La grande architettura nata dal cristianesimo.
Luigi C.
Roberta Mochi, Schola Palatina, 11 Ottobre 2023
Il nome di San Leo deriva dal santo fondatore, Leone, che nel III secolo scelse l’altura come base per la diffusione del Cristianesimo nel territorio della diocesi di Montefeltro. La fama della città crebbe però durante il turbinio di guerre tra goti e bizantini, longobardi e franchi, quando la sua inespugnabile fortezza ne faceva un luogo sicuro e al riparo dagli attacchi nemici.
Venne così elevata al rango di capitale del Regno Italico nel 963 da Beregario II, che vi si era rifugiato durante i mesi di assedio di Ottone I (Imperatore di Germania). La città ospitò Dante (“Vassi in San Leo…”) e san Francesco d’Assisi, che proprio qui ricevette in dono il Monte de’ La Verna dal conte Orlando di Chiusi nel 1213 (è ancora conservata la stanza dove avvenne il colloquio fra i due uomini).
Nel centro storico, di impronta seicentesca e conservato ottimamente, spicca un complesso monumentale a carattere religioso davvero unico nel suo genere: Pieve, Duomo, Torre campanaria e Convento di Sant’Igne riescono infatti a incarnare l’intero ciclo romanico, dove la Pieve è una fra le ultime forme basilicali e il Duomo uno dei primi accenni del gotico. La città si compone, inoltre, di numerosi ed importanti edifici: il Palazzo Mediceo (1517-‘23), la residenza dei conti Severini-Nardini (XIII-XVI sec.), il Palazzo Della Rovere (XVI-XVII sec.), la Chiesa della Madonna di Loreto.
I palazzi cinque-seicenteschi del tessuto urbano sono abbelliti da iscrizioni marmoree e stemmi gentilizi. Passeggiando per Piazza Dante si avverte chiaramente di attraversare secoli di storia, eppure il clima che si respira è quello di una pacifica serenità, assaporabile mentre lo sguardo spazia su quel paesaggio fatto di campi e boschi che dal Monte Fumaiolo si estende fino al mare Adriatico.
Il Forte rinascimentale a San Leo
L’entrata della fortezza proietta immediatamente il visitatore nella prima piazza d’Armi che, con la seconda e terza, forma il fulcro dell’inattaccabile sistema difensivo ampliato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, per volere di Federico III da Montefeltro nel 1479, che ingrandì il primitivo nucleo altomedioevale.
Sua fu l’idea della doppia cortina tesa in punta tra i torrioni circolari, che garantiva la possibilità all’artiglieria di sferrare gli attacchi con tiri incrociati. Alla base del torrione venne dato spazio alla cosiddetta Casamatta, ovvero una fortificazione suddivisa cunicoli terminanti con delle cannoniere.
Con queste modifiche, la Rocca si farà tanto magnificente da venir definita dal Bembo un “mirabile arnese di guerra”.
La fortezza fu protagonista di importanti battaglie nel rinascimento fino al 1631, con la fine della famiglia ducale di Urbino, quando il territorio passò allo Stato Pontificio e la Rocca, cessati i fasti politici e militari, venne trasformata in carcere.
Le sue celle anguste, ricavate da quelli che un tempo erano gli alloggi militari, imprigionarono esponenti risorgimentali quali Felice Orsini ed in essa finirà i suoi giorni Giuseppe Balsamo, più noto come conte di Cagliostro, figura enigmatica e dal discutibile percorso esoterico. La funzione di carcere venne svolta anche dopo l’unificazione d’Italia, fino al 1906.
Oggi la Rocca, ristrutturata e ripulita dalle sovrastrutture ottocentesche è tornata al suo splendore iniziale e il torrione principale ospita una mostra permanente di armi ed armature dal XIV al XIX sec., mentre dalle piazze si è possibile ammirare lo splendido panorama delle vallate circostanti.
Il Complesso Monumentale di San Leo
Solidamente ancorata alla roccia che le fa da base, la Cattedrale di San Leone si innalza su un terreno consacrato alla divinità sin dall’era preistorica. È l’esempio di architettura medievale meglio conservato nel Montefeltro. L’edificio romanico-lombardo ingloba i resti di una struttura altomedievale costruita a ridosso del VII secolo, quando la città, eretta a civitas, divenne sede di una nuova diocesi. Della chiesa originaria sono ancora presenti numerosi frammenti scultorei, come quelli del ciborio dedicato a san Leone, alcuni capitelli con caratteristici motivi fitomorfici ed i leoni alati del protiro (dimezzati ed assemblati a sostenere una colonna della navata).
Non si conosce il motivo per cui, nel XI secolo, venne eretta una nuova cattedrale. Quest’ultima è opera di maestranze romaniche e capomastri emiliano-lombardo e ha una mistica omogeneità stilistica, sia nell’esterno quanto nella spoglia severità dell’interno, che invita alla riflessione e alla preghiera.
L’esterno è scandito da lesene semicircolari e manca l’ingresso in facciata, perché il portale è aperto su un fianco, sormontato dai busti scolpiti di san Leone e di san Valentino, anch’essi provenienti della chiesa precedente. All’interno, una grande cripta, sopra cui è poggiato il transetto, custodisce le spoglie del santo fondatore, la cui iscrizione sul sarcofago porta la data del VI secolo.
Di grandissimo interesse infine i costoloni sottostanti le volte della navata centrale, di influsso della prima architettura borgognona-cistercense, e il corredo scultoreo costituito dai capitelli corinzi del III secolo (d.C.), dai capitelli romanici variamente figurati, i più antichi dei quali rappresentano icasticamente i simboli del cristianesimo primitivo. Oggi la struttura è isolata e immersa nel silenzio ma un tempo era circondata dal palazzo vescovile e comunicava direttamente con la possente e coeva torre campanaria.
Alle spalle del duomo si erge massiccia la Torre Campanaria. L’edificio romanico è imponente nella sua austera bellezza, e tutta l’altezza è così ben costruita da far quasi apparire le pareti come costruite in un unico blocco. L’impianto esterno è databile intorno al 1173 ed ha un perimetro quadrato che cela la pianta circolare interna, forse dovuta ad una torre preesistente e contemporanea della Pieve.
La struttura aveva funzioni difensive, ed era infatti il rifugio del vescovo e dei canonici della cattedrale in caso di pericolo.
La Pieve è il più antico monumento religioso di tutto il territorio del Montefeltro. È la testimonianza tangibile della prima Cristianizzazione della zona. Non a caso, in latino, “plebs” significa proprio popolo, ovvero l’insieme di quanti componevano la primigenia comunità che san Leone evangelizzò in epoca tardo-antica. Si tramanda che fu proprio il santo che, da sapiente tagliapietre qual era, decise di edificare una prima chiesa dedicata all’assunzione di Maria.
Nella Cripta, anche detta “Sacello di san Leone”, persistono ancora le tracce di una sorta di abside scavata direttamente nella roccia. Qui è conservato, e riutilizzato nello strombo di una monofora, il fronte di un sarcofago, che rappresenta due pavoni che si dissetano, che, insieme al rilievo murato nella parete sud della chiesa, costruisce la più antica testimonianza scultorea dell’edificio, forse antecedente VIII secolo.
A san Francesco d’Assisi si deve, invece, la fondazione del Convento di Sant’Igne, risalente al XIII secolo. Infatti la fresca e pura spiritualità di Francesco colpirono al punto il conte Orlando di Chiusi che, oltre ad offrirgli in dono la proprietà de La Verna (benché il Santo non fosse solito accettare in proprietà nec domum nec locum nec aliquam rem), lo ospitò sulla rupe di Sant’Igne. La piccola chiesa conserva ancora oggi l’originaria dedicazione alla Vergine.
I Palazzi di Piazza Dante
Il Palazzo dei Conti Cardini, di solenne mole, si affaccia sulla piazza centrale di San Leo. Si ritiene che il nucleo originario dell’edificio sia di origine duecentesca anche se venne ampliato in epoche successive. In una sala al secondo piano del nucleo centrale del palazzo l’8 maggio 1213 avvenne lo storico incontro tra Francesco d’Assisi ed il Conte Orlando Cattani da Chiusi.
Il Santo d’Assisi era in San Leo, presente all’investitura a cavaliere di Montefeltrano II da Montefeltro; in quell’occasione egli tenne una predica sui versi di una canzone amorosa del tempo: Tanto è il bene che m’aspetto ch’ogni pena m’è diletto, e colpì a tal punto il conte Orlando da ricevere in dono il monte de’ La Verna, presso il quale San Francesco ricevette le sacre stimmate.
Il Palazzo Mediceo di San Leo venne, invece, edificato tra il 1517 e 1523, per ospitare il Governatore di San Leo e del Montefeltro per conto della Repubblica Fiorentina. Il palazzo, tipicamente rinascimentale anche se privo della caratteristica corte centrale, venne restaurato nel 1995 ed ospita oggi il Museo d’Arte Sacra nel piano superiore, gli uffici culturali, l’Archivio Storico e la Biblioteca. Inoltre, alcune delle sue sale vengono adibite a mostre temporanee d’arte.
Lo stemma della Città di Firenze, con il Giglio, è scolpito in una pietra che reca la data 1521; in facciata è collocato, inoltre, lo stemma di Papa Giulio II della Rovere (all’esterno è visibile una copia dell’originale, oggi conservata nella sala del teatro).
A Francesco Maria II (1549-1631) della Rovere si deve, infine, la costruzione, risalente ai primi del ‘600, del Palazzo della Rovere (oggi sede del Municipio). L’edificio gentilizio accoglie i visitatori dopo la porta d’ingresso alla città, ha una elegante facciata tardo cinquecentesca, scandita da modanature in arenaria che corrono lungo la doppia fila di finestre. Il portale in bugnato e le finestre, con i caratteristici frontoni spezzati, sono tipici del gusto manieristico toscano.
All’interno si ammira un monumentale camino di pietra che ostenta il medesimo disegno a frontone spezzato delle finestre del palazzo. Lo stemma di Francesco Maria II, che campeggiava in origine sul portale del palazzo, è oggi murato in una abitazione nell’adiacente via Montefeltro.
FONTE: Radici Cristiane n. 19
FONTE IMMAGINE: Explore Val Marecchia (https://www.explorevalmarecchia.it/)