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martedì 28 maggio 2024

Sull’agonia della Chiesa argentina

Grazie ad Aldo Maria Valli per questa utile traduzione dell'articolo di Wanderer.
I risultati della "Chiesa in uscita" di S. Marta.
Luigi C.

di The Wanderer

I vescovi argentini, guidati dall’arcivescovo di Buenos Aires Jorge García Cuerva, sono l’immagine più chiara non della decadenza ma dell’agonia irreversibile della Chiesa argentina.
Il problema non è che siano più o meno istruiti, o che abbiano un’educazione più o meno buona. Il problema è che sono il nulla, e dal nulla non nasce nulla. Basta vedere l’influenza inesistente che hanno nella vita pubblica del Paese, il disinteresse del popolo, l’inutilità e l’irrilevanza dei loro comunicati, ai quali nessuno dà ascolto o presta attenzione.
Le cifre sono raggelanti. Il risultato di un sondaggio condotto qualche mese fa mostra che nel 2023 il 74% degli abitanti del Paese nutriva poca o nessuna fiducia nella Chiesa cattolica. E i colpevoli di questo sfacelo sono innanzitutto i vescovi, perché la Chiesa è gerarchica, quindi i responsabili sono i capi.

Nulla fa pensare che la situazione possa migliorare. Al contrario, tutto lascia supporre che peggiorerà rapidamente. Le foto che illustrano questo articolo mostrano monsignor García Cuerva durante la celebrazione dell’anniversario della morte di don Carlos Mugica, sacerdote legato alla sinistra peronista negli anni Settanta. Dopo una marcia, che pretendeva di essere una processione ma non era altro che una pantomima di periferia, il tutto si è concluso con una vergognosa messa nel Luna Park [stadio al coperto, N.d.T.], dove non solo le stole e le casule ma anche il calice portava impresso il volto di Mugica.

I vescovi argentini nel loro insieme non si sono mai distinti per alcunché; don Castellani è stato abbastanza eloquente a questo proposito. Qua e là si trovavano rare eccezioni, e non mi riferisco solo a vescovi come Tortolo, Kruk o Laise. Abbiamo avuto vescovi di fede provata, abbiamo avuto vescovi colti, abbiamo avuto vescovi che sono stati veri pastori. Ricordo, tra i tanti, monsignor Lorenzo, monsignor Menéndez, monsignor Aguirre e monsignor Arana. Abbiamo avuto anche vescovi che sono stati buoni politici e hanno influenzato positivamente la cosa pubblici, per esempio i cardinali Primatesta o Quarracino.

Gli attuali vescovi della Chiesa argentina sono personaggi marginali, che non hanno altro merito per indossare la mitra se non la volontà onnipotente del tiranno gloriosamente regnante.

Monsignor García Cuerva e i suoi seguaci stanno trasformando la Chiesa argentina in una villa [baraccopoli, N.d.T.]. Questo è il loro ideale: la “Chiesa villera“. Basta guardare la messa che il primate celebra ogni domenica nella sua cattedrale e trasmette in televisione. È una sorta di kirchnerismo o, peggio ancora, di campanilismo ecclesiastico. Così come il peronismo si proclamava orgogliosamente garante della “cultura villera”, i vescovi argentini rivendicano la “religione villera”.

Prima o poi Jorge Mario Bergoglio morirà e si presenterà davanti al tribunale divino: cosa avrà da dire per difendere la catastrofe che ha provocato?


Traduzione di Valentina Lazzari

Titolo originale: La agonía irreversible de la Iglesia argentina

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