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giovedì 12 dicembre 2024

Letture. Tre buoni motivi per essere libertari e cristiani #300denari

Ci sono libri che sorprendono per l’originalità del tema e per il modo in cui riescono a mettere insieme mondi apparentemente lontani. Un libertario quasi cristiano. Il percorso culturale di Murray N. Rothbard, curato da Beniamino Di Martino, è uno di questi. Ecco allora tre buoni motivi per cui vale davvero la pena leggerlo, soprattutto se si è legati alla tradizione cattolica e ai valori anticollettivisti.

La capacità di Rothbard di intrecciare il libertarismo radicale con un profondo rispetto per la tradizione etica cristiana offre una chiave interpretativa unica per affrontare le sfide contemporanee. Oggi, i fatti di cronaca restituiscono un quadro inquietante: governi che, in nome della sicurezza o dell’emergenza, si arrogano il diritto di limitare le libertà individuali; un interventismo economico che, pur presentandosi come strumento per garantire giustizia sociale, finisce spesso per alimentare privilegi e inefficienze; e una crisi valoriale che vede l’etica sacrificata sull’altare del consenso politico. Di fronte a questo scenario, il pensiero di Rothbard emerge come un faro per chi cerca un’alternativa che unisca libertà, responsabilità e giustizia.

Libertà. Rothbard ci offre una visione di libertà che va oltre le convenzioni politiche del nostro tempo. Egli critica non solo il socialismo, ma anche un capitalismo che si allea con il potere statale, generando ciò che oggi definiamo “capitalismo clientelare”. Questa analisi è quanto mai attuale in un mondo dove le grandi multinazionali si intrecciano sempre più strettamente con i governi, sfruttando regolamentazioni su misura per mantenere posizioni di privilegio, a scapito della libera concorrenza e dei consumatori. Il pensiero di Rothbard ci invita a riconsiderare il ruolo dello Stato nella nostra vita quotidiana. La sua opposizione a ogni forma di coercizione statale non è un richiamo a un anarchismo ingenuo, ma una sfida a ripensare i meccanismi che regolano la convivenza civile. La crescente intrusione statale, dagli obblighi sanitari alle limitazioni della libertà di espressione, dimostra quanto le sue teorie siano oggi rilevanti. Rothbard ci ricorda che ogni restrizione imposta in nome della sicurezza o del benessere collettivo rischia di trasformarsi in una giustificazione per il controllo eccessivo della vita privata.

Responsabilità. Un aspetto fondamentale del pensiero di Rothbard, che Di Martino analizza con cura, è la sua convinzione che la libertà individuale debba poggiare su un solido fondamento etico. Ed è qui che il cristianesimo assume un ruolo centrale. In un’epoca come la nostra, in cui il relativismo sembra dominare il discorso pubblico, il richiamo di Rothbard a un’etica universale, ispirata al diritto naturale e alla morale cristiana, appare una risposta ai dilemmi morali che emergono nella società. Le sue riflessioni ci spingono a chiederci: può esistere una libertà autentica senza una responsabilità morale? Rothbard non nega l’importanza della solidarietà, ma la concepisce come una scelta volontaria e non come un’imposizione statale. Oggi, mentre la spesa pubblica aumenta in nome dell’assistenza sociale, è lecito chiedersi se questa dinamica non abbia svuotato di senso la responsabilità individuale e comunitaria verso i più deboli.

Giustizia. Le recenti crisi globali – dalle pandemie ai conflitti, dalla crisi climatica alla migrazione di massa – hanno accentuato il dibattito sul rapporto tra libertà individuale e intervento statale. Ecco allora che Rothbard ci offre una prospettiva controcorrente: non è aumentando il controllo centrale che si risolvono le crisi, ma favorendo la cooperazione spontanea tra individui liberi. In un mondo in cui le decisioni politiche sembrano sempre più concentrate nelle mani di élite tecnocratiche, il pensiero libertario di Rothbard può ispirare un ritorno alla sovranità personale e locale.


Roberto
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