non ci sono state denunce».

Fr. Daniel-Marie Thévenet è anche un appassionato delle «Messe per i vivi e i defunti delle nostre famiglie», un’iniziativa dal titolo piuttosto innocuo, se non addirittura piena di buone intenzioni, che secondo suor Anne Lécu O.P. (Etudes, ottobre 2023) nasconde un’«analisi dell’albero genealogico, che lui chiama genogramma, per individuare ricorrenze inquietanti e anomale di vari mali», perché per lui «le cattive pratiche dei nostri antenati rimangono talvolta come legami transgenerazionali e la Messa ci aiuta quando c’è una pressione troppo forte da questo focolaio di peccato» [QUI: N.d.T.].

Problema: non è cattolico, almeno secondo una nota dottrinale piuttosto approfondita del 2007 della Conférence des évêques de France, che si basa a sua volta sulla posizione della Congregazione per la dottrina della fede in materia e su varie altre fonti dottrinali.

Don Dominique Auzenet, sacerdote esorcista e responsabile della pastorale delle nuove credenze e delle derive settarie della Diocesi di Le Mans, ha sottolineato su SOS Discernement il 17 novembre 2023 i punti problematici degli insegnamenti di fr. Daniel-Marie Thévenet, in particolare [QUI: N.d.T.]

una tendenza preoccupante a confondere i concetti di malattia e peccato e ad associarvi, a volte in modo errato, le colpe delle generazioni passate, che non devono essere confuse con il peccato originale così come deve essere inteso.
Da un punto di vista psicologico, l’approccio psico-spirituale che assimila (anche implicitamente) malattia e peccato può portare a gravi derive, come hanno dimostrato le pratiche delle agapeterapie. […]
Sul piano teologico, questa confusione è altrettanto preoccupante. Gesù, nei Vangeli, ha chiaramente segnato una rottura con l’idea che la malattia sia una conseguenza del peccato (Gv. 9, 3). […]
In questo senso, la storia della Chiesa, insistendo progressivamente sulla salvezza delle anime piuttosto che sulla guarigione dei corpi, testimonia la volontà di sottolineare che le guarigioni sono segni (e non qualcosa di simile alla magia).

Insomma, sotto la guida di mons. Olivier de Germay e di don Matthieu Thouvenot, Vicario generale, i sacerdoti lionesi imparano qualsiasi cosa. Oltre ai rischi indotti da queste derive psicospirituali che mescolano la Chiesa cattolica al paganesimo quasi rivendicato, questi insegnamenti contraddicono non solo le posizioni della Conférence des évêques de France e della Congregazione per la dottrina della fede, ma anche le parole di Gesù. Inoltre, mons. de Germay fa guerra alla messa tradizionale – che cura le anime – e ai pellegrinaggi, che fanno bene alle gambe e quindi alla salute, senza violare le parole di Cristo o far passare una pseudoscienza, il genealogramma, per una pratica religiosa legittima. Questa è cattiva medicina.

Preghiamo affinché le belle parole di pace e unità pronunciate da papa Leone possano calmare questa tempesta del battesimo lionese.


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