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venerdì 22 novembre 2024

A Panama, una Chiesa del silenzio: la testimonianza di un fedele clandestino

Vi proponiamo – in nostra traduzione dall’originale – la lettera 1128 pubblicata da
Paix Liturgique il 19 novembre, in cui si riprende 
l’articolo pubblicato lo stesso giorno sul blog Diario 7 Archivos (QUI).
L’articolo racconta – attraverso la testimonianza diretta di un fedele – la difficilissima situazione di persecuzione che stanno vivendo i coetus tradizionali a Panama, i quali hanno affrontato un’opposizione che ha pochi eguali al mondo: la Santa Messa tradizionale era addirittura proibita persino ai tempi della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum!
E l’ostinato rifiuto e la netta opposizione pregiudiziale da parte di tutti gli otto Vescovi diocesani nei confronti degli istituti Ecclesia Dei ha provocato lo scivolamento verso la Fraternità sacerdotale San Pio X, che ha risposto ai bisogni spirituali dei fedeli di Panama.

L.V.


Dai tempi del Concilio Vaticano II, il Cattolicesimo in questo Paese ha subito un silenzioso e volontario suicidio della fede.

Poco si sa di questi laboratori di «nuova Messa» in giro per il mondo, luoghi meticolosamente selezionati per sperimentare una «nuova liturgia» e documentare le reazioni dei fedeli. Panama era uno di questi. In effetti, la «nuova Messa» è stata sperimentata a Panama prima che altrove. A Panama il cambiamento fu così radicale che molti scherzavano: «Un giorno cantavamo il Credo in unum Deum e il giorno dopo avevamo chitarre e inni pentecostali». Nessuno ha detto nulla. Una sorta di improvvisa amnesia si impadronì di tutti i sacerdoti, seminaristi e laici, al punto che l’usus antiquior scomparve da un giorno all’altro, senza lamentele o esitazioni, in tutto il Paese.

Le «chiese moderne» sono state costruite per accogliere il nuovissimo «movimento carismatico» che è sorto dalla terra e le ha conquistate; le chiese tradizionali hanno abbattuto i loro altari maggiori e hanno portato le «tavole di Cranmer» [Thomas Cranmer, arcivescovo anglicano di Canterbury, scomunicato per eresia, ordinò la distruzione di tutti gli altari in Inghilterra e la loro sostituzione con tavoli: N.d.T.]; e la «nuova teologia» ha gridato «fuori il vecchio, dentro il nuovo». Nessun sacerdote, nessun Vescovo, nessun seminario ha opposto la minima resistenza a questi terribili «frutti»; hanno piegato, sostenuto e insegnato tutto come se agissero dallo stesso copione. La loro unanimità può essere attribuita in gran parte alla firma da parte dei Vescovi panamensi del Patto delle Catacombe (il 16 novembre 1965, una quarantina di Padri conciliari celebrò l’Eucaristia nelle Catacombe di Domitilla a Roma e firmò un documento in cui si impegnavano a promuovere «una Chiesa serva e povera») e alla loro fermezza nel difendere i «loro ideali».

Il passaggio da una solida pratica del Cattolicesimo tradizionale a una sua reinvenzione modernista è stato così incredibilmente rapido che non esiste un modo semplice per spiegarlo. L’unica spiegazione potrebbe essere la seguente: il modernismo, il pentecostalismo e la nouvelle théologie sono sempre stati grandi a Panama; i loro sostenitori aspettavano solo il momento giusto per emergere, prendere il sopravvento e consegnare il passato all’oblio. E tutti dovevano applaudire questa «presa di potere pacifica».

A partire dagli anni Settanta, il nostro Paese ha assistito all’arrivo della teologia della liberazione, all’inesorabile declino delle vocazioni, all’emorragia di Cattolici che abbandonano la Chiesa e al periodo di massimo splendore del movimento carismatico, alla crescita lenta ma costante delle sette protestanti (che in genere assorbono i Cattolici disillusi) e alla solidificazione del liberalismo (nel senso delle idee della Rivoluzione francese). Questi fenomeni sono istituzionalizzati, nel senso che vengono accettati come normali e mai messi in discussione. In breve, in un attimo, la tradizione è stata completamente dimenticata e abbandonata a Panama.

Iniziative contro-rivoluzionarie e battute d’arresto

Le prime scintille di resistenza si sono accese quando l’associazione Tradición, Familia y Propiedad è venuta a Panama nel 2015 per tenere conferenze su Nostra Signora di Fatima e su Nostra Signora del Buon Successo da Quito, in Ecuador, e per predicare la Contro-rivoluzione come risposta cattolica alla modernità. Qualche anno dopo, è stata organizzata la preoccupante 34ª Giornata mondiale della Gioventù (Panama, 2019) e, provvidenzialmente, la Santa Messa tradizionale ha brillato di nuovo. Grazie all’intervento divino, è stata come una fiammata di luce in mezzo a una notte nebbiosa che ha riunito una nuova generazione di Cattolici che volevano disperatamente qualcosa di sano e santo, che volevano ciò per cui i santi hanno vissuto e sono morti. I nostri sforzi concreti per riportare in auge l’antica Messa hanno dato i loro frutti all’inizio del 2019 (se la memoria non mi inganna), grazie all’originalissimo padre Michael E. Rodriguez, in arrivo da El Paso, Texas: la nostra prima, ma minuscola, vittoria. C’è molto da dire su quello che è successo dopo: niente di meno che un’avventura da raccontare ai nostri nipoti.

Cari lettori, guardate oltre quello che vedete di solito e fatevi un’idea della situazione attuale di Panama. Abbiamo affrontato un’opposizione che ha pochi eguali al mondo. Pensate che la Santa Messa tradizionale era proibita da una frontiera all’altra, persino ai tempi della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum. I sacerdoti non potevano nemmeno accennare al desiderio di celebrare pubblicamente la Santa Messa tradizionale, perché avrebbero subito una delle tre conseguenze: o sarebbero stati trasferiti in una zona remota del Paese, con una collina inaccessibile; o sarebbero stati esiliati dal Paese (cosa che è successa all’unico sacerdote che ha avuto il coraggio di celebrare in pubblico); o sarebbero stati minacciati di sospensione, di ritiro dal ministero pubblico e/o di chiusura di qualsiasi apostolato in cui erano coinvolti. Questa è stata la volontà unanime della Conferencia Episcopal Panameña: gli otto Vescovi diocesani che controllano le otto Diocesi del Paese hanno chiarito che la Santa Messa tradizionale e tutte le forme di dottrina tradizionale erano e restano proibite a Panama. Punto e basta. Hanno reso burocraticamente impossibile per chiunque richiedere la celebrazione della Santa Messa tradizionale in una Parrocchia, al punto che diverse lettere, proposte e petizioni con numerose firme sono state completamente ignorate. Ci sono testimoni attendibili del momento in cui mons. José Domingo Ulloa Mendieta O.S.A., Arcivescovo metropolita di Panama ha detto testualmente: «La misa en latín no llegará a Panamá sobre mi cadáver» [La Messa in latino non arriverà a Panama nemmeno sul mio cadavere: N.d.T.].

Dal 2015 stiamo cercando di raggiungere l’obiettivo principale (ma non esclusivo) di avere una celebrazione regolare della Santa Messa tradizionale a Panama; abbiamo provato tutte le strategie possibili. Lasciate che vi intrattenga un po’ con le idee che abbiamo provato. Abbiamo provato a contattare tre istituti Ecclesia Dei per chiedere loro di avvicinarsi a noi: la Fraternità sacerdotale di San Pietro, l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote e l’Istituto del Buon Pastore, ma non hanno potuto soddisfare le nostre richieste o non hanno nemmeno avuto il permesso di mettere piede a Panama. Abbiamo provato con alcuni sacerdoti indigeni, ma avevano paura o non volevano celebrare in segreto. Inoltre, abbiamo cercato di creare un gruppo focalizzato sul lavoro missionario nelle aree rurali, chiamato PAX, che ha annunciato che avrebbe avuto, come clausola in piccolo alla fine di un contratto, l’uso della Santa Messa tradizionale. Il vigile Arcivescovo pronunciò subito un «no» fermo e deciso: era meglio non fare alcun lavoro missionario che celebrare la Santa Messa tradizionale! Alla fine, abbiamo dovuto trovare un sacerdote indipendente all’estero per celebrare la Santa Messa. La situazione non poteva essere peggiore in quel momento, il che portò molti di coloro che inizialmente erano interessati alla liturgia tradizionale ad abbandonare la «buona battaglia» di cui parla San Paolo e a tornare a «fare penitenza» nel più mediocre Novus Ordo.

Finalmente una soluzione

Dio non lascia i suoi figli fedeli e obbedienti abbandonati di ciò che spetta loro di diritto. Con l’intercessione della Madonna, ora abbiamo una visita mensile di dieci giorni della Fraternità sacerdotale San Pio X.

Come forse sapete, in tutta l’America Latina, ma anche in altre parti del mondo, esistono solo una manciata di minuscoli apostolati di istituti Ecclesia Dei e, a causa dell’aperta opposizione alla tradizione che vi imperversa, i fedeli amanti della tradizione in queste vaste regioni sono serviti principalmente dalla Fraternità sacerdotale San Pio X. Quando i Vescovi rifiutano persino di negoziare sulla Santa Messa tradizionale a Panama, la Fraternità sacerdotale San Pio X diventa un faro di speranza, rispondendo ai bisogni spirituali del popolo. La persecuzione è stata così dura che abbiamo dovuto celebrare la Santa Messa tradizionale in luoghi come (ma non solo) appartamenti affollati con più di cento fedeli, proprietà rurali, alberghi chiusi e persino la soffitta di un negozio. È davvero incredibile vedere l’odio grottesco che viene applicato alla liturgia tradizionale a Panama e il modo grottesco in cui il clero in generale ne parla. Non oso ripetere le dichiarazioni che sono state fatte dal pulpito su questo argomento. Il lavaggio del cervello è così costante che si è sviluppata una vera e propria «tradifobia».

Recentemente, i nostri Vescovi hanno pubblicato una lettera di condanna della Santa Messa tradizionale, della Fraternità sacerdotale San Pio X e della Tradizione in generale per «darci una lezione». È stata data una risposta pubblica adeguata, che ha ricevuto l’approvazione sotterranea di un numero sorprendente di Cattolici. E così, per grazia di Dio, abbiamo un oratorio che è costantemente a pieno regime e cresce a ogni visita di sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X.

Siamo una sorta di Chiesa del silenzio

La lezione principale che ho imparato dalla nostra esperienza, e che vorrei condividere con voi, è che molti «tradi» non sono solidali con la situazione dei Cattolici sofferenti nel mondo. Siamo una sorta di Chiesa del silenzio. La maggior parte di coloro che sono legati alla liturgia tradizionale vive in Paesi dove ci sono almeno alcuni Vescovi tolleranti nei confronti della tradizione, e persino alcuni favorevoli. Hanno Sante Messe settimanali o quotidiane in grandi chiese, con bei paramenti, bella musica sacra, bei canti, un flusso costante di sacerdoti amichevoli che pronunciano omelie ortodosse e trascorrono ore interminabili nel confessionale.

Qui a Panama, vorremmo avere tutte le espressioni naturali e soprannaturali della nostra santa fede cattolica, ma i nostri «pastori» ce le hanno ripetutamente negate. L’anno scorso si è tenuto un evento di cinque giorni organizzato dalla Conferencia Episcopal Panameña e dal Consejo Episcopal Latinoamericano y Caribeño, durante il quale i partecipanti hanno invocato «lo spirito della Madre Terra» e chiesto «la benedizione della Pachamama». Quanto al «Novus Ordo reverenziale», a Panama non esiste (è anche ufficialmente vietato).

Questa è la situazione a Panama, amici miei. Pregate per noi e per l’espansione della Chiesa cattolica in tutto il suo splendore e nella continuità della sua tradizione secolare.

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