Grazie a Luis Badilla per questa recensione di questo interessante volume (QUI) sulle malattie degli 11 ultimi pontefici.
Luigi C.
La salute dei Papi - Medicina, complotti e fede. Le malattie di undici Papi nelle inchieste del dr. Nelson Castro, medico amico di Francesco.
"La salute dei Papi. Medicina, complotti e fede" è il titolo in italiano del libro del medico argentino e giornalista, amico di Papa Francesco, pubblicato nel 2021 da Piemme. In spagnolo, versione originale, il titolo è laconico: "La salud de los Papas". L'opera è molto interessante e non delude affatto, anche perché è frutto di una ricerca negli Archivi vaticani aperti all'autore per decisione del Santo Padre. Sotto questa singolare lente d'ingrandimento, salute e morte, Castro indaga su 11 pontefici, partendo da Leone XIII, tutti - come lo abbiamo scritto nel caso di Papa Bergoglio - con una cagionevole salute di ferro.
L'origine dell'opera. Non è esagerato sottolineare che l'ispiratore e protettore di questo libro è lo stesso Papa Francesco. Il dr. Castro aveva un progetto suo relativamente diverso quando raccontò l'idea a Papa Francesco. Voleva scrivere, o meglio continuare a scrivere, un libro sulla morte dei Papi, sul come, quando e perché si erano verificati i decessi dei Pontefici dal 1878 a 2022. L'autore incontrò diverse volte Papa Bergoglio il quale lo convinse a impostare l'opera più a partire dalla salute che non dalla morte degli undici ultimi Successori di Pietro.
Lo stato di salute dei papi ha un rilievo politico mondiale e ha sempre costituito all'interno dei palazzi vaticani una questione delicata, da trattare con la massima riservatezza, tanto che prima del 1981, anno dell'attentato a Giovanni Paolo II, nessun pontefice era mai stato curato in un ospedale. In questa inedita inchiesta, Nelson Castro ricostruisce gli ultimi undici pontificati proprio a partire dalle condizioni fisiche dei papi. Poi l'autore, presentando a Roma la versione italiana del volume (28 ottobre 2021), dichiarò: è stato il Papa "a lanciarmi l'idea di fare questa inchiesta". Una situazione quasi identica aveva vissuto Nelson Castro quando, anni addietro, scrisse un libro sulla salute dei Presidenti argentini che invece lui, nel progetto originale pensava fosse incentrato sulla loro morte.
Stampa, malattia papale e Conclave.
Ad ogni modo, salute o morte, il tema è stato sempre affascinante per i giornalisti e per i romanzieri nonché per i governi, i servizi segreti, anche per alcuni cerchi della finanza internazionale. Salute e morte dei Papi sono questioni che trascinano con sé altri temi ugualmente accattivanti: come e con quali farmaci o unguenti si curavano i Papi nei secoli passati; chi erano e quale formazione avevano i medici o guaritori; quanto si affidavano alla scienza, alla stregoneria e alla magia; e, ovviamente, le famose lotte di potere attorno al Vescovo di Roma malato, agonico o morto.
C'è anche un tema sempre attualissimo da tenere in considerazione: il comportamento della stampa che in questo intreccio ha svolto un importante ruolo non solo informativo ma anche partigiano perché spesso schierata con cordate o gruppi ecclesiastici, credendo di poter influire nelle scelte del Conclave, cosa oggi del tutto illusoria. Spesso è solo millanteria, in particolare da parte di gruppi di laici che sono parassiti dei costumi clericali.
Francesco racconta le sue malattie.
Si possono leggere molte pagine importanti dedicate a Papa s. Giovanni Paolo II la cui vita, dall'attentato in poi, si è sviluppata sempre intrecciata con il "Terzo Vaticano", il Policlinico Gemelli. Nelson Castro, seguendo il filo conduttore delle malattie dei Papi, racconta con la sua ampia e articolata raccolta di documentazione, pezzi della storia del Vaticano che aiutano a comprendere meglio momenti rilevanti della vita della Chiesa. Nella presentazione del libro si legge: "Si ripercorrono così la lunga agonia di papa Wojtyla e le discussioni sul suo presunto rifiuto dell'alimentazione artificiale; si valutano i sospetti sull'avvelenamento di Pio XI per ordine di Mussolini e quelli sulla fine di Albino Luciani; si sottolineano i cambiamenti avvenuti nel modo di concepire il corpo del Santo Padre, un tempo avvolto da una segretezza così severa da evitare, ancora per Paolo VI, di pronunciare il nome delle patologie che lo affliggevano. Una preoccupazione che appare ormai dissolta nell'aperta confessione di Francesco il quale, dopo aver suggerito all'autore l'idea del libro, nelle pagine finali racconta personalmente, con il solito brio, dei malanni passati e attuali e soprattutto delle nevrosi, l'ansia in particolare, che l'hanno indotto anche a ricorrere all'aiuto di una psichiatra ai tempi della dittatura argentina." (2021)
Papa Montini operato in Vaticano.
Fra le molte informazioni interessanti fornite nel volume, si ricorda, cosa che non sembra essere conosciuta neanche fra gli esperti, che il primo Papa ad essere ricoverato è stato Papa s. Paolo VI e che la sua degenza fu nello stesso Vaticano, nell’appartamento pontificio dove nel 1967 – in una sala operatoria allestita per l’emergenza – venne sottoposto a una prostatectomia radicale con anestesia totale. L’ideatore di questa iniziativa rischiosa e coraggiosa fu il medico personale di Papa Montini, il dr. Mario Fontana che già allora si avvalse dell’aiuto del prof. Renato Buzzonetti, archiatra pontificio di quattro Papi.
Lettere di dimissioni. Papa Paolo VI, parecchio tempo prima, aveva consegnato due lettere autografe in cui presentava le sue dimissioni in caso di inabilità. Secondo quanto dichiarò il Decano del Collegio cardinalizio attuale, card. Giovanni Battisti Re, alla testata bergamasco “Araberara”, egli poté visionare questi due documenti perché “mi li fece vedere Giovanni Paolo II”.
Il cardinale Re, nel 2017, dichiarò ancora, ma questa volta a La Stampa: "Erano due lettere scritte a mano, non ricordo esattamente la data, ma non si trattava dell’ultimo periodo di vita di Papa Montini. Mi sembra che risalissero alla fine degli Anni Sessanta o al 1970. Paolo VI era preoccupato di una sua possibile futura inabilità, di un grave impedimento che non gli permettesse di svolgere il suo ministero e per questo aveva voluto premunirsi".
Una lettera era indirizzata al Segretario di stato pro-tempore. Il Pontefice non indicava nessun nominativo della persona. L'altra lettera era indirizzata al Collegio cardinalizio al quale, si dice, pregava caldamente di accettare le sue dimissioni. "Lo preoccupava, racconto padre Paolo Dezza, confessore di Papa Paolo VI, l'eventualità di un’infermità che lo rendesse inabile al lavoro, per il danno che ne sarebbe venuto alla Chiesa".
Padre Pasquale Macchi, deceduto nel 2006, segretario personale di Papa Montini per molti anni, affabile, intelligente e fedele servitore, confermò più d'una volte di aver conservato copia di queste due lettere. P. Macchi non ha però mai voluto entrare in spiegazioni ulteriori sul perché Papa s. Paolo VI decise di firmare queste lettere.
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