Luigi
155ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA
PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE
DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
La nuova messa, come il primo giorno in cui apparve, è ancora il luogo di tutte le fantasie, anche quelle più aberranti. E' la sua natura. Lo illustra bene un curioso libro di padre Henry Haas e Corinne-Maria Ernotte Dumont de la Cruz, "Non sanno quello che fanno. La tradizione senza essere tradi" (Via Romana, 2023 – di cui JP Maugendre ha fatto un'ottima recensione in Renaissance Catholique: Ils ne savent pas ce qu'ils font - La tradition sans être tradi.
Gli autori ci raccontano la vita quotidiana nelle parrocchie del Belgio: una signora che, tornando al suo luogo dopo la comunione, condivide l'ostia con il suo cane perché “Dio è venuto anche per gli animali e voglio che anche il mio cane venga con me in paradiso. Condivido tutto con lui”; la sorella di una sposa che parla all'inizio della messa per mostrare la palla di un galeotto con le catene e fa un discorso su come il matrimonio sia una prigione; una ragazza che, durante la prima comunione, condivide con le amiche l'ostia appena ricevuta; un sacerdote che consiglia ad un collega privato degli oli santi consacrati dal vescovo durante la messa crismale, di portare olio da cucina con una piccola benedizione; un vescovo che, durante la sua prima visita pastorale in una parrocchia, non predica perché, gli viene detto: “Monsignore, qui la predicazione è sempre svolta da un’équipe che prepara le omelie”.
C'è anche – questa è appena apparsa – la messa seduta. In Malesia, nel giugno scorso, durante un incontro dei responsabili della comunicazione sociale, con i tavoli disposti a U, dopo la sessione di lavoro, il cardinale Sebastina Francis, rimanendo seduto, ha celebrato in questa postura, compresa la consacrazione, con i sacerdoti, anch'essi seduti mescolati con gli altri partecipanti, uomini e donne, che così concelebravano. Senza messale, il cardinale sembrava leggere la preghiera eucaristica sul cellulare; poi, hanno fatto circolare tra i partecipanti le ostie e il calice per la comunione. Questo ci ricorda i pasti eucaristici dell'inizio della riforma: qui abbiamo una eucaristica-seduta di lavoro (#newsSqbraodmnx – Gloria.tv).
Ma mi direte, a volte si celebrano nuove messe che sono degne. Sono d'accordo, e anche molto degne. La più degna, più che nel seminario della Comunità di Saint-Martin, più che a Solesmes, è quella celebrata a Chicago, nella chiesa di St. John Cantius, organizzata dai canonici omonimi, dove, anche dopo Traditionis Custodes, si celebrano i due riti, il nuovo imitando il più possibile l'antico, ad Orientem, in latino, ecc. Questo video, molto ben realizzato, vuole dimostrare che non c'è alcuna differenza apparente, la nuova messa è quanto più tradizionalizzata possibile: St John Cantius: Latin Mass and Novus Ordo | Side by Side - YouTube
È evidente che questa messa non condivide lo spirito della riforma. Ma il suo contenuto resta quello della nuova messa: senza offertorio tradizionale; con le nuove preghiere eucaristiche... Per quanto sanificata, questa Eucaristia è sottoposta alla nuova lex orandi: sebbene il minore rispetto per il Santissimo Sacramento e la minore distinzione del sacerdozio gerarchico siano un po' cancellati dall'imitazione esteriore della Messa tradizionale, non è meno vero che questa Messa esprime notevolmente meno il sacrificio eucaristico, in particolare per l'eliminazione delle preghiere dell'offertorio. La messa di St. John Cantius come la messa del cardinale Francis, le messe delle parrocchie del Belgio come le messe di Solesmes, sono messe deboli. In gradi diversi, è ovvio, ma deboli per natura. Perché, va ripetuto, non è per ragioni di sensibilità che siamo fedeli alla messa tradizionale. O meglio, lo è sì per ragioni di sensibilità, ma nel senso più forte del termine, quello del senso di fede. Il nostro attaccamento alla Messa tridentina è una questione di fede, ha dichiarato Jean de Tauriers (Renaissance Catholique, 23 settembre 2023).
«Supplichiamo perciò istantemente la Santità Vostra di non volerci togliere [...] la possibilità di continuare a ricorrere alla integrità feconda di quel Missale Romanum di San Pio V », scrivevano i cardinali Ottaviani e Bacci a Paolo VI nel 1969, nel loro Breve esame critico del Novus Ordo Missæ. Nel 2024, 55 anni dopo, chiediamo lo stesso attraverso i nostri rosari recitati per le strade di Parigi, davanti agli uffici dell'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, 114 ave. Simon Bolivar, mercoledì alle 17, davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, domenica alle 18,15: che ogni sacerdote abbia la possibilità di continuare a ricorrere all'integrità e alla fecondità del Messale Romano di San Pio V, affinché tutti i fedeli possano assistere alle messe celebrate in questo modo.
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