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giovedì 24 aprile 2025

Marco Tosatti. Intervista a L’Echo di Bruxelles. Un pontificato divisivo, che non facilita la scelta del successore.

Bella intervista a Marco Tosatti sul pontificato di Francesco.
Luigi

23 Aprile 2025 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa intervista che L’Echo di Bruxelles ha realizzato con chi scrive queste righe. Buona lettura e diffusione.
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Da 45 anni Marco Tosatti racconta luci e ombre del Vaticano. Di base a Roma, fino al 2008 è stato vaticanista del quotidiano nazionale La Stampa. All’indomani della morte di Papa Francesco, analizza per L’ECHO gli scenari che attendono una Chiesa cattolica in subbuglio e fortemente disorientata.

Che tipo di Chiesa lascia Papa Francesco?
L’eredità del Santo Padre è una comunità cattolica in tutto il mondo e un Vaticano molto confuso e frammentato, con visioni antagoniste e persino inconciliabili. Il suo pontificato non ha certo rappresentato un periodo di unificazione. In un certo senso, ha esacerbato le divisioni e le rivalità dottrinali e politiche all’interno della Chiesa.

A cosa pensa in particolare?
Potrei citare diversi documenti importanti che ha firmato e che hanno suscitato polemiche molto virulente all’interno del mondo cattolico. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris leatitia del 2016, ad esempio, ha aperto la strada all’accesso ai sacramenti per i divorziati coinvolti in una nuova unione. Diversi cardinali hanno quindi scritto a Francesco per esprimere le loro perplessità. Egli non ha mai risposto
Le stesse reazioni violente hanno seguito la sua dichiarazione Fiducia supplicans del 2023, in cui prevedeva di benedire le coppie considerate dalla Chiesa “in situazione irregolare”, in particolare le coppie omosessuali. La reticenza dei vescovi africani fu immediata e molto violenta…

Tuttavia, è stato un pontefice che ha fatto di tutto per promuovere l’apertura e il dialogo in tutto il mondo…
Sì, ma anche in questo caso è stato accusato di aver distorto i precetti dei Vangeli. Penso, ad esempio, alla Dichiarazione di Abu Dhabi, co-firmata nel 2019 con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayeb. Ha aperto la strada al pluralismo religioso. Eppure nei Vangeli leggiamo che “Cristo è l’unico Salvatore”. Gli impulsi e le decisioni di Francesco hanno profondamente destabilizzato la Chiesa. E ora dobbiamo fare i conti con le conseguenze del suo pontificato.

È per questo che viene spesso descritto come un Papa “rivoluzionario”?
Sì, alcuni ammirano il suo lato “rivoluzionario”, altri lo accusano semplicemente di essere stato un “eretico”. Personalmente, penso che il suo pontificato sia stato costellato da importanti dichiarazioni di intenti in termini di riforma, ma i cambiamenti strutturali sono stati molto rari. Penso in particolare al posto delle donne nella Chiesa, alla lotta contro gli abusi sessuali e la corruzione, e alla crociata abortita, promessa già nel 2013, per ripulire le finanze vaticane.

In altre parole?
Questa riforma economica, fortemente voluta da Francesco, si è rapidamente impantanata. Il cardinale George Pell, incaricato dal Papa di guidare questa grande “pulizia”, aveva spesso espresso il suo disappunto. Anzi, a volte è stato disconosciuto dallo stesso pontefice. Francesco sta quindi lasciando questo importante compito a chi sarà nominato come suo successore.

Alla luce di tutte queste divisioni, quale sarà l’esito del prossimo conclave?
Mi piacerebbe saperlo io stesso! Ricordiamo quello che diciamo prima di ogni elezione papale: “Chi entra in conclave come papa esce come cardinale”. In effetti, l’esito di questa elezione secolare molto spesso smentisce le previsioni. Forse tra quindici giorni, nel corso delle prossime votazioni, prevarrà un candidato capace di conciliare le anime progressiste e tradizionaliste del Vaticano. Un candidato che sia una sorta di punto di equilibrio e di mediazione, capace di far uscire la Chiesa dalla grave crisi dottrinale, spirituale, politica e vocazionale di cui soffre da diversi anni.

Molti cardinali stranieri sono stati accostati alla successione di Francesco…
Sì, ed è importante sottolineare che il pontificato di Francesco coincide con un calo molto significativo delle vocazioni. Ma il successo di un papa si misura proprio dal numero di nuovi sacerdoti ordinati: giovani ispirati dal carisma e dalla forza spirituale del pontefice che governa da Roma. Oggi la maggior parte delle vocazioni nasce in Africa, Asia e America Latina. Potremmo quindi prevedere, o addirittura auspicare, l’elezione di un Papa africano o asiatico… Sarebbe un simbolo di slancio vitale, di rinascita della Chiesa. Ma non è così che si fanno le scelte in conclave.

Quale logica prevarrà dunque in questa prossima elezione?
Un conclave è un processo eminentemente politico, influenzato dal peso di interazioni segrete, giochi di potere e misteriosi equilibri di potere. Francesco ha creato 108 dei 135 cardinali elettori. Potremmo quindi immaginare l’elezione di un pontefice progressista, capace di seguire la direzione indicata durante l’ultimo pontificato. Ma i cardinali creati dal Papa spesso non si conoscono tra loro. Questo renderà più difficile il lavoro delle prossime “congregazioni generali”, così come l’individuazione del successore al soglio di Pietro.