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martedì 16 aprile 2024

Difesa della Messa Tradizionale: 134ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

134ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

E perché no un ecumenismo interno orientato verso i tradizionalisti: perché i nostri pastori non ci pensano mai, e in particolare quello di Parigi – sicuramente più ecumenico di me, aimè? Eppure, nel numero del 12 febbraio scorso di Famille Chrétienne, veniva pubblicata un'intervista con il noto storico Guillaume Cuchet su questo argomento, dal titolo: “Il futuro della Chiesa in Francia: ‘Incoraggiamo l'ecumenismo all'interno’” .
Famille Chrétienne gli ha posto questa domanda sulla crescita del tradizionalismo: “Tra i cattolici “di affermazione”, possiamo annoverare i tradizionalisti, i cui numeri sono in crescita. Lo dimostra il numero record di persone iscritte al pellegrinaggio Parigi-Chartres organizzato l'anno scorso dall'associazione Notre-Dame de Chrétienté. Come si spiega un boom del genere?».

Eccone la risposta di Guillaume Cuchet: “Bisogna valutare la portata reale di questo boom perché si tratta sì di un movimento che occupa un posto in crescita, ma all'interno di un mondo cattolico che pare condannato a diminuire sempre di più. Si trova qui infatti una dinamica, seppur relativa. Le ragioni di ciò sono molteplici, ma sullo sfondo, mi sembra, c'è pure il fatto che molti cattolici francesi hanno la sensazione di aver fatto, dopo il Concilio, notevoli sforzi di adattamento che non sono stati ripagati. Il Concilio voleva essere soprattutto “pastorale” e non “dottrinale”. Si trattava di riportare i fedeli nell'ovile della Chiesa, ma è chiaro che, almeno in Francia, gli obiettivi pastorali non sono stati raggiunti. […] Passare dal 25% dei praticanti all’inizio degli anni ’60 all’1,5% non è di sicuro un successo! Alcuni cattolici lo vissero sinceramente come un enorme passo avanti dottrinale e teologico, ma i risultati mai arrivarono. C'è dunque una profonda delusione. Abbiamo cercato di spiegare questo fallimento: avevamo frainteso o applicato male il Concilio; la generazione Giovanni Paolo II ha promesso di rimettere le cose a posto e, intorno alla GMG 97 in Francia, ha creduto per un attimo che avrebbero finalmente ricevuto i benefici del loro lavoro di ristorazione. Niente affatto! Ancora una volta, era il tempo della delusione, ed è essa stessa generazione a dover oggi ripulire le stalle di Augia a seguito della crisi degli abusi sessuali in cui alcuni dei suoi ex protagonisti sono gravemente compromessi.»

In altre parole, abbiamo tentato il Concilio “duro” con Paolo VI, e non ha funzionato. Abbiamo provato il Concilio “ben interpretato”, con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e non ha funzionato. Potremmo aggiungere che stiamo adesso provando il Concilio “al quadrato” con Francesco, e ancora non funziona. Gli uomini di Chiesa possono pure dire come Mitterand sulla disoccupazione: “Abbiamo provato di tutto! » Ma davvero hanno provato “Tutto”?

No, dice Guillaume Cuchet, ed è questo che spiega in parte il boom del tradizionalismo: i cattolici tentano volentieri il tradizionalismo. E aggiunse: «è quindi in questo contesto che vediamo arrivare i tradizionalisti che dicono: 'Non hanno mai provato la nostra via, mai hanno cercato di metterla alla prova. Abbiamo diagnosi e soluzioni, ecc.'»

Lo storico mette in bocca ai tradizionalisti ciò che da tanto tempo stiamo dicendo. Adesso, non si tratta solo del “Facciamo esperienza della tradizione” di Mons. Lefebvre, in un contesto molto difficile per i tradizionalisti. Oggi chiedo, chiediamo, che ci sia permesso di fare l'esperienza della tradizione all'aria aperta, se così posso dire, nelle parrocchie, con il catechismo “di sempre” e la liturgia “di sempre”. Questa liturgia tradizionale che produce evidenti frutti di pietà, di crescita delle vocazioni, di conversioni, che attrae i giovani, e che è all'origine della fioritura di tante opere, soprattutto educative. Cerchiamo allora di prova questa soluzione.

Sarebbe di mero buon senso. Invece, quello che succede è che ci restringono il nostro spazio vitale, come hanno fatto a Parigi. La nostra protesta parigina sotto forma di “veglia”, con i nostri rosari davanti alla sede dell'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint- Georges de La Villette, mercoledì alle 17, e davanti a Notre-Dame du Travail, domenica alle 18, è quindi un modo pio e instancabile di far ripetere alle orecchie di Monsignore l’arcivescovo di Parigi: “Abbiamo provato tutte le soluzioni, la pastorale Marty, la pastorale Lustiger e oggi la pastorale Ulrich. Senza successo. Allora, provate la pastorale tradizionale, o datele comunque un vero spazio!»