La visita di Francesco alla signora Bonino e il sapore dello spettacolo.
Simbologie da decodificare. Ma perché questo palcoscenico?
9-10-24
Ovvio, scontato e normale: Papa Francesco può visitare chi vuole e quando lo
vuole. Anzi, queste sue visite possono essere dei gesti pastorali significativi
e vanno sempre rispettati. Il Papa che però fa visite per allestire qualche
spettacolo a beneficio di una popolarità della quale il Vicario di Cristo non
ha nessun bisogno, è meno ovvio, scontato e normale.
La visita di Francesco, martedì 5 novembre scorso, alla signora Emma
Bonino, storica parlamentare del Partito Radicale, ex Ministro degli Affari
esteri, da poco rientrata a casa dopo un ricovero delicato a causa di una ostruzione
bronchiale, ha avuto l'andamento conosciuto già nel caso di altre visite, cioè,
con il seguito di operatori Tv, giornalisti e fotografi, regolarmente avvertiti
prima della “sorpresa” in arrivo.
Visita pastorale privata? Forse
Si sa, la questione e l’evento erano importanti, poiché Papa Bergoglio usa
la stampa amica come strumento di governo, per mandare messaggi, per bilanciare
critiche e per non scomparire dal radar della stampa. Ma anche, e ciò è di
grande rilievo, era un incontro simbolico, pieno di significati che vanno oltre
la vecchia amicizia personale fra Bergoglio e Bonino. Insomma, forse era il
caso di fare tutto con riserbo come sa fare il Santo Padre quando non vuole far
sapere qualche incontro.
La signora Bonino in Italia è un imbolo vivente della legalizzazione
dell’aborto e mentre Bergoglio è simbolo della contrarietà a questa
legalizzazione nel contesto dottrinale della difesa della vita. Insieme,
pubblicamente, nel corso di una sosta del Pontefice presso l’abitazione privata
della deputata, cosa si è voluto dire?
In questa particolare circostanza - così pubblica e volutamente vistosa - è
sorta “qualcosa” che occorre decodificare con rigore per capire meglio la
condotta del Pontefice.
Nel 1981, Emma Bonino era tra i politici italiani che ispirarono, e alla
fine riuscirono - con una dura lotta in favore del “no” in un referendum
abrogativo della legge 194 - a far passare e confermare in Parlamento il
diritto all’interruzione della gravidanza che era stato sancito con una legge
del 1978.
La signora Emma Bonino, che l’opinione pubblica italiana stima e alla quale
riconosce il suo impegno al servizio dell’Italia, in quanto autrice di questa
Legge e in quanto persona che conobbe nella sua carne le sofferenze dell’aborto illegale e clandestino, è una delle
tante donne che il Santo Padre ha chiamato diverse volte “assassine” che
affittano dei sicari per fare fuori una vita. Francesco ha indicato queste
donne come colpevoli di “omicidio”.
Pur disponendo di un lessico diverso per rispettare la sofferenza altrui,
pastorale e misericordioso, e anche di riflessioni dottrinali di altissimo
livello in difesa della vita, da qualche anno si ostina a trattare la questione
in questo modo, e con costo linguaggio, a dir poco doloroso. Con questo
linguaggio, il Papa, inoltre, tratta i medici e il personale paramedico che
praticano legalmente l’interruzione della gravidanza sotto il controllo della
legge.
Il vocabolario del Papa
Al rientro del suo viaggio in Belgio, sull’aereo disse: "Le donne hanno diritto alla
vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un
aborto è un omicidio. La scienza dice che già a un mese dal concepimento ci
sono tutti gli organi. Si mata un essere umano, si uccide un essere umano. E i
medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sono sicari. Sono
dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le
donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi
anticoncezionali, questo è un’altra cosa. Non bisogna confondere. Io parlo
adesso soltanto dell’aborto. E su questo non si può discutere. Scusami, ma è la
verità! Grazie." (29 settembre 2024).
Se il Papa voleva fare un gesto pastorale in occasione della malattia di
Emma Bonino, persona che lui avrebbe definito nell’incontro “esempio di libertà
e resistenza”, senza confondere e disorientare il mondo cattolico, bastava
organizzare tutto in privato.
Invece in questo caso è certo che si è voluto lo spettacolo e il
palcoscenico e ciò relativizza la dimensione simbolica dell’incontro.
In ambienti vaticani, con notevole imbarazzo, si commenta citando Papa
Francesco: ‘bisogna guardare le persone e non quello che fanno’. Non male, ma
all’interno della Chiesa, nella gerarchia e nelle diocesi, nella Santa Sede,
raramente si applica questo assioma della misericordia. Fuori sì.