Preghiamo S. Giovanni Battista alla Vigilia della memoria della sua Decapitazione (III Classe, Rosso).
Luigi C.
ROBERTO DE MATTEI, S. Giovanni Battista, 24-6-24
San Giovanni Battista, dopo la Madonna e san Giuseppe, è il più grande santo dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma oggi non è conosciuto ed amato come merita.
Eppure, oltre alla stretta parentela, un sorprendente parallelismo lega la sua figura di Profeta a quella del Redentore dell’umanità, talmente simili entrambi, anche nell’aspetto, da essere presi dai loro contemporanei l’uno per l’altro. La madre del Battista, sant’Elisabetta, discendente di Aronne (Lc, 1, 5), sposa del sacerdote Zaccaria, fu cugina e confidente della Vergine Maria. L‘angelo Gabriele che appare a Zaccaria e gli annuncia che lui e la moglie Elisabetta avranno un figlio, è lo stesso che sei mesi più tardi annuncia a Maria che diventerà la madre del Figlio di Dio. Il nome di Giovanni, come quello di Gesù, è profeticamente imposto dal Cielo. Entrambi sono figli del miracolo: l’uno è concepito da una madre sterile, l’altro da una madre Vergine.
L’incontro tra le due madri è una delle scene più commoventi del Vangelo (Lc, 1, 39-56). Maria giunta in casa di Elisabetta, sua cugina, le rivolse il saluto di Palestina: Pax tecum, e al suono di questa voce, ripiena di Spirito Santo, Elisabetta, illuminata di luce celeste, comprese che Maria era la Madre del Messia e intese esultare nel suo seno il fanciullo Giovanni, che, come affermano Cornelio a Lapide e i più distinti teologi, fu in quell’attimo sciolto dalla colpa del peccato originale, ottenne il pieno uso della ragione, e fu inondato di tutti i doni della Grazia. Così, dal cuore di Elisabetta proruppero queste parole: “Beata te che hai creduto, perché si adempiranno le cose dette a te dal Signore” (Lc, I, 45). La risposta di Maria fu il meraviglioso canto del Magnificat, che Elisabetta, scrive suor Maria Cecilia Bai, ascoltò genuflessa a terra, comprendendo tutti i misteri che in esso erano racchiusi (Vita di S. Giovanni Battista, Tip. Agnesotti, Viterbo 1931, pp. 18-19).
Maria si trattenne per tre mesi da Elisabetta, fino alla nascita del Battista. I colloqui che ebbe con la madre di Giovanni sono avvolti dal mistero, ma nel canto del Magnificat è contenuta la teologia della storia delle due città che si sarebbero affrontate nella storia: quella fondata sull’umiltà, avrebbe sempre trionfato sull’altra, fondata sulla superbia: i potenti sarebbero stati deposti dalla loro sede ed esaltati gli umili (Lc, 1, 52). E’ legittimo immaginare quante conversazioni su questi altissimi temi ebbero certamente le due cugine. Tra gli umili esaltati nella storia sarebbe stato il figlio di Elisabetta, che Maria tenne, appena nato, tra le sue braccia, mentre san Zaccaria, illuminato dallo Spirito Santo, sciolse la sua lingua ed elevò il cantico: “Benedictus Domini, Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae” (Lc, 1, 68-79).
Giovanni, come Gesù, scampò alla persecuzione di Erode e si preparò per lunghi anni alla sua missione, che iniziò, come quella di Gesù, con le parole: “Convertitevi e fate penitenza”. La vita pubblica del Redentore è strettamente legata alla testimonianza del suo precursore, di cui Isaia aveva detto: “Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te” (Is 7, 27). Giovanni parlava di Cristo come di colui che “viene dopo di me” (Mt 3, 11) e l’evangelista san Luca gli attribuisce queste parole: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc, 3, 4).
Il Battista annunciava il Messia, ma di sé stesso diceva di essere solo “una voce”: non la propria, ma quella Verbo. E per non lasciare alcun dubbio insisteva: “Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. […] Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 28-30). Questa missione fu portata a termine fino al martirio. Perciò Gesù proclamerà: “In verità vi dico tra i nati di donna non venne mai al mondo alcuno più grande di Giovanni Battista” (Mt, 11, 11).
In Cielo san Giovanni viene subito dopo la Vergine e san Giuseppe, mentre nella liturgia della Chiesa precede anche san Giuseppe. Nessun altro santo infatti, ad eccezione della Vergine Maria, ha mai avuto il privilegio d’esser festeggiato con due feste: una, il 24 giugno, per la sua nascita, l’altra, il 29 agosto, per la sua decollazione e morte. Dom Guéranger spiega che la festa della decollazione di san Giovanni Battista non ha lo splendore di quella della sua nascita, perché non presenta nel piano divino l’importanza che aveva il preludio della nascita del Figlio di Dio.
Fin da quando, illuminato dallo Spirito Santo, sobbalzò nel seno della Vergine Maria, san Giovanni è il profeta del Redentore, della sua missione, del suo Regno. E poiché Nostro Signore ha affidato a sua Madre la corona di Regina del Cielo e della terra, il Battista può essere anche annoverato tra i profeti del Regno di Maria, di cui fu modello anche per la sua inflessibile predicazione.
San Giovanni Battista non fu martire della fede, ma della legge naturale e della morale cattolica, che fanno parte di quel patrimonio di verità che la Chiesa custodisce nei secoli. Egli morì per difendere una verità morale, la santità del matrimonio e della famiglia su cui si sarebbe edificato, e un giorno si restaurerà, l’edificio della Civiltà cristiana.
“Non licet”: le parole di san Giovanni risuoneranno fino alla fine dei secoli ogni volta che i potenti della terra, forti della loro impunità, trasgrediranno pubblicamente la legge naturale e divina. Alla violenza dei superbi, vittime delle loro passioni sregolate, si oppone la forza della Verità, proclamata dalla voce degli umili. In questa testimonianza fino al martirio notiamo ancora una volta il parallelo tra il Redentore e il Battista. Gesù muore vittima della passione dei Farisei e della debolezza di Pilato, Giovanni vittima della passione di Erodiade e della debolezza di Erode.
La voce che grida dal deserto oggi è quella di tutti coloro che difendono la Chiesa di Cristo, la sua dottrina immutabile, i suoi sacramenti e i suoi riti, la sua successione apostolica e tutte le note che la rendono visibile, indefettibile e infallibile. Tra i santi protettori della Chiesa c’è, accanto a san Giuseppe e a san Michele, anche san Giovanni Battista, che onoriamo esultanti il 24 giugno di ogni anno.
Non sono esperto del campo , e non insisto , lo dico solo come contributo, ma secondo i Vangeli apocrifi dell'Infanzia piu'che cugina Elisabetta era la zia di Maria, essendo anche piu'anziana.
RispondiEliminaSecondo gli apocrifi Maria resto'presto orfana di entrambi i genitori e fu la zia, Elisabetta che la accolse in casa e la crebbe.
Poi Elisabetta si trasferì Ain Karim, e Maria resto' sola a Nazareth. sempre secondo gli apocrifi il rabbino locale si preoccupo" e quasi costrinse Giuseppe a prenderla in sposa per proteggerla.
Quindi Elisabetta era stata come una seconda madre per Maria,
ecco perche' senza indugio Maria affronto' un viaggio rischioso e ando' a trovarla ad Ain Karim, era un desiderio irrefrenabile per lei .
Ma non insisto.