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martedì 25 giugno 2024

Piccoli (misericordiosi) colpi di piccone alle comunità tradizionali: il comunicato di don Jean-Raphaël Dubrule, Superiore della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine

Vi proponiamo – in nostra traduzione – il comunicato di don Jean-Raphaël Dubrule, pubblicato sul sito della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine il 23 giugno 2024 (in calce anche la traduzione in lingua inglese curata dalla vaticanista Diane Montagna, che ringraziamo; il testo originale è in lingua francese).
La Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine è stata fondata nel 2006 da don Fabrice Loiseau, allora sacerdote della Fraternità sacerdotale San Pietrosu sollecitazione di mons. Dominique Marie Jean Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, il quale cercava una comunità impegnata sia nel rito antico che nell’unità diocesana, mentre il primo cercava la stessa unità e l’opportunità di essere profondamente missionario e di sviluppare la spiritualità della Misericordia, che forse all’epoca era ancora un po’ sconosciuta.
Oggi questa società di vita apostolica conta 34 membri, 13 dei quali si sono impegnati definitivamente, e – nello spirito di arricchimento reciproco delle forme antiche e rinnovate della liturgia e su richiesta di mons. Rey – essa esercita il suo carisma celebrando la Santa Messa e gli altri sacramenti nella forma tradizionale del Rito Romano.
La sua attività si sviluppa secondo tre pilastri:
  1. la testimonianza della Misericordia, come Cristo l’ha rivelata a Santa Maria Faustina Kowalska;
  2. una grande devozione all’Eucaristia, con un particolare attaccamento alla celebrazione della liturgia nel rito tradizionale, nello spirito della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum;
  3. uno zelo missionario per la Nuova Evangelizzazione, in particolare verso i musulmani.
Nel comunicato don Jean-Raphaël Dubrule, che nel 2020 è stato nominato Superiore, illustra le difficoltà incontrate dalla Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine per quanto riguarda le ordinazioni dei suoi seminaristi: poiché la comunità è di diritto diocesano (più precisamente della Diocesi di Fréjus-Tolone), è il Vescovo coadiutore mons. François Touvet, in quanto autorizzato dalla Santa Sede, che chiama i suoi seminaristi agli ordini sacri.
Ma mentre le ordinazioni sono riprese nella Diocesi (sospese dal Vaticano nel maggio 2022 a seguito prima di una «visita fraterna» del card. Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo metropolita di Marsiglia, e poi di una visita apostolica di mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard, Arcivescovo metropolita di Digione), diversi seminaristi della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine sono ancora in attesa di ordinazione.
In un clima di sempre più aperta ostilità alla Tradizione, questo vero e proprio blocco imposto dalle autorità romane si legge nella volontà di impedire – con ogni mezzo – la crescita e la potenzialmente florida espansione di quelle realtà che si riconoscono in un carisma tradizionale (o biritualista): nessun provvedimento apertamente ostile, ma piccoli (e misericordiosi) colpi di piccone a chi rimane fedele alla lex credendi ed alla lex orandi di sempre, senza allinearsi alla «moda» dottrinale e liturgica.

L.V.


Uno dei cinque seminaristi della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine è in attesa dell’ordinazione diaconale e poi sacerdotale da più di due anni, e gli altri quattro da un anno. Questa attesa non è più legata alla situazione della Diocesi di Fréjus-Tolone, dove le ordinazioni sono riprese, ma alla celebrazione con il rito tradizionale, previsto dagli statuti della Comunità.

A seguito di numerose discussioni con le autorità romane competenti, guidate da mons. François Touvet, Vescovo coadiutore di Fréjus-Tolone, che ringrazio vivamente per il suo grande sostegno alla nostra Comunità, sembra che la situazione sia bloccata non solo per il rito dell’ordinazione, ma anche per la possibilità per i futuri sacerdoti di poter celebrare nel rito tradizionale. Le autorità romane non sono certe di questa possibilità, ed è quindi possibile che i candidati vengano ordinati senza avere il diritto di celebrare secondo il rito tradizionale. In tal caso non sarebbero più in grado di esercitare il loro ministero all’interno della Comunità e in conformità con gli statuti.

Di fronte alle numerose domande dei fedeli, abbiamo ritenuto necessario spiegare il motivo di questo ritardo e la posta in gioco. L’obiettivo è quello di invitare ad una preghiera molto intensa, mentre continua il dialogo con le autorità romane. Questa prova non ci fa assolutamente rimpiangere il lavoro di integrazione diocesana che la comunità sta facendo e vivendo. Richiede preghiera e rinnovata vigilanza.

Che Gesù misericordioso ci protegga e ci rafforzi.

Press release from Father Jean-Raphaël Dubrule, Superior of the Missionaries of Divine Mercy

One of the five seminarians from the Missionaries of Mercy community has been awaiting ordination to the diaconate and then to the priesthood for more than two years, and the other four for one year. This wait is no longer linked to the situation in the diocese of Fréjus-Toulon, where ordinations have resumed, but to the celebration in the old rite [vetus ordo], provided for in the community’s statutes.

Following many discussions with the competent Roman authorities, led by His Excellency Bishop Touvet, whom I warmly thank for his great support for our community, it appears that the situation is blocked not only because of the rite of ordination, but also because of the possibility for future priests to be able to celebrate in the old rite [vetus ordo]. The Roman authorities are not certain about this possibility, and it is therefore possible that candidates will be ordained without having the right to celebrate according to the old rite [vetus ordo]. They would then no longer be able to exercise their ministry within the community and in accordance with the statutes.

Faced with numerous questions from the faithful, we felt it necessary to explain why this was taking so long and what was at stake for us. The aim is to call for very intense prayer, as the dialogue with the Roman authorities continues. This ordeal in no way makes us regret the work of diocesan integration that the community is undertaking and experiencing. It calls for prayer and renewed vigilance.

May the merciful Jesus protect and strengthen us.

2 commenti:

  1. Anche la Familia Christi era biritualista. E vedete che fine hanno fatto

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  2. A number of people seem not to have grasped the significance of this impasse: Traditional communities that are not of strictly pontifical right (FSSP, IBP, ICKSP) but are of diocesan right (who depend on the authority of the bishop of the diocese) have now [in fact long since] lost the possibility of either the older ordination rites or of their ordinands celebrating the older form of the Mass and sacraments...

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