Post in evidenza

"Buon Natale" ai nostri cari lettori. Gloria in excelsis Deo! Oggi è nato per noi il Salvatore, Cristo Signore. Gloria!

"Presepio", di autore toscano, fine XVI sec. Pinacoteca Rambaldi, Sanremo, fraz. Coldirodi  Buon Natale! "Et ecce, Angelus Dó...

venerdì 5 aprile 2024

Le Sante Messe del tempo pasquale in dom Prosper Guéranger #8 venerdì di Pasqua

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: venerdì di Pasqua.

L.V.

VENERDÌ DI PASQUA

La Stazione

La Stazione, a Roma, si tiene nella Chiesa di Santa Maria ad Martyres. Questa Chiesa è l’antico Pantheon di Agrippa, dedicato un tempo agli dèi pagani e concesso dall’imperatore Foca al papa san Bonifacio IV, che lo consacrò alla Madre di Dio ed a tutti i martiri. Ignoriamo in quale santuario di Roma si tenesse prima la Stazione di oggi. Quando fu fissata in questa Chiesa, nel VII secolo, i neofiti, riuniti in un tempio dedicato a Maria per la seconda volta durante l’Ottava, dovevano sentire quanto la Chiesa aveva a cuore di nutrire nelle anime loro la confidenza filiale in colei che era divenuta la loro Madre e che è incaricata di condurre al suo Figliolo tutti quelli che egli, con la sua grazia, chiama a divenirgli fratelli.

MESSA

EPISTOLA (1Pt 3, 18-21) – Carissimi: anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.
E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio.

Il diluvio e il Battesimo

Nell’Epistola di oggi noi ascoltiamo ancora l’Apostolo san Pietro. I suoi insegnamenti sono di grande importanza per i nostri neofiti. Prima di tutto l’Apostolo ricorda la visita che fece testè l’anima del Redentore a coloro che erano prigionieri nelle regioni inferiori della terra. Tra loro incontrò parecchi di quelli che anticamente furono vittime delle acque del diluvio e che avevano trovato la loro salvezza sotto le onde vendicative, perché quegli uomini, prima increduli alle minacce di Noè, ma poi sopraffatti dall’imminenza del flagello, si pentirono delle loro colpe e ne chiesero sinceramente perdono. Da essi l’Apostolo solleva il pensiero degli ascoltatori verso i felici abitanti dell’Arca che rappresentano i nostri neofiti; li abbiamo visti traversare l’acqua, non per perire, ma per diventare simili ai discendenti di Noè, i Padri di una nuova generazione di figli di Dio. Il Battesimo non è dunque, aggiunge l’Apostolo, un bagno comune: ma la purificazione delle anime, alla condizione che queste siano state sincere nell’impegno solenne che hanno preso, sul bordo della sacra Fonte, di rimaner fedeli a Cristo che li salva, e di rinunciare a Satana e a tutto ciò che viene da lui. L’Apostolo finisce mostrandoci il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo, quale sorgente della grazia del Battesimo. Ed è per questa ragione che la Chiesa l’amministra solennemente durante la celebrazione della Pasqua.

VANGELO (Mt 28, 16-20) – In quel tempo gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Gesù vive nella Chiesa

In questo tratto di Vangelo, san Matteo, l’evangelista che ha raccontato in modo più breve la Risurrezione del Salvatore, riassume con poche parole le relazioni di Gesù risorto con i suoi discepoli in Galilea. Fu là che si degnò di farsi vedere, non solamente agli apostoli, ma anche a molte altre persone. L’evangelista ci mostra il Salvatore mentre dà agli apostoli la missione di andare a predicare la sua dottrina in tutto il mondo e siccome egli non dovrà più morire, s’impegna a restare con essi finché durerà il tempo. Ma gli apostoli non vivranno sino all’ultimo giorno del mondo: come adunque si adempirà questa promessa? È perché l’opera degli apostoli, come l’abbiamo detto poco fa, continuerà attraverso la Chiesa: la testimonianza loro e quella della Chiesa si fondono l’una con l’altra in maniera indissolubile; e Gesù Cristo veglia affinché questa unica testimonianza sia altrettanto fedele che incessante. Oggi stesso abbiamo sotto gli occhi un monumento della sua forza invincibile. Pietro, Paolo hanno predicato a Roma la risurrezione del Maestro, gettandovi le fondamenta del Cristianesimo: cinque secoli dopo, la Chiesa, che non ha mai cessato di continuare la loro conquista, riceveva in omaggio dalle mani di un imperatore quel tempio vuoto e spoglio di tutte le false divinità e il successore di Pietro lo dedicava a Maria, Madre di Dio, e a tutta la legione di testimoni della risurrezione che si chiamano i martiri. Nel recinto di questo vasto tempio si riunisce oggi la folla dei fedeli. In presenza di un edificio che ha visto spegnersi, per difetto di alimento, il fuoco dei sacrifici pagani, e che, dopo tre secoli di abbandono, quasi per espiare il suo empio passato, purificato ora dalla Chiesa, riceve tra le sue mura il popolo cristiano, come, i neofiti, non esclamerebbero: «È veramente risuscitato Cristo che, dopo esser morto sulla croce, trionfa così sui Cesari e sugli dei dell’Olimpo»?

Nessun commento:

Posta un commento