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martedì 12 marzo 2024

Difesa della Messa Tradizionale: 128ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

128ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Il bollettino della Sala Stampa vaticana del 29 febbraio annunciava che Padre Andrzej Komorowski, superiore generale della Fraternità San Pietro, accompagnato dal Padre Benoît Paul-Joseph, Superiore del Distretto di Francia, e dal Padre Vincent Ribeton, Rettore del Seminario San Pietro di Wigratzbad, era stato ricevuto in udienza privata dal Papa.
Non abbiamo dettagli sulla conversazione tra il Papa e padre Komorowski, ma è molto probabile che si abbia parlato del decreto firmato dal Papa circa due anni fa, l'11 febbraio 2022:
«Il Santo Padre Francesco concede a tutti e a ciascuno dei membri dell'Istituto di Vita Apostolica "Fraternità San Pietro", fondato il 18 luglio 1988 e dichiarato dalla Santa Sede di diritto pontificio, la facoltà di celebrare il sacrificio della Messa, i sacramenti nonché gli atri sacri riti, come pure di recitare l'Ufficio divino, secondo l'edizione tipica dei libri liturgici, cioè il Messale, il Rituale, il Pontificale e il Breviario, vigenti nell'anno 1962.

Di tale facoltà essi potranno usare nelle chiese e negli oratori propri; ovunque altrove essi ne useranno solo con il consenso dell'Ordinario del luogo, ad eccezione della Messa privata.»

Il decreto aveva sconcertato i vescovi ostili alla celebrazione della liturgia tradizionale, soprattutto perché nemici per principio delle comunità tradizionali. La frase chiave, però, ha in certo qual modo modulato il loro “diritto”: al di fuori delle chiese proprie della FSSP, i suoi membri si avvarranno di questa facoltà solo “con il consenso dell’Ordinario del luogo”. Orbene, in Francia, questo diritto è stato infatti tolto alla FSSP da alcuni Ordinari (Quimper), e concesso invece da altri (Corsica). Si sparse addirittura la voce che alcuni vescovi si fossero recati a Roma per sollecitare, apparentemente senza successo, l'applicazione della Traditionis Custodes, o – altra versione – per lamentarsi delle comunità Ecclesia Dei. È quindi possibile che Padre Komorowski abbia chiesto questa udienza al Papa per lanciare un controfuoco.

I servizi che le comunità Ecclesia Dei possono fornire ai fedeli potrebbero risentire di questa situazione di incertezza. Questi fedeli devono adattare la loro lotta alle diverse situazioni delle diocesi e alle diverse disposizioni dei vari vescovi. Non bisogna inoltre dimenticare i servizi che la presenza quasi universale della FSSPX può prestare, che può offrire altre possibilità, in particolare per le cresime quando i vescovi non vogliono conferirle secondo la forma tradizionale, accettando soltanto di celebrarle secondo il nuovo rito in latino, eventualmente seguite da una messa di rito tradizionale.

Lo vengo ripentendo in continuazione fin dalla pubblicazione di Traditionis Custodes: è la sorte dei sacerdoti diocesani che celebrano la liturgia tradizionale quella più difficile. È chiaro che il testo del 16 luglio 2021 vuole innanzitutto sradicare questa liturgia dalle diocesi e parrocchie ordinarie e relegarla a ambiti marginali, dove verrebbe celebrata solo da sacerdoti non diocesani. Noto di sfuggita che i vescovi ostili a quelle comunità ED, quando tolgono la facoltà di celebrazione delle messe tradizionali e la affidano o vorrebbero affidarla ai sacerdoti diocesani, vanno infatti contro lo spirito del testo medesimo, e finiscono anche per facilitare l’impiantazione della stessa liturgia che disprezzano all'interno del proprio clero.

A questo proposito, se possiamo rammaricarci che i sacerdoti abbandonino le comunità Ecclesia Dei per unirsi alle diocesi, dove dovranno passare sotto le forche caudine (celebrazione di entrambe le liturgie), d’altra parte, ci rallegriamo del fatto che essi finiranno per diffondere il virus tradizionale all’interno del loro presbiterio.

Bisogna infatti rendersi conto che questo Covid tradizionale, se mi permettete la metafora, sta diventando sempre più virulento. I sacerdoti che indossano spesso o sempre l'abito talare, e che sono favorevoli all'antica liturgia, sono sempre più numerosi nel clero delle diocesi. Alcune diocesi ne sono addirittura “infestate”. Per non parlare dei seminaristi, al cui profilo, oggigiorno spesso molto classico, vi ho già accennato. Questo aumento è reale anche se in parte è anche relativo: voglio dire che, in molte diocesi rurali ad esempio, il numero dei preti più anziani, improntati al vecchio progressismo, va riducendo di anno in anno, e le nuove generazioni di sacerdoti, seppur i numeri siano ormai esigui, presto forniranno comunque la maggioranza dei sacerdoti attivi, a fianco ai sacerdoti che vengono dall'Africa per colmare le lacune.

Da qui l'importanza della lotta parigina, dove il servizio della liturgia tradizionale è svolto essenzialmente da sacerdoti della diocesi nelle parrocchie “normali”. È essenziale non cedere alla riduzione imposta da mons. Aupetit, seguito da mons. Ulrich, in particolare attraverso la soppressione della celebrazione della messa tradizionale in due parrocchie abbastanza modeste, dove avevano un pubblico molto locale, Notre-Dame du Travail e Saint-Georges de la Villette. Questa “normalità” deve essere assolutamente preservata come seme della libertà della celebrazione tradizionale. La liturgia antica deve poter essere celebrata ovunque e da tutti i sacerdoti che lo desiderano. Questo è il nostro obiettivo primario. È la linea blu dei Vosgi su cui i nostri occhi sono sempre fissi.

Per questo, noi, le sentinelle parigine, continueremo a trovarci per i nostri instancabili rosari davanti agli uffici dell'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, mercoledì alle 17, e davanti a Notre-Dame du Travail domenica alle 18.