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mercoledì 23 aprile 2025

Gnerre. Morte di Papa Francesco: bilanci, preghiera per l’anima e il paradigma eterno

QUI e sotto il video integrale di Corrado Gnerre.
Luigi C.


Avremo voluto pubblicare gli ultimi editoriali di questo sito dopo il funerale di Papa Francesco, ma dato che molti non rispettano il silenzio dovuto al lutto, — lasciandosi andare, da una parte, alla “canonizzazione” e, dall’altra, alla dannazione, — abbiamo deciso di pubblicare la trascrizione video-editoriale del prof. Corrado Gnerre, il quale invita a un approccio equilibrato, riconoscendo le problematiche del pontificato, come le riforme dottrinali controverse, ma mantenendo il rispetto per l’istituzione papale e richiamando al dovere della preghiera di suffragio.

Cari pellegrini,

desidero condividere con voi, con tutta l’umiltà possibile, tre riflessioni riguardo a quanto è recentemente accaduto, ossia la morte di Papa Francesco.

Prima riflessione: le reazioni pubbliche

La prima considerazione riguarda le molteplici reazioni che si possono osservare sui social media e nei principali mezzi di comunicazione – dalla televisione alla radio, fino alla stampa quotidiana.
Tali reazioni si distribuiscono principalmente su due estremi: da un lato vi sono elogi costanti, che talvolta sfiorano una sorta di canonizzazione o beatificazione immediata; dall’altro lato, vi sono commenti di segno opposto, talvolta altamente offensivi nei confronti della persona e dell’istituzione petrina stessa.
Questo atteggiamento polarizzato – da una parte l’esaltazione incondizionata, dall’altra l’insulto e la denigrazione – ci interpella. Ritengo che, soprattutto in un momento delicato come quello della morte, sia doveroso mantenere una posizione equilibrata.
Tale equilibrio consiste nel riconoscere e denunciare con chiarezza gli errori e le gravi problematicità che hanno caratterizzato il pontificato di Papa Francesco. È bene ricordare che queste criticità non sono nate con lui, ma si sono certamente accentuate sotto il suo magistero. Il suo pontificato ha rappresentato un punto di esasperazione di una crisi già in atto da tempo, assumendo responsabilità significative, in particolare per quanto concerne questioni dottrinali e pastorali.
Mi riferisco, ad esempio, a documenti e atti come Amoris Laetitia, la dichiarazione Fiducia supplicans, o l’episodio legato alla figura del Pachamama, solo per citare alcuni elementi noti e discussi. Tutti questi aspetti meritano un esame serio e approfondito.

Tuttavia, ciò non può e non deve mai farci venir meno il rispetto per la persona del Papa defunto e per la funzione petrina che egli ha ricoperto. Si tratta di un principio che deve guidare anche le critiche più legittime.

Seconda riflessione: il dovere della preghiera

In secondo luogo, vorrei soffermarmi sul dovere della preghiera.

Come credenti, abbiamo sempre avuto il compito di pregare per il Pontefice regnante, a prescindere dalle nostre posizioni personali. Questo valeva in vita, e vale – a maggior ragione – ora che Papa Francesco è morto.

Il giudizio su un’anima spetta solo a Dio.

Noi possiamo e dobbiamo, quindi, pregare per la sua anima, chiedendo al Signore di concedergli misericordia, consapevoli tuttavia delle gravi responsabilità che il suo pontificato comporta.

La nostra preghiera non è un atto formale, ma un impegno di carità e giustizia. Dovremo un giorno rendere conto a Dio se abbiamo compiuto o meno questo dovere spirituale, sia quando era in vita, sia ora che ha lasciato questo mondo.

Terza riflessione: il cambiamento di paradigma

Infine, una terza riflessione concerne un aspetto più teologico e culturale.

Molti osservatori – anche in ambito ecclesiale – hanno descritto il pontificato di Papa Francesco come un cambiamento di paradigma nella Chiesa.

Questo perché, con crescente intensità, l’annuncio cristiano è stato progressivamente appiattito sulle tematiche mondane: la pace, la tutela dell’ambiente, le questioni sociali. Tutti temi importanti, certo, ma che non possono sostituire l’essenza dell’annuncio evangelico, che è la salvezza eterna delle anime.

La prospettiva escatologica, cioè lo sguardo rivolto alla vita eterna e al giudizio di Dio, è stata – in molti casi – trascurata o marginalizzata.

La prima legge della Chiesa è Salus animarum suprema lex esto – la salvezza delle anime sia la legge suprema. Ebbene, questa verità fondamentale sembra essere stata, in certi contesti, oscurata.

Tuttavia, c’è un paradigma che nessun pontificato potrà mai modificare: quello della morte e del giudizio di Dio.

Anche Papa Francesco, come ciascuno di noi, si è ora trovato al cospetto dell’Altissimo, dinanzi al quale ogni anima è chiamata a rispondere della propria vita.

Questa verità vale per tutti, anche per coloro che oggi vogliono ridurre la fede a una semplice etica sociale o a un progetto umanitario.

Cari pellegrini, concludo qui queste tre riflessioni.
Ci diamo appuntamento, a Dio piacendo, al prossimo editoriale.

Vi saluto, ricordandovi che Dio è Verità, Bontà e Bellezza.