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sabato 8 marzo 2025

Quando i Vescovi francesi, impantanati nella loro ideologia, non capiscono più una gioventù cattolica che non corrisponde ai «loro criteri» e che desidera semplicemente «rimanere cattolica»

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1172 pubblicata da Paix Liturgique il 7 marzo, in cui, prendendo spunto da una riflessione scritta da papa Francesco nella sua ultima autobiografia, si analizza l’atteggiamento di chiusura e preclusione dei Vescovi francesi nei confronti dei tantissimi giovani fedeli cattolici legati alla Tradizione.

L.V.


Alla fine della sua ultima autobiografia Spera (Mondadori), papa Francesco raccomandava di prendere maggiormente in considerazione le aspirazioni dei giovani [QUI: N.d.T.]:

La verità è che, più che giudicarli, ai nostri giovani dobbiamo per prima cosa chiedere perdono. Dobbiamo farlo per tutte le volte in cui non abbiamo ascoltato i loro bisogni più autentici […].

I giovani, parliamone! Il mondo cattolico francese non è caratterizzato da una marea di giovinezza, per usare un eufemismo. La tendenza generale è verso la terza età. I fatti, inesorabili, mostrano che dagli anni ’70, mentre la popolazione francese è in aumento, il numero di battesimi diminuisce in modo regolare e continuo. Naturalmente, si può essere soddisfatti dell’aumento delle cresime per adulti negli ultimi anni, ma numericamente questo miglioramento non compensa la rarefazione delle cresime per bambini. Così, se nel 1974 il 77 per cento dei neonati veniva battezzato (630mila battesimi per 810mila nascite), cinquant’anni dopo erano solo il 10 per cento (circa 70mila battesimi di bambini nel 2024 per 660mila nascite nel 2024). In altre parole, la trasmissione della fede si rivela sempre più difficile, i capelli grigi hanno difficoltà ad aggiungersi alle teste bionde.

In questo contesto generale, poco lusinghiero per la cattosfera, l’universo tradizionalista si distingue per la sua dinamicità. Non solo questa gioventù è il risultato di una generosa apertura alla vita delle famiglie che compongono il tradizionalismo, generosità che non si realizza in modo così generalizzato nelle altre componenti del Cattolicesimo francese. Ma la dinamica del tradizionalismo è rafforzata dall’aggregazione di tutta una gioventù disorientata, alla ricerca di un senso e attratta da ciò che il suo ecosistema offre. Nel mondo tradizionalista, i giovani convertiti e i giovani genitori per i loro figli desiderano un ambiente determinato, verticale, protettivo e coinvolgente, in modo che il loro credo possa fiorire e strutturarsi allo stesso tempo. Questa gioventù cerca di tutto, purché ci siano coerenza pastorale e solidità dottrinale.

Per molto tempo, l’apparato ecclesiastico francese ha voluto dividere il mondo tradizionale, più per calcolo politico che per scrupoli dottrinali: «separati da Roma», «non in piena comunione», «scismatici», «integristi»… Questi aggettivi miravano a spaventare i potenziali fedeli tentati di abbracciare l’ecosistema tradizionale per il risultato che conosciamo.

Sessant’anni dopo il Concilio Vaticano II, quasi quarant’anni dopo le ordinazioni di mons. Marcel François Lefebvre, i giovani conquistati dalla tradizione liturgica non si preoccupano – e questo è un bene – di questo tipo di considerazioni pignole. Un recente articolo pubblicato il 24 febbraio 2025 sul quotidiano La Croix ne dava eco: «I confini si attenuano tra i giovani, nel mondo “tradizionale”», e constatava la grande porosità tra le diverse galassie tradizionaliste [QUI: N.d.T.]. Sul campo, i giovani battezzati cercano infatti di vivere la loro vita spirituale in una serenità dottrinale e liturgica. Che la messa tradizionale sia celebrata da sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X o da sacerdoti delle comunità ex-Ecclesia Dei o da sacerdoti diocesani, ciò che conta per questi giovani è beneficiare dello stesso tutto. Le vessazioni di cui sono oggetto i tradizionalisti non compromettono in modo significativo il loro sviluppo. Anzi, dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, le energie si uniscono. Come il principio di realtà che vuole che, sul terreno politico, la base militante di destra si incontri e parli, da Les Républicains al Rassemblement National, al punto da spingere i responsabili dei loro partiti a uscire da una logica di trincea mortifera, allo stesso modo la base dei giovani fedeli legati alla Santa Messa tradizionale o, almeno attratti da essa, apprezzano la liturgia tridentina ovunque si trovi e spingono i sacerdoti tradizionalisti a uscire da ogni spirito di setta.

Costruire ponti e abbattere muri, questo è un desiderio di papa Francesco che si sta realizzando a beneficio del tradizionalismo. I giovani stanno vivendo un profondo cambiamento di paradigma: vivono in un paese in cui la religione cattolica è diventata una minoranza di fronte allo tsunami ateo, ai colpi di grazia dell’islamismo e al cancro degli abusi nella Chiesa. Questi giovani rifiutano di permettersi il lusso di divisioni che appaiono loro sterili. Non per relativismo, ma spinti da un pragmatismo concreto. Durante un incendio, a chi ti porge il secchio non si chiede la carta d’identità.

«La verità è che, più che giudicarli, ai nostri giovani dobbiamo per prima cosa chiedere perdono. Dobbiamo farlo per tutte le volte in cui non abbiamo ascoltato i loro bisogni più autentici», dicevamo citando papa Francesco. Che i Vescovi non si sbaglino: ascoltando i giovani che sono stati catturati dall’ecosistema tradizionale, rimarrebbero sorpresi dal loro buon senso. La gioventù del mondo tradizionale non si spiega con il gusto per l’irrigidimento, la ricerca dell’identità, la nostalgia delle Crociate, la moda del virilismo o la passione per il formalismo. Questi giovani cercano semplicemente spazi di respiro e rifiutano i pregiudizi. In un’epoca di rifiuto della fede, non capiscono le imposizioni e gli atteggiamenti corporativi che, appunto, sembrano appartenere a un’altra epoca. Il loro desiderio è semplicemente spirituale, e questa fonte, la provvidenza, ha permesso loro di trovarla nel prodigioso corpus dottrinale della tradizione della Chiesa. Ciò che li soddisfa e li stupisce è la coerenza dei contenuti e la profondità della prassi. Il catechismo e la liturgia. L’insegnamento e la preghiera.

Attraverso questa gioventù risoluta e animata da una tranquilla determinazione, ciò che testimonia l’attaccamento alla Santa Messa tradizionale è, in definitiva, un desiderio di sopravvivenza in un contesto che si sta esaurendo. I Vescovi dovrebbero ringraziarli invece di cercare loro dei difetti.

2 commenti:

  1. Ls crisi passerà quando si tornerà ai novissimi.

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  2. Il rifiorire tra i giovani di una fede autentica e tradizionale è motivo di grande consolazione in questi tempi travagliati.

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