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venerdì 22 novembre 2024

“San Bernardo e la “Salve Regina”

Grazie a Investigatore Biblico per questa analisi sull'origine della "Salve Regina".
Luigi C.

17-11-24


L’Antifonario cisterciense della Maigrauge (prima del 1175), un testimone della liturgia del tempo di san Bernardo, alla data dell’8 settembre, “In Nativitate Beate Marie” porta, al Magnificat dei Secondi Vespri, l’antifona “Salve Regina Misericordiae”.

Il testo e la melodia di questa celebre antifona furono introdotti nella liturgia dell’Ordine da san Bernardo nel corso della riforma dei libri di canto, a lui affidata dal Capitolo Generale dopo la morte di Stefano Harding (+ 1133), riforma da situare tra il 1142 e il 1147. Da questo fatto all’attribuzione dell’antifona all’Abate di Clairvaux, il passo sarebbe stato breve.


Il primo a farlo sembra sia stato Giovanni l’Eremita, autore della “Vita Quarta”, composta su richiesta di Pietro, Cardinale di Tusculum e di Herberto, vescovo di Torres, in Sardegna, desiderosi di maggiori informazioni sulla vita del Santo Abate. Si tratta di un’opera di carattere leggendario scritta tra il 1180 e il 1182, in un’epoca ancora vicina alla canonizzazione di Bernardo. Il suo autore ci rimane sconosciuto. Anche se qualcuno lo ha voluto identificare con Giovanni, priore di Clairvaux nel 1180, del quale si dice che “aveva composto un volume di miracoli e di visioni”. Il nostro Giovanni afferma di aver frequentato fin da bambino i discepoli di Bernardo a Clairvaux e di aver raccolto dalla loro bocca la maggior parte delle notizie che ci ha trasmesso (Vita Quarta, Epistola ad Herbertum). Dunque – ci assicura – “la certezza dei fatti riportati esclude ogni dubbio” (Prologus in Vita S. Bernardi). “Forse qualcuno sarà tentato di non credere, perché i figli di Adamo sono perversi fin da principio, ma non per questo bisogna tacere, perché la bocca parla dell’abbondanza del cuore” (Prologus in Secundo Libro).
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Una notte, mentre il Santo dormiva in mezzo ad altri monaci, anch’essi addormentati, sentì degli angeli che, con voce chiara e armoniosa, lodavano Dio e la Beata Vergine Maria. Alzatosi di nascosto si recò in punta di piedi fino alla chiesa per vedere da vicino di cosa si trattasse. Vide la Santa Madre di Dio in mezzo a due angeli, uno dei quali aveva un turibolo d’oro e l’altro sembrava portare l’incenso. Accompagnato da uno dei due spiriti, camminando a destra della gloriosa Vergine, giunse all’altare dove udì voci di angeli che cantavano l’antifona “Salve Regina” per intero, sino alla fine. Egli la ritenne nella memoria e in seguito la scrisse e la inviò – si dice – al papa Eugenio affinché, in virtù della autorità apostolica, fosse accolta in tutte le Chiese e cantata in onore della beata e gloriosa Vergine Maria Madre di Dio. Questo fatto è ancora attestato da molti ai nostri giorni.

Una “Chronica” della città di Spira, non anteriore al secolo XVI, attribuisce invece a Bernardo le ultime invocazioni che concludono la “Salve”. Vi si legge che il martedì della vigilia di Natale del 1146, in occasione del solenne incontro fra l’abate di Clairvaux e l’imperatore Corrado III nella cattedrale di Spira, il popolo, accorso numeroso, cantava la “Salve Regina”. Quando il canto stava pe finire con l’invocazione: “Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis, post hoc exilium ostende”, l’uomo di Dio, rapito da un entusiasmo irresistibile, si prostrò tre volte davanti alla statua della Vergine dicendo: “O clemens! O pia! O dulcis Virgo Maria”.

Una “Chronica” della città di Spira, non anteriore al secolo XVI, attribuisce invece a Bernardo le ultime invocazioni che concludono la “Salve”.

Queste belle leggende però crollano dinanzi al fatto che la celebre antifona esisteva già prima di Bernardo, essendo attestata da un manoscritto degli inizi del XII secolo conservato al British Museum di Londra, Codice 18302 proveniente dalla Svezia, e dal Codice Augiensis della Landesbibliotek di Karlsruhe che risale al secolo XI.

L’autore tuttavia rimane incerto. Alcuni studiosi l’attribuiscono ad Ademaro di Monteil, vescovo di Le-Puy-en-Velay (1087-1098) sostenuti dalla testimonianza del cronista Alberico di Trois-Fontaines (+1240) che, spiegando il nome di “Antifona de Podio” (=Antifona di Puy) dato alla “Salve”, la dice precisamente composta dal vescovo Ademaro.

L’autore più probabile è però Ermanno il Contratto (+1054), monaco benedettino di Reichenau.

Nel Codex Augiensis 55, al foglio 42, un monaco della metà del secolo XI (quindi contemporaneo di Ermanno) ha fatto “esercizio di scrittura” riproducendo l’incipit dell’antifona (Salve Regina Miserocridae), facendolo seguire da un “tropus” per la prima parte della medesima, segno evidente che il “tropo” scelto era allora familiare ai monaci di Reichenau e molto più doveva esserlo la Salve Regina. Che il luogo d’origine sia Reichenau lo conferma il fatto che per il secolo XI non si trovano indizi altrove.

L’antifona venne accolta con onore a Cluny, dove gli Statuti di Pietro il Venerabile, redatti verso il 1135, la prescrivevano per la processione dell’Assunta (Statuta Congr. Cluniacensis, 76).

I Cisterciensi, fin dalla metà del secolo XII la usarono come antifona al Magnificat per le quattro feste maggiori della Vergine: la Purificazione, l’Annunciazione, l’Assunzione e la Natività di Maria. Dal 1218 ne praticarono la recita quotidiana e nel 1251, su richiesta del re san Luigi, il Capitolo Generale decise di cantare la “Salve” dopo Compieta.

Al testo antico:

“Salve, Regina misericordiae


O clemens, o pia, o dulcis, Maria”

Furono aggiunte in seguito le due parole “Mater” nel primo verso e “Virgo” nell’ultimo, aggiunte dovute probabilmente ad influsso cluniacense, essendo l’espressione “Mater misericordiae” assai cara ai primi abati di Cluny. Tale interpolazione risale almeno al secolo XIII. I monaci certosini non modificarono mai il testo primitivo della “Salve”, come testimonia ancor’oggi la loro liturgia.

Gli storici sembrano concordi nell’attribuire la melodia antica allo stesso autore del testo.