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giovedì 2 gennaio 2025

La Chiesa di domani? Agire per una vera riforma (di don Claude Barthe)

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1445 pubblicata da Paix Liturgique il 2 gennaio, in cui si presenta l’ultimo libro di don Claude Barthe, cappellano del Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum, L’Église demain. Pour une vraie réforme [La Chiesa di domani. Per una vera riforma], Les Editions de l’Homme Nouveau, «Carnets», 2024, (125 pagine, 13 euro; per ordinare QUI).

L.V.


All’inizio degli anni Sessanta, la Chiesa sembrava essersi esaurita al termine di una lunga lotta contro una modernità radicalmente ostile. Aveva certamente bisogno di una riforma, di una rivitalizzazione simile a quella della controriforma tridentina o della cosiddetta riforma gregoriana. Ma invece di una riforma, ha avuto una rivoluzione.

La presa di possesso delle leve magisteriali da parte di questa forma di Cattolicesimo liberale, la «nouvelle théologie» [nuova teologia: N.d.T.], ha permesso di integrare nell’insegnamento ufficiale un certo pluralismo liberale, che a sua volta ha portato a spettacolari crolli nella missione, nella pratica religiosa e nel reclutamento di chierici e religiosi.

La rigenerazione accompagnerà senza dubbio la fine del disordine di cui soffre la Chiesa. Ma prima che ciò accada, i Vescovi, diocesani e non, i prelati e i Cardinali possono anticipare questo processo promuovendo, in particolare, una ripresa dell’insegnamento morale, una ricostruzione della liturgia, una predicazione sugli ultimi fini, un catechismo che insegni la fede e una formazione tradizionale per i sacerdoti diocesani.

Un processo di recupero, che si potrebbe anche definire di rifocalizzazione, che riporta al centro ciò che è stato rifiutato e che oggi sopravvive come meglio può «ai margini».

In risposta a questo problema, don Claude Barthe ha appena pubblicato un opuscolo particolarmente utile, il cui contenuto è riassunto qui di seguito.

Introduzione - Il Concilio Vaticano II, l’occasione mancata di rinnovamento

Nelle pagine che seguono, chiederò un autentico rinnovamento della Chiesa. Anche se il suo Signore permette che il tradimento, o semplicemente la viltà mondana dei suoi figli, appaia in grado di rovesciare la barca, la santa e immacolata Sposa di Cristo non morirà. Quando riuscirà, con i suoi pastori, Papa e Vescovi, mossi dalla grazia di Dio e sostenuti dai meriti dei santi, a rimuovere il disordine che la affligge, dovrà attuare una rigenerazione, una riforma salvifica. Ma già i Vescovi, i prelati e i Cardinali possono aprire la strada a questa rinascita. Anzi, devono farlo, tanto più urgentemente perché ci troviamo in una situazione che è, per molti aspetti, quella di un Cattolicesimo in attesa di vita.

È sempre più ridotto a un «piccolo gregge», difficile da distinguere dalla massa di persone del nostro tempo, almeno in Occidente, perché in altre parti del mondo rimane molto vivo e a volte addirittura in crescita. Ma Roma, la sua testa, è in Occidente. La vita dei Cristiani è quella di una minoranza perseguitata moralmente, in modo latente o aperto, da una società moderna che ha escluso la Sposa di Cristo e li spinge ad abdicare al loro status di membri di una stirpe eletta, di un sacerdozio regale, di una nazione santa (1 Pt 2,9). Certo, si trovano in una situazione sostanzialmente normale per i discepoli di Cristo, nel mondo senza essere del mondo. Ma con l’avvertenza che il mondo che li circonda è il mondo moderno.

Per la modernità, e soprattutto per la modernità nella sua fase estrema, la vocazione della Chiesa a battezzare le nazioni e a condurle nell’unica via è una pretesa radicalmente estranea. Ed è proprio la consapevolezza che la Chiesa non è solo un’altra associazione religiosa che i Cristiani devono recuperare, anche se un nuovo insegnamento li porta a ridurre l’unica Sposa di Cristo allo stile della Giornata di Assisi. In altre parole, per dirla senza mezzi termini, la rivitalizzazione del Cattolicesimo avviene innanzitutto al prezzo teologico e spirituale di lasciarsi alle spalle lo «stato del Concilio Vaticano II».

Capitolo I - L’unità perduta
Capitolo II - La Chiesa gerarchica: lo stato dei fatti
Capitolo III - La predicazione morale come predicazione politica
Capitolo IV - Ricostruire la liturgia: un’inversione degli altari e dell’ecclesiologia
Capitolo V - Predicazione e catechesi sulle ultime tappe
Capitolo VI - La confessione frequente
Capitolo VII - Un catechismo che insegna… il contenuto della fede!
Capitolo VIII - Per una formazione tradizionale dei sacerdoti diocesani
Conclusione - Vescovi diversi

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