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venerdì 13 dicembre 2024

Luis Badilla. Nota al Documento Finale del Sinodo. Mons. Battocchio: "Il Papa ha detto che non è un documento normativo" (però è magistero ordinario)... #sinodo #sinodalità

Grazie a Luis Badilla per questa nota sull'ennesimo pasticcio di Francesco sul testo finale del Sinodo: è o non è Magistero? E' o non è normativo?
"Allora, il Papa ha detto due cose completamente differenti sul Documento: che non è normativo (come riferisce pubblicamente mons. Battocchio) e poi che è normativo in quanto “partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro (cfr. EC 18 § 1; CCC 892) e come tale chiedo che venga accolto”".
Luigi C.

Dietro le quinte della Nota di Accompagnamento al Documento Finale del Sinodo. Mons. Battocchio: "Il Papa ha detto che non è un documento normativo" (però è magistero ordinario).

Risolto, in parte, l'enigma del Documento sinodale conclusivo (26 ottobre scorso), ma non la questione di fondo, e cioè, mentre è chiaro che questo documento fa parte del magistero ordinario del Papa, non è chiaro se è o non è normativo, e poi esiste e no la “Chiesa Universale” dopo il Sinodo. Per qualcuno non c’è più!

Con i suggerimenti di un nostro attento e gentile lettore abbiamo trovato il bandolo della matassa che aiuta a capire piuttosto bene l’origine del pasticcio che prima o dopo, malgrado l’abbassamento mediatico odierno, riaffiorerà severamente. Anche se la stampa "specializzata" in questioni vaticane tace e appare "distratta", la Nota di accompagnamento sul Documento Finale del Sinodo e i suoi dintorni sono un qualcosa da tenere sott'occhio poiché ormai è diventata una seria inquietudine tra i membri delle gerarchie diocesane.

La faccenda riguarda il carattere normativo (non opzionale) delle 155 conclusioni delle due assisi sinodali sulla sinodalità (2023 – 2024). La Nota di Francesco (24 novembre scorso) diceva che questo documento fa parte del suo magistero ordinario e quindi va ascoltato e accolto.

Ora sappiamo però, e si può documentare, che Papa Francesco aveva detto che il Documento Finale del Sinodo non era normativo. In concreto, questo “non normativo” è stato ribadito e spiegato con le dovute precisazioni da mons. Riccardo Battocchio, Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, il 26 ottobre passato nel corso della conferenza stampa di presentazione del testo delle conclusioni del Sinodo.

Ecco la trascrizione dell’intervento di mons. Battocchio:

"Non spetta a me, non voglio interpretare il pensiero del Santo Padre, ma quando dice che questo documento non è normativo - l'ha detto - non significa che questo documento non impegna alle chiese, non è la risposta a tutte le questioni che sono state affrontate, non dà delle norme nel senso di azioni da mettere in atto per risolvere dei problemi. Dice: una direzione che è da prendere tutti insieme perché siamo Chiesa, ma in quella pluralità che caratterizza, fin dall'origine, l'essere Chiesa di Cristo. Ora, questo è impegnativo, è impegnativo dal punto di vista ecclesiale. Non si tratta di leggi che vengono da una istanza centrale che poi vanno adattate nei vari contesti. E' una dinamica di relazioni da convertire, tutto il documento è un appello, non solo un appello, ma anche un orientamento alla conversazione dove la conversione non è un fatto puramente personale, morale - anche se è pur quello - ma dice un modo di vivere le relazioni ecclesiali sempre più ispirati come oggi accogliamo il Vangelo nell'orizzonte del cammino del Vaticano II, dell’Evangelii Gaudium di questo tempo".

(Trascrizione dell'audio nostra)

Filmato integrale della Conferenza stampa del 26 ottobre. In Youtube.com.

Mons. Battocchio: da 58m 26s a 1h 0m.

Questo filmato non si trova nella pagina web del Vaticano in cui si trascrivono gli interventi solo dei cardinali M. Grech e J.-C. Hollerich.

Le due cose differenti che ha detto il Papa.

Allora, il Papa ha detto due cose completamente differenti sul Documento: che non è normativo (come riferisce pubblicamente mons. Battocchio) e poi che è normativo in quanto “partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro (cfr. EC 18 § 1; CCC 892) e come tale chiedo che venga accolto”. (Fonte)

Dunque, per l’odierna “fase attuativa” del Sinodo restano in piedi le due opzioni nonostante gli sforzi di far chiarezza in modo tale di relativizzare il termine “normativo” e riuscire a farlo coincidere con uno del tutto opposto: “mediazione”.

Ecco le parole testuali del Santo Padre nella sua Nota del 24 novembre: “Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni».”

Come abbiamo riferito diverse volte, per chiarezza e verità, questi due passaggi («non è strettamente normativo» e «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni»), seppure citati dal Santo Padre con tanto di virgolettati, non hanno fonti. Non c’è documentazione né scritta né registrata di queste parole, e ciò oltre ad essere un modo di citare il magistero alquanto insolito, non consente la conoscenza del contesto: a chi sono state indirizzate queste frasi e in quali circostanze.

Da come il vescovo Battocchio presenta la questione, per ora si può pensare che il Papa abbia detto queste frasi, forse in incontri privati. Ciò potrebbe spiegare la formula dubitativa che il vescovo Battocchio usa per parlare sulla materia: "Non spetta a me, non voglio interpretare il pensiero del Santo Padre, ma quando dice che questo documento non è normativo …”.

Si gioca in due tavoli con carte coperte.

          A questo punto, dopo la citazione delle parole del Santo Padre, mons. Battocchio propone nella conferenza stampa un gioco di acrobazie verbali che alla fine conduce sull’ambigua strada di un “forse” per i contenuti (155 paragrafi), un “sì” ma anche un “no”, cosa diversa dal testo integrale - ecco la sorpresa!! -  che come tale trova posto nel magistero ordinario ma è un "appello", "un orientamento", "una direzione da prendere tutti insieme" … verso la conversione.

          E’ possibile una simile lettura che separa il documento integrale dai suoi singoli contenuti al punto di affermare cose contraddittorie? Dalla lettura della trascrizione delle parole di mons. Battocchio si conclude che è possibile, almeno nel gioco di parole.

(a) E’ un obbligo. Il vescovo Segretario speciale del Sinodo per dire che, in linea con il Papa, il Documento Finale del sinodo è normativo, usa questa formula: "non significa che questo documento non impegna alle chiese". Quindi impegna le Chiese a fare ciò che si dice nel testo, ma il vescovo  preferisce dirlo diversamente. Perché? Era tanto facile e trasparente dire: il documento obbliga le chiese particolari …

(b) Non è un vademecum di azioni. Certo, precisa il prelato, questo Documento "non è la risposta a tutte le cose che sono state affrontate, non dà delle norme nel senso di azioni da mettere in atto per risolvere dei problemi".

(c) Un orientamento per tutti insieme. Per far capire questo testo, che è normativo ma non dà le norme da mettere in azioni" e "che non è la risposta a tutte le cose", mons. Battocchio dice che il Documento offre "una direzione da prendere tutti insieme perché siamo Chiesa, ma in quella pluralità che caratterizza, fin dall'origine, l'essere Chiesa di Cristo".

(d) Non sono leggi. E’ una dinamica di relazioni. Il Segretario speciale del Sinodo prova ad essere più chiaro: “Non si tratta di leggi che vengono da un'istanza centrale che poi vanno adattate nei vari contesti. E' una dinamica di relazioni".

(e) Il Documento è una chiamata alla conversione. Allora, alla fine cos'è questo Documento Finale? Il vescovo risponde così: E' un appello, un orientamento alla conversione, non solo morale e personale, insomma un incitamento a "un modo di vivere le relazioni ecclesiali sempre più ispirati [a] come oggi accogliamo il Vangelo nell'orizzonte, nel cammino del Vaticano II, dell'Evangelii Gaudium di questo tempo".

In conclusione, sul Sinodo il bilancio non quadra

Che la sinodalità di cui una buona parte della Chiesa ha discusso per oltre tre anni non sia per niente una cosa chiara, precisa e univoca, è dimostrato anche – purtroppo – da quanto è avvenuto e continuerà a succedere con il Documento Finale e la Nota di accompagnamento, la cui sola pubblicazione lo scorso 24 novembre conferma che il bilancio non quadra e perdi più è in rosso. Sulla sinodalità sostanzialmente siamo al punto di partenza. Ora si attende di vedere se i fatti post-sinodali corrispondono, più o meno, ai tanti propositi del Documento Finale che, alla fine, sottolinea che la sfida è la “conversione”.

Questa vicenda lascia intravedere una realtà molto preoccupante: le molteplici divisioni nel mondo cattolico e il disperdersi delle diocesi, cosa che da qualche tempo - senza che nessuno ne parli – si riflette nella crescita dei forti contrasti, polarizzazioni e distinguo all’interno delle Conferenze episcopali di tutti i continenti. Si tace il fatto che il crescente antagonismo dentro il mondo cattolico che a volte sembrerebbe spinto al divisionismo, si registra anzitutto tra i vescovi in giro per il mondo.

Se a tutto ciò - situazione molto più seria di quanto si accetti fra i denti nelle alte gerarchie cattoliche – si aggiunge la prima recezione del Documento Finale, si può ipotizzare che fra definizioni e spiegazioni differenti, alla fine il testo rimarrà sostanzialmente lettera morta. Non sarebbe neanche il primo in questi ultimi anni.