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giovedì 24 ottobre 2024

Lugano, diocesi nella bufera: paradosso per Mons. De Raemy, il commissario commissariato, tra pregressi scandali sessuali e nuove ombre

Svizzera. Diocesi di Lugano nella bufera: il paradosso di Mons. Alain De Raemy, il commissario commissariato, tra pregressi scandali sessuali e nuove ombre

 Un grave scandalo sta scuotendo la Chiesa ticinese in queste settimane. Scandalo che affonda le sue radici nel devastante rapporto dell’Università di Zurigo, che ha portato alla luce 1002 casi di abusi sessuali nella Chiesa svizzera negli ultimi 73 anni (vedi QUI, QUI e QUI). Un terremoto che ha travolto anche l’attuale Amministratore apostolico della diocesi di Lugano, Mons. Alain De Raemy, già Vescovo ausiliare della Diocesi di Losanna-Ginevra e Friburgo (vedi QUI), dove la sua gestione di casi analoghi è stata oggetto di un’indagine vaticana che ha evidenziato “errori, omissioni e mancanze” (vedi QUI e QUI).

De Raemy, il commissario commissariato. In questo contesto già compromesso, il paradosso raggiunge vette vertiginose: la diocesi di Lugano, commissariata dopo le dimissioni premature del vescovo Valerio Lazzeri proprio per fare chiarezza sulla gestione precedente (vedi QUI e QUI), si ritrova affidata a un Amministratore apostolico (de facto, un commissario nominato dalla Santa Sede) a sua volta poi PARREBBE sotto indagine della stessa Santa Sede per la gestione opaca di casi di abuso.

Ma è la recente vicenda dell'Istituto Papio di Ascona a gettare nuove e inquietanti ombre sulla capacità di De Raemy di gestire situazioni così delicate. Il caso ha dell’incredibile: un sacerdote, assistente

pastorale presso la prestigiosa scuola cattolica (vedi QUI da Catth.ch), è stato arrestato con l’accusa di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale e atti sessuali con persone incapaci di discernimento (vedi QUI il Corriere del Ticino). La Procuratrice Pubblica Valentina Tuoni avrebbe richiesto la carcerazione preventiva, un provvedimento che sottolinea la gravità delle accuse: il religioso avrebbe “approcciato” studenti minorenni dell'istituto, approfittando del suo ruolo di autorità (vedi QUI da RSI). La segnalazione sarebbe giunta direttamente anche a mons. Alain de Raemy.

L’episcopato svizzero “scarica” De Raemy.

Proprio in questa vicenda emergerebbe con chiarezza l’inadeguatezza di De Raemy, nel gestire un caso così delicato. Come rivelato dal portale Kath.ch – organo ufficiale della Conferenza dei Vescovi Svizzeri, equivalente all’Avvenire italiano – l’Amministratore apostolico avrebbe permesso al sacerdote, nonostante una segnalazione pendente, di partecipare alle colonie estive con giovani. Un comportamento che il portale ha messo in diretta contrapposizione con quello del vescovo di Coira, Mons. Joseph Maria Bonnemain, lodato per la sua fermezza nell’adottare immediate misure cautelari in casi analoghi (vedi QUI). La risposta di De Raemy alle critiche della sua gestione sarebbe stata percepita quanto mai emblematica. Egli infatti ha dato una “lettura positiva” del comunicato di Roma, nonostante abbia evidenziato le sue mancanze, quasi a voler minimizzare la gravità dei rilievi mossi dalla Santa Sede (vedi QUI). Un atteggiamento che contrasta nettamente con l’urgenza della situazione e le aspettative di trasparenza della comunità ecclesiale ticinese. Il crescente isolamento di De Raemy emerge anche dalle parole di Don Italo Molinaro, voce autorevole della Chiesa ticinese ed ex direttore della storica trasmissione “Strada Regina”, che ha pubblicamente ricordato l’inchiesta vaticana sull'Amministratore apostolico. Significativo che il vescovo Bonnemain, incaricato dal Vaticano dell’indagine e presente al dibattito, non abbia smentito, ma anzi abbia lasciato intendere di attendere “con impazienza” una risposta dalla Santa Sede (vedi QUI).

“Lo sfogo dell’anima”, infelice iniziativa. Ancora più sconcertante appare, alla luce di questi fatti, l’iniziativa promossa da De Raemy: una veglia di preghiera a Giubiasco con esposizione del Santissimo, presentata come “un momento di sfogo dell’anima”. Un gesto che molti all’interno della stessa Chiesa considerano non solo inadeguato ma quasi offensivo nella sua superficialità, considerando la gravità dei fatti emersi e le sofferenze delle vittime. Come può una veglia di preghiera ­– organizzata dalla Chiesa locale – rappresentare una risposta credibile a decenni di abusi sistematici e insabbiamenti protratti dalla stessa Chiesa locale? Non sarebbe stato più opportuno fare un passo indietro, collaborare con gli inquirenti e adoperarsi perché la giustizia – quella di questa terra, in primis – facesse il suo corso? (vedi QUI).

Scoppia il caso politico, l’intervento del Gran Consiglio. La diocesi di Lugano, di fronte alle pesanti accuse di Kath.ch sulla gestione del caso Papio, si è trincerata dietro un laconico “no comment”. Un silenzio assordante che sembra confermare l’inadeguatezza della gestione De Raemy e che ha spinto persino due deputati del Gran Consiglio ticinese – il Parlamento cantonale –  a intervenire con un’interpellanza (vedi QUI) che chiede esplicitamente se il Consiglio di Stato – il Governo ticinese – si sia attivato presso la Santa Sede per sollecitare la nomina di un nuovo Vescovo. La non risposta pilatesca del Governo non fa che aumentare ancora di più i sospetti (vedi QUI).

Le parole di De Raemy sul rapporto degli abusi – “Quanto rivelato ci sconcerta. Le scuse non bastano” – suonano ora come un boomerang, considerando la sua personale gestione di casi analoghi sia nella diocesi di provenienza che in quella luganese. È emblematico, a tal proposito, quanto emerso sullo stato di molte Parrocchie ticinesi – che si troverebbero in stato di irregolarità formale – in un recente rapporto della commissione parlamentare (vedi QUI, pag. 4 e seguenti).

Oramai il caso non è solo ecclesiastico, ma anche politico. E la domanda che serpeggia nei corridoi della Curia, nelle sacrestie ticinesi e persino nelle aule del Gran Consiglio è sempre più pressante: quanto ancora potrà durare questa situazione paradossale di un commissario in odore egli stesso di commissariamento?

Luigi C.

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