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domenica 5 maggio 2024

Le Sante Messe del tempo pasquale in dom Prosper Guéranger #14 quinta domenica dopo Pasqua

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: quinta domenica dopo Pasqua.
L.V.

QUINTA DOMENICA DOPO PASQUA

La quinta domenica dopo Pasqua nella Chiesa Greca è chiamata domenica del cieco nato, perché vi si legge il racconto del Vangelo in cui è riportata la guarigione di quel cieco. La chiamano pure domenica dell’Episozomene, che è uno dei nomi con cui i Greci designano il mistero dell’Ascensione, la cui solennità, da loro come da noi, interrompe il corso di questa settimana liturgica.

EPISTOLA (Gc 1, 22-27) – Carissimi, siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.

Gli obblighi della nostra nuova vita

Il santo apostolo, del quale abbiamo or ora ascoltato i consigli, aveva ricevuto gli insegnamenti dallo stesso Salvatore risorto; non dobbiamo quindi essere meravigliati del tono di autorità col quale ci parla. Gesù si era degnato anche di accordargli una delle sue particolari manifestazioni: ciò che ci dimostra l’affetto di cui onorava questo apostolo, al quale lo legavano vincoli di sangue per parte di sua Madre, che pure si chiamava Maria. Abbiamo visto questa santa donna recarsi al sepolcro, con Salome sua sorella e la Maddalena. Giacomo il Minore è veramente l’apostolo del Tempo pasquale, là dove tutto ci parla della vita nuova che dobbiamo condurre con Cristo risuscitato. È l’apostolo delle opere ed è lui che ci ha trasmesso quella massima fondamentale del cristianesimo con la quale c’insegna che, se la fede è prima di ogni altra cosa necessaria al cristiano, questa virtù senza le opere rimane una fede morta, che non potrebbe salvarlo.
Egli oggi insiste sull’obbligo che abbiamo di coltivare in noi stessi lo studio della verità che una volta abbiamo compreso e di tenerci in guardia contro quella dimenticanza colpevole che causa tanti danni nelle anime imprudenti. Tra coloro nei quali si è compiuto il mistero pasquale, vi saranno alcuni che non persevereranno; e capiterà loro questa disgrazia perché si abbandoneranno al mondo invece di usarlo come se non l’usassero (cfr. 1Cor 7, 31). Ricordiamoci sempre che dobbiamo camminare in una nuova vita, imitando quella di Gesù risorto che non può più morire.

VANGELO (Gv 16, 23-30) – In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre». Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».

L’addio di Cristo

Quando il Salvatore nell’Ultima Cena annunciò agli apostoli la sua prossima dipartita, essi erano ancora ben lungi dal comprendere tutto ciò che volesse dire. La loro fede si limitava a credere che egli era “venuto da Dio”. Era una fede assai debole e durò ben poco. Ma nei giorni attuali, stretti al Maestro risorto, illuminati dalla sua parola, essi sanno meglio chi sia. Il momento è venuto in cui egli “non parla loro più con parabole”; abbiamo visto quali insegnamenti ha dato loro, come li prepara a divenire i dottori del mondo. E adesso possono dirgli: «O Maestro, tu sei veramente venuto da Dio». Ma è proprio per questo che ora comprendono meglio la perdita che li minaccia; sentono il vuoto immenso che provocherà la sua assenza. Gesù comincia a raccogliere i frutti che la sua divina bontà ha seminato in essi e che ha atteso con ineffabile pazienza. Se al Cenacolo, il Giovedì santo, li ha già felicitati per la loro fede, adesso che l’anno visto risuscitato, che l’hanno compreso, meritano ben altrimenti i suoi elogi, poiché sono divenuti più saldi e più fedeli. «Il Padre vi ama – diceva Egli allora – perché voi avete amato me»; quanto il Padre deve amarli di più adesso che il loro amore si è così accresciuto! Quale speranza deve darci questa parola! Prima di Pasqua, noi pure amavamo debolmente il Salvatore, eravamo titubanti nel suo servizio; ma adesso che siamo stati istruiti da lui, nutriti dai suoi misteri, possiamo sperare che il Padre ci ami; poiché anche noi amiamo di più, amiamo meglio il suo Figliolo. Questo divino Redentore ci invita a domandare al Padre, in suo nome, tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E, prima di ogni altra cosa, la perseveranza nello spirito della Pasqua; insistiamo per ottenerlo e offriamo a questa intenzione la Vittima sacrosanta che tra pochi istanti verrà presentata sull’altare.

PREGHIAMO

O Dio, da cui procede ogni bene, concedi a noi, supplichevoli, di pensare, per la tua ispirazione, ciò che è retto e, sotto la tua direzione, di praticarlo.

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