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giovedì 5 dicembre 2024

Luis Badilla. La furia di Francesco contro la «carriera ecclesiastica». Ma lui stesso è anche frutto «carriera ecclesiastica». Perché manipola le parole?

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sulle continue contraddizioni di Francesco, in questo caso sulla cd. "carriera ecclesiastica".
Luigi C.

La furia di Papa Bergoglio contro l'espressione «carriera ecclesiastica». Ma lui stesso è anche frutto di una «carriera ecclesiastica» (a volte programmata). Perché manipola le parole?

          Giovedì 8 novembre scorso, il Santo Padre ha ricevuto in udienza nella Sala del Concistoro un gruppo di membri della Famiglia Calasanziana riunita "nel carisma educativo del Patrono universale di tutte le scuole popolari cristiane, San Giuseppe Calasanzio". Ricordando il santo e la sua opera, Papa Bergoglio ha detto: "Il vostro Fondatore, di famiglia agiata, destinato probabilmente a una «carriera ecclesiastica» – termine che mi ripugna e che andrebbe abolito –, venuto a Roma con incarichi di un certo livello, non ha esitato a stravolgere programmi e prospettive della sua vita per dedicarsi ai ragazzi di strada incontrati in città". (Testo completo del discorso)

La sorpresa. Non era mai accaduto che Papa Bergoglio si esprimesse, tantomeno altri Papi, in questo modo, al punto di dire che l'espressione «carriera ecclesiastica» (da lui pronunciata) è qualcosa che gli "ripugna" e augurarsi addirittura che venga "abolita".

          Perché questo linguaggio e questa rabbia? E poi un’allocuzione normale e corretta da abolire, ma da cosa? Dal dizionario? Dal vocabolario religioso? Dai testi della Chiesa? Dal suo stesso linguaggio? Se per il Papa è un'espressione così ripugnante, perché allora la pronuncia?

"Carriera ecclesiastica" è una dicitura che - secondo i desideri del Papa - andrebbe abolita e quindi tolta da decine di libri in cui si racconta la biografia del Pontefice e la sua “carriera ecclesiastica”, in particolare da quando il cardinale Antonio Quarracino lo chiamò (1992) a fare il suo Vescovo ausiliare (Buenos Aires) fino alla sua elezione al Soglio di Pietro.

          E se così, perché frutto di una specie di miracolo semantico, venisse abolita questa espressione, quante altre dovrebbero subire la medesima sorte, anche per il bene della Chiesa?

Una nuova "bergogliata".

Quanto detto dal Pontefice è un suo tipico modo di esacerbare il linguaggio per mandare il solito messaggio; modalità conosciutissima da oltre undici anni e molto attraente per una buona parte della stampa. Con questo modo di parlare, Papa Francesco prova a far passare tutto il suo astio, rifiuto e acredine nei confronti della parola "carriera" quando viene associata alla vocazione sacerdotale. In altre parole, vuole sottolineare, giustamente, che il sacerdozio non è una professione o un mestiere, ma per creare il caso mediatico cerca di inflazionare come cosa cattiva il parlare di "carriera ecclesiastica". Aveva a sua disposizione una parola dirimente, ‘carrierismo’, ma non ha voluto usarla. Ancora una volta al posto di parlare con misura e precisione ha scelto il clamore quasi scandalistico nella bocca del Pontefice,

          Questa espressione, "carriera ecclesiastica", ormai non ha nessuna accezione o valenza malvagia a meno di voler darle deliberatamente questa qualifica (per spettacolarizzare la questione). l Papa ottantenne Jorge Mario Bergoglio è Vescovo di Roma, Papa, proprio perché la sua vocazione sacerdotale è stata una lunga e articolata carriera ecclesiastica, un percorso (in diversi fasi programmato sapientemente) all'interno della realtà ecclesiastica cattolica e gesuita. Lo dicono centinaia e centinaia di biografie.

          Quando aveva 27 anni ed era in Cile (1963), Bergoglio confessò ad un gruppo di fratelli seminaristi gesuiti, rimasti perplessi, che lui aspirava a “diventare Maestro di novizi”, dimostrando così di avere una prospettiva, una meta da raggiungere, un percorso da fare, una carriera all’interno della Compagnia di Gesù. E tra l’altro diceva una cosa legittima seppure non comune.

Sul breve soggiorno del seminarista Bergoglio in Cile (1963) abbiamo le testimonianze dirette di due gesuiti, Jorge Delpiano e Luis Eduardo Bresciani, e di un laico ex gesuita Raúl Vergara, morto nel 2021 a quasi 80 anni, accademico prestigioso, esperto in economia e conosciuto in America Latina.

Vergara racconta che in quel periodo sentirono dire a Jorge Mario Bergoglio, diverse volte, di voler diventare Maestro di novizi. "Io - ricorda Vergara - sono rimasto disorientato quando disse questo perché esiste una norma implicita di Sant'Ignazio, nelle Costituzione della Compagnia, che dice che nessuno può aspirare (deliberatamente) a cariche di direzione". (Fonte2018 – Universidad Católica de Chile)

          Da ricordare che anni dopo, a 34 anni, p. Bergoglio divenne Maestro di novizi e successivamente Provinciale dell’Argentina. 

          Insomma, questo passaggio del Papa sulla “carriera ecclesiastica” è un altro piccolo esempio di un grande talento del Santo Padre: abilità per manipolare le parole, in questo caso per parlare sul “carrierismo” associandolo alla “carriera”, fenomeni ben diversi anche dal punto di vista etico. Paradossalmente, a proposito di carriera e carrierismo, durante il pontificato di Francesco sono aumentati i casi di presbiteri senza meriti e competenze, che hanno visto le loro carriere ecclesiastiche progredire senza che tutto ciò sia sinonimo di preparazione, adeguatezza e autorevolezza.

Vocazione, carriera-carrierismo e cooptazione. Ovviamente nessuno nasce con una vocazione papale ma nessuno viene nemmeno eletto Papa se alle spalle non ha una “carriera ecclesiastica”, nata da questa specifica vocazione e dal successivo faticoso percorso. Se fosse riconosciuto con onesta e serenità che nella gerarchia della Santa Sede si tratta meccanismi secolari ed efficaci si dovrebbe dire, per fare un esempio vicino, che Ratzinger, Montini e Pacelli, sono stati Vescovi di Roma Papi discutibili perché notoriamente ecclesiastici di carriera.

          Papa Bergoglio, inoltre, è figlio di una “carriera ecclesiastica” e fa male a demonizzarla, fa una cosa banale, demagogica e fuorviante. Avere una “carriera ecclesiastica” non è necessariamente sinonimo automatico di ambizione smisurata o di poca sincerità nel proprio sacerdozio. Ciò succede frequenza con in certi ambienti che favoriscono questo modo di pensare e di essere. La Santa Sede, il Vaticano, la Segreteria di Stato, i Dicasteri, la Curia in generale, spesso sono percepiti con questa ottica, sotto questa luce. I principali colpevoli di questa distorsioni sono i presbiteri interessati. Papa Bergoglio stesso lo diceva, lo denunciava, quando era a Buenos Aires e poi, già Pontefice, lo ha ripetuto apertamente due o tre volte.

          L’evidente senso spregiativo del suo passaggio nel discorso del 28 novembre scorso si presta per analisi ambigui e ciò dunque è propaganda, non nuova, destinata a rinforzare l’icona mediatica del “Papa progressista” che combatte – nell’affabulazione mediatica - contro la “carriera ecclesiastica” poiché in questa casta si annida qualcosa di “ripugnante” [da abolire]. Insomma: un nuovo colpo di Bergoglio in linea con l’iconografia del Vescovo di Roma progressista e riformatore, cosa che non succedeva da molti secoli, almeno 12, tempo nell’arco del quale l’Europa s’impadronì della Sede di Pietro, in particolare il clero e la gerarchia della Chiesa italiana.

Il potere usa il carrierismo per governare. Una parte sostanziale delle professioni ha all'origine una vocazione e il massimo di questa vocazione è possibile se la vocazione stessa si sviluppa, cresce e si perfeziona. Queste esperienze si vivono come una carriera, un impegno progressivo nel corso del quale si accrescono le relazioni, le competenze e le conoscenze. Non c’è contraddizione fra vocazione e carriera. Il problema è un altro: saper mettere la carriera al servizio della propria vocazione evitando di cedere alle lusinghe del potere.

E’ proprio il potere il primo amministratore del carrierismo poiché lo sa usare come metodo di governo. E questo accade in tutta la Chiesa Cattolica, dalle parrocchie alla Sede Apostolica. La cooptazione ("assunzione di un membro in un corpo od organo collegiale, mediante designazione da parte dei membri già in carica") è l'espediente che usa la Chiesa Cattolica, ovviamente il Vaticano, per formare la sua classe dirigente, la sua nomenklatura, e anche buona pare della gerarchia episcopale. Spesso, naturalmente non sempre, questo espediente facilita e incoraggia il carrierismo amichettista. Il pontificato di Papa Bergoglio è fortemente inquinato da questo costume, alla base del quale - nonostante quanto ha detto il Pontefice - c'è il carrierismo bergoglio-friendly.

Il Santo Padre ha usato con perseveranza e decisionismo questo meccanismo, i testi legislativi sono stati sempre dalla sua parte. Il problema è sorto quando la maggioranza di queste nomine nel contesto del costume carrierista si rivelarono inadeguate poiché i nominati non erano in possesso di qualità, esperienza e competenza; appunto, erano ecclesiastici senza carriera, solo amici fedeli. In questo passaggio il Papa tra l’altro si è fatto a se stesso un grande danno pratico, materiale, e d’immagine e credebilità.  

          E’ vero che una “carriera ecclesiastica” può essere vissuta con ambizione e sete di potere e di fatto esistono i “teatranti del sacerdozio” (carrieristi, cosa ben diversa da carriera) che usano il proprio status e la Chiesa stessa per progetti e interessi personali. Esistono anche, e sono la maggioranza, quelli che mettono la propria persona e la propria carriera al servizio del Vangelo e della Chiesa, i sacerdoti veri, che desiderano tutto tranne che potere, fama e ossequiosità.