Riceviamo e pubblichiamo.
"Giovanni XXIII nella sua Lettera enciclica "Pacem in terris" (11 aprile 1963) formulava una distinzione che avrebbe riscosso molto successo, ma non senza creare altrettanta confusione: l'errore e l'errante. È vero che è l’errore che va rigettato, mentre la persona che sbaglia va accolta e perdonata. Ma con questa formulazione conciliante e mielosa, si ponevano le basi non solo perché con il Concilio Vaticano II non si condannasse più nessuno, né l’errore né l’errante, ma anche perché l’errore staccato dall’errante divenisse ormai una merce davvero “rara”, così rara da esser prezzemolo in ogni minestra (senza poter più dire nulla). Davvero un “distillato di frodo”, come direbbe il Cardinale Biffi".
QUI e sotto il video integrale.