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venerdì 20 settembre 2024

L'espressione Messa di Sempre dà molto fastidio

Riprendiamo un nostro post del 2010 (QUI), per difendere la dizione "Messa di Sempre".
Luigi C.

E' per questo che la usiamo con gusto e insistenza. Molti criticano quell'espressione ed un lettore ci scrive una cortese lettera per esprimere la sua perplessità. La pubblichiamo, seguita dalla nostra risposta; ma invitiamo chi ne sa di più di intervenire (pro o contro) nel dibattito.

"Ciao amici. Vorrei chiedervi una informazione.

Nel vostro sito ho letto alcune volte che la messa con rito straordinario viene chiamata "messa di sempre" oppure "messa in rito antico".
Leggendo questa pagina dei domenicani su I sacramenti dell’iniziazione cristiana come venivano celebrati in antico e come vengono celebrati oggi, scritta da un sacerdote, ho letto che in ogni epoca la Chiesa ha usato modi diversi per amministrare i sacramenti. Dunque il rito straordinario pur essendo di grande bellezza e suggestione, non e' stato il rito da "sempre" in uso nella Chiesa latina e neanche e' il "rito antico" perche' ci sono riti e gesti piu' antichi che in seguito sono stati aggiornati a seconda delle epoche.Il termine "rito antico" oppure "messa di sempre" in me ha generato un po' di confusione che solo la lettura della pagina dei domenicani ha chiarito.
Cosa ne pensate?
Filippo"

Ecco la nostra sintetica risposta (ma molto sarebbe da dire; provvedano i commentatori):

Non avendo molto tempo per un'analisi sistematica, rispondo con queste parole che abbiamo pubblicato recentemente (vedi qui) del card. Canizares, Prefetto del Culto Divino: "il rito del messale romano approvato da Giovanni XXIII [..] risale, con le successive modifiche, al tempo di san Gregorio Magno e ancora prima".

Quindi: la Messa cosiddetta tridentina in realtà rimonta, per l'essenziale, a Gregorio Magno (VI secolo) e per molti aspetti, anche a prima (es. il canone romano, il cuore della S. Messa, è attestato già due secoli prima). E questo, è fatto storico, documentato, che ampiamente giustifica l'espressione Messa di sempre. La riforma liturgica ha pensato di recuperare elementi anteriori, ma in assenza di testimonianze storiche chiare è dovuta andare a tentoni, a volte sbagliando (ad es. si pensava che celebrare rivolti al popolo corrispondesse all'usanza più antica; ma ora si è scoperto che così non è: vedi gli studi di Lang).

La preghiera dei fedeli era in effetti una cosa antica e così pure la comunione in mano: ma la riforma queste cose, reintroducendole, le ha stravolte. La preghiera dei fedeli sarebbe cosa ottima ma, per come concretamente avviene, è divenuta roba da sociologismo a buon mercato ("affinché i governanti siano solleciti del bene dei popoli ecc. ecc.": ne abbiamo scritto in questo post) e la comunione in mano nei primi secoli era circondata da tale reverenza (abluzioni prima, digiuno prolungato, tovagliolino per le donne, ecc.) da corrispondere, nel significato, più al successivo inginocchiamento che all'odierno modo del tutto casual di ricevere, un po' (sia detto con tutto il rispetto, ma solo come descrizione di un ipotetico osservatore esterno) da 'rancio in caserma', spesso dalle mani di laici.

Anche il canone di Ippolito, più antico di quello di romano, è stato sì recuperato dalla riforma (canone II, il più usato), ma talmente stravolto da aver ben poco dello spirito dell'originale: leggi qui.

La riforma ha invece introdotto elementi del tutto inusitati (tipo l'offertorio o le nuove preghiere eucaristiche) che, per ammissione pacifica, hanno annacquato di fatto (e specie nella percezione dei fedeli) il riferimento sacrificale della Messa, che pur è una delle poche cose di cui abbiamo sicura testimonianza sin dai tempi apostolici.