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martedì 6 febbraio 2024

Libri. Davide Fiorillo, una finestra sul Paradiso. #paradiso #novissimi #santita

Anche i bimbi possono essere santi.
Luigi C.



Valerio Pece, Il Timone, 2-2-24
Esistono storie snobbate dai giornali che raccontano più di tutto e tutti il Mistero, il senso dell’esistenza, il destino ultimo dell’uomo. Tra le più straordinarie c’è quella di Davide, bimbo calabrese morto di leucemia il 22 giugno 2021, a soli 8 anni. A raccontarla è Costanza Signorelli, giornalista che con amore e attenzione raccoglie da tempo preziose biografie di bambini, e che con quest’ultimo libro offre al lettore la possibilità di carpire qualcosa del Cielo attraverso le esperienze mistiche di un bambino speciale.

Davide. Il bambino che parlava con gli angeli (Edizioni Ares, pp. 184, € 15) racconta l’esistenza, breve ma intensissima, di Davide Fiorillo, nato a Piscopio, frazione di Vibo Valentia, figlio di genitori lontani dalla fede e dalla pratica religiosa: Salvatore, appassionato apicoltore, e Elisa, sarta in un atelier da sposa. «Il piccolo Davide», scrive Signorelli, «non aveva mai sentito parlare degli Angeli, della Madre di Dio, di Gesù prima del giorno in cui li ha incontrati personalmente, faccia a faccia. Così come non conosceva l’esistenza del Paradiso prima di averlo visitato, per poi tornare indietro a raccontarlo». Un primo paletto della vicenda, dunque, può sintetizzarsi così: le esperienze straordinarie accadute al bambino, che saranno ovviamente valutate nelle sedi e dalle autorità competenti, rappresentano quanto di più lontano c’è dall’iper razionalismo non solo della società ma anche della stessa famiglia Fiorillo. Ecco perché più che per i credenti (che pure troveranno clamorose conferme) siamo di fronte a una vicenda trascritta soprattutto per chi è in ricerca, per coloro «che soffrono e disperano, ma vogliono tornare a sperare, a sorridere».

«MA CHI LO VUOLE UN DIO COSĺ!»

“Terra” e “Cielo” sono le due parti in cui è divisa l’opera. Nella prima si racconta il carattere di Davide, capriccioso e solare insieme, il barcamenarsi di Elisa e Salvatore tra gli ospedali di Vibo e di Roma, mentre vivono gli alti e bassi di una situazione disperata. Struggente il passaggio in cui mamma Elisa, saputo dalla recidiva del tumore, grida tutta la sua rabbia contro Dio, mentre il marito cerca invano di fermarla. «Quale essere crudele e spregevole dice di amarti mentre ti fa assistere alla lunga tortura del tuo piccolo figlio? Dove sta Dio di fronte alla “condanna a morte” di un bambino di otto anni? E, ammesso che esista, chi lo vorrebbe mai un Dio così? Per lei Dio non esiste. Anzi, non esiste più nulla, al di fuori di rabbia implacabile e disperato dolore». Così l’autrice.

UNA TEOLOGIA IN “PRESA DIRETTA”

Ma il piano di Dio si disvela solo nella seconda parte del libro, quando vengono riportate le precise parole pronunciate giorno dopo giorno da Davide, che Elisa accuratamente annota su un Diario. Parole esplosive (perché concordanti con mistica e teologia cristiana) eppure tremendamente naturali. Davide inizierà a parlare alla mamma degli angeli che vede e con cui parla, che descrive con l’aureola, «di ghiaccio, con le ali», e «che mi fanno stare bene quando sono con loro». Angeli che somigliano a quello «più splendente di un cristallo» apparso a Lucia di Fatima. È ancora Davide, poi, che insisterà a voler portare alla Madonna del santuario pugliese di Cassano delle Murge delle «rose gialle» (e non rosse, da sempre amate dal bimbo), dello stesso colore di quelle che a Lourdes la piccola Bernadette Soubirous vide ai piedi della “bella Signora”. Intuizioni e visioni che escono dalla bocca di Davide mentre il bimbo «cambia il tono della voce e perfino l’espressione del viso», e il cui nesso con altre esperienze mistiche non può in alcun modo conoscere, visto che «non ha mai frequentato il Catechismo né una lezione di religione», né si è mai allontanato dall’amata madre.

L’IMPOSSIBILE “FINZIONE” DI DAVIDE

Per i genitori sarà impossibile dubitare di ciò che il figlio dice. Soprattutto per come lo dice. La scioccante rapidità con cui Davide alterna il racconto delle sue visioni (che, altra particolarità, «snocciola tutte d’un fiato») con il ritorno immediato a un quotidiano fatto di PlayStation, tablet e musica (per Davide Favola dei Modà sarà quello che Strada facendo è stato per Giulia Gabrielli, altra santa bambina) è un’altra di quelle particolarità che rende impossibile pensare a una boutade. Di più: le “finestre sul Cielo” aperte e chiuse da Davide senza soluzione di continuità, i suoi racconti di cosa c’è nel Paradiso (seguite dalla subitanea richiesta di un cartone animato) ricalcano in qualche modo ciò che gli studiosi utilizzano per affermare la veridicità del Vangeli (chi infatti sostiene che questi siano stati inventati, è costretto ad ammettere che tutto sarebbe partito da dodici pescatori semi-analfabeti in una remota provincia dell’Impero Romano…). Impossibile per Davide inventare o anche solo avvertire “artificialmente” qualcosa di lontanissimo da ciò che nei suoi otto anni di vita ha visto e sentito. Né tantomeno gli sarebbe possibile farlo utilizzando con precisione chirurgica (anche se con il linguaggio di un bimbo) quanto è già contenuto dentro il bimillenario patrimonio della Chiesa Cattolica.

PARADISO VIETATO A TABLET E PELUCHES

Molto opportune, in quest’ottica, sono le riflessioni finali con cui l’autrice mette ordine e “categorizza” le parole che il piccolo Davide pronuncia su Maria, Gesù e il Paradiso. A proposito di quest’ultimo, che il piccolo descrive come un posto con una «forte luce» e con la presenza dell’«arcobaleno», Costanza Signorelli scrive: «Il Paradiso è luogo dove abita la Trinità (luce) e dove si realizza perfettamente l’alleanza d’amore tra Dio e l’uomo (arcobaleno)». Il «divieto di tablet e i peluches» che Davide ricorda al fratello Antonio significherebbe «l’assenza di beni materiali appartenenti al mondo terreno». Se per il bimbo di Piscopio in Paradiso «non ci sono né ospedali né malattie», è perché lì «non esiste alcun male né sofferenza»; mentre, al contrario, se è vero che in Paradiso, come dice Davide alla cuginetta, «tutto ciò che vuoi appare», l’autrice non può che confermare come quello sia il luogo «dove si realizza pienamente ogni desiderio di Bene». Finanche la descrizione che Davide fa dei diversi spazi e livelli indicatigli dagli angeli («Qui ci sono i bambini […] Loro stanno più in alto») per Signorelli ricalcherebbe «una visione non nuova, ma ben nota, per esempio, a Dante Alighieri nella sua Divina Commedia».

Con Davide tutto torna. Perfino il vestitino voluto fortemente per prepararsi al viaggio, fatto cucire sul modello di quello bianco e argento indossato da quegli angioletti che gli hanno fatto compagnia per i lunghi mesi di malattia. Una scelta, quella dell’abito da ideare e costruire per il momento del trapasso, identica a quella fatta da Chiara “Luce” Badano, altra giovane e luminosa figura già dichiarata Beata.

«CON DAVIDE ABBIAMO VISTO CHE IL PARADISO ESISITE»

Straziante e umanissima, infine, l’altra chiave di lettura del libro. Quella che vede una madre fare domande al figlio per tentare di rimandare il suo addio. «Se gli Angeli sono arrivati», scrive l’autrice, «significa che il suo bambino se ne sta andando». Pensiero che «va a braccetto con la sentenza dei medici, i quali […] domandano ai genitori di scegliere se intraprendere il percorso di cure palliative in ospedale o se accompagnare Davide a vivere i suoi ultimi tempi a casa». Ecco allora che alle richieste “discrete” di Elisa a suo figlio, fatte con soffocato dolore («Se vedi gli Angioletti dici loro che tu vuoi abbracciare sempre la tua mamma?») Davide sorride, e con tutta semplicità rimette le cose nel loro ordine spirituale: «Ma io ti abbraccio sempre, tranquilla!». Un primo miracolo intanto è già avvenuto, a Elisa e Salvatore è stata completamente cambiata la vita: «Nelle parole certe di nostro figlio e nei suoi occhi pieni di luce, abbiamo visto che il Paradiso esiste. Davide non vedeva l’ora di andarci e ora ci attende là».

(Fonte foto: Pexels.com)

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