"Prega e crederai, credi e capirai".
Vale anche per gli omosessuali.
Per coloro che non riescono a uscire subito da una situazione oggettivamente peccaminosa, c’è una via che ha risolto tante situazioni pastorali difficili: “La soluzione mariana”. Un monaco benedettino spiega in che cosa consiste.
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano, lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Luigi C.
La Nuova Bussola Quotidiana, 2-1-24
Pubblichiamo di seguito ampi stralci di uno scritto inviatoci da un anonimo monaco benedettino.
***
A volte capita che le anime che si trovano in situazioni morali difficili e quasi impossibili si rechino in un monastero in cerca di una soluzione. C’è, credo, un istinto profondamente cattolico, che risale ai tempi dei Padri del deserto, che spinge le anime che vivono in una tempesta a cercare un porto monastico o a cercare un monaco, dicendo: «Padre, mi dia una parola». La prima cosa che dico a queste anime è ciò che dice il nostro Padre San Benedetto alla fine del capitolo IV della Santa Regola: Et de Dei misericordia numquam desperare, «E non disperare mai della misericordia di Dio». Invito queste anime a compiere frequenti atti di speranza. I Salmi sono pieni di questi atti di speranza. Mi viene in mente una magnifica Antifona d’Offertorio dal Salmo 30:
In te ho posto la mia speranza, Signore. Ho detto: Tu sei il mio Dio, i miei tempi sono nelle tue mani.
In manibus tuis tempora mea! Questo significa, naturalmente: “Ogni momento della mia vita, ogni situazione, tutte le circostanze delle mie lotte, i miei desideri, tutti i miei passi in avanti e tutte le mie ricadute sono nelle tue mani. Nulla di ciò che è mio è sconosciuto a Te. Tu conosci tutto. Tu vedi tutto. Getto in Te la mia speranza come un’ancora nel mare”. Spesso, nella mia vita, mi sono trovato a ripetere a Nostro Signore: Tu es Deus meus, in manibus tuis tempora mea! «Tu sei il mio Dio, i miei tempi sono nelle tue mani».
Ci sono anime che, in alcuni momenti della loro vita, non sono in grado di fare un solo grande balzo in avanti. A queste dico: «Consentite di fare il più piccolo passo, affidandovi alla grazia divina». È il più piccolo passo, fatto da chi è debole, in difficoltà e stretto da circostanze che sembrano impossibili, a rapire il cuore di Dio. Dopo un piccolo passo, ne seguirà un altro, e poi un altro e un altro ancora. Alla fine, arriva il giorno in cui, guardando indietro, l’uomo vede che, essendo fedele alla grazia nelle piccole cose, ha percorso una grande distanza.
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; chi invece perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Perché che vantaggio ha un uomo se guadagna il mondo intero se poi perde e rovina se stesso? (Luca 9:23-25)
Non c’è cristiano che non abbia dovuto fare i conti con scelte dolorose e costose. Alcune scelte possono, all’inizio, apparire scoraggianti e persino impossibili. Le grandi scelte che cambiano la vita iniziano, tuttavia, con un piccolo passo iniziale e con le mani tese verso lo stesso Gesù che chiamò Pietro a camminare verso di lui sulle acque.
Ma subito Gesù rivolgendosi a loro, disse: «Coraggio, sono io; non temete». Pietro rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni». E Pietro, sceso dalla barca, camminò sulle acque per andare da Gesù. Ma, vedendo la violenza del vento, s’impaurì e poiché cominciava a sommergersi gridò: «Signore, salvami!». Gesù stendendogli subito la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Matteo 14:27-31)
Il grande scrittore cattolico Julien Green (1900-1998) ha trascorso gran parte della sua lunghissima vita in preda all'attrazione per le persone dello stesso sesso. All’età di 19 anni, prese brevemente in considerazione la vita benedettina, ma non si fece mai monaco. Alla fine della sua lunga vita, tuttavia, l’amore di Cristo ha prevalso. Fu per intercessione della suora e mistica francese Yvonne-Aimée di Gesù (1901-1951) che Green riuscì finalmente a scegliere l’amore di Cristo su tutti gli altri amori che avevano frammentato il suo cuore e che lo lasciarono insoddisfatto, vuoto e triste. L’iscrizione sopra la tomba di Green nella chiesa di Sant’Egidio a Klagenfurt, in Austria, dice tutto:
Se fossi stato l’unico uomo al mondo,
Dio avrebbe mandato il suo Figlio unigenito
a essere crocifisso per me e a morire per me.
Qualcuno dirà che è una cosa stranamente orgogliosa da dire.
Io non lo credo.
È un’idea balenata nella mente di più di un cristiano.
Ma chi, allora, Lo avrebbe giudicato,
condannato, flagellato e inchiodato alla croce?
Non ho minimamente dubbi.
Tutto questo l’avrei fatto io.
Ognuno di noi può dire questo,
possiamo dirlo tutti quanti siamo e in ogni angolo del mondo.
Se cercate un ebreo che gli sputi in faccia,
eccomi qua.
Un funzionario romano che lo interroghi?
Un soldato che lo derida?
Un boia che lo inchiodi al legno
perché vi rimanga fino alla fine dei tempi?
Sono ancora io quello capace di fare tutto ciò che era richiesto.
Un discepolo per amarlo?
Ecco la parte più dolorosa di tutta la storia,
e al contempo la più misteriosa,
perché, alla fine, sai bene
che quello sono io. (Julien Green)
Sulla scia della Dichiarazione Fiducia Supplicans, si scrive molto sulle situazioni pastorali difficili. Le anime devono essere aiutate a uscire dal peccato facendo un piccolo passo dopo l’altro, confidando sempre nella grazia di Nostro Signore e non disperando mai della sua misericordia. Le situazioni pastorali difficili non sono una novità. Anzi, sono antiche quanto la stessa Madre Chiesa. Non è mai stato facile seguire Nostro Signore Gesù Cristo.
L’uomo che cerca di salvare la propria vita la perderà; è l’uomo che perde la propria vita per causa mia che la otterrà. (Matteo 16:25)
Per coloro che cadono lungo il cammino, c’è il Sacramento della Penitenza. E per coloro che non possono uscire subito da una situazione oggettivamente peccaminosa e che, nonostante ciò, desiderano seguire Cristo, anche se a distanza (cfr. Matteo 26,58), c’è un’altra soluzione. Quest’altra soluzione ha dimostrato più volte di risolvere le situazioni pastorali più difficili e di rendere possibili cose che quasi tutti, e da tutte le parti, giudicavano impraticabili, se non impossibili. «Perché nulla è impossibile a Dio» (Luca 1:37). Ho conosciuto quest’altra soluzione quasi cinquant’anni fa, durante un ritiro in Francia che mi ha cambiato la vita. La chiamerò “la soluzione mariana”.
Il predicatore del ritiro era un anziano sacerdote, noto per la sua incrollabile fedeltà alla dottrina tradizionale della Chiesa e per la sua saggezza, per la sua pietà, per la sua lunga esperienza di guida delle anime. Padre F. parlò, a un certo punto, del dramma doloroso delle persone che vivevano nell’adulterio o in altri tipi di unioni irregolari o chiuse in schemi di vizio, persone che, nonostante il desiderio sincero e spesso doloroso di tornare ai Sacramenti, si trovavano nell’impossibilità di rompere i legami della relazione peccaminosa o di rinunciare all’occasione prossima del peccato.
Ricordo ancora la storia che Padre F. raccontò: si trattava di un uomo e una donna cattolici, entrambi ancora sposati con i rispettivi coniugi, che per molti anni avevano vissuto insieme in un oggettivo stato di peccato, cercando nel contempo un modo per tornare ai Sacramenti. Padre F. disse loro che finché sarebbero rimasti insieme, vivendo come marito e moglie, non avrebbero potuto accostarsi ai Sacramenti. Intuendo il loro dolore e non volendo lasciarli del tutto senza speranza, padre F. propose un’altra soluzione. Chiese ai "coniugi" se volevano seguire la sua proposta. I "coniugi", sinceri e di indole generosa, promisero che avrebbero fatto tutto ciò che veniva loro richiesto.
Padre F. chiese alla coppia infelice di recarsi in una certa chiesa un determinato sabato mattina e di incontrarlo all’altare della Beata Vergine Maria. La coppia si presentò davanti all’altare della Beata Vergine Maria all’ora stabilita; padre F. disse loro che avrebbe offerto la Santa Messa in onore della Beata Vergine Maria, chiedendole di intervenire nella loro difficile situazione nel modo che il suo Cuore Immacolato riteneva opportuno. La coppia, da parte sua, si limitò ad assistere alla Messa. Entrambi piansero amaramente durante la Messa, unendo le loro lacrime, in qualche modo, alla goccia d’acqua mescolata al vino nel calice.
Al termine della Messa, padre F. chiese alla coppia di promettergli tre cose: 1) partecipare fedelmente alla Santa Messa ogni domenica e giorno festivo senza, ovviamente, ricevere la Santa Comunione; 2) consacrarsi alla Beata Vergine Maria e, in segno di consacrazione, indossare la Medaglia Miracolosa; 3) recitare insieme il Rosario ogni sera. La coppia promise di fare tutte e tre le cose. Nel giro di un anno tutti gli ostacoli al loro ritorno ai Sacramenti furono risolti in un modo tale che colpì la coppia e tutti coloro che li conoscevano, un modo a dir poco miracoloso. Essi furono in grado di ricominciare da capo. La Beata Vergine Maria, Mediatrice di tutte le grazie, ottenne per loro tutte le grazie necessarie per andare avanti nel pentimento e nella perfetta conformità agli insegnamenti di suo Figlio e alle leggi della Chiesa. La storia sembra uscita dalle pagine del libro Le glorie di Maria di Sant’Alfonso.
Padre F. disse che ci furono molti altri casi di miracoli di grazie simili che si verificarono in situazioni pastorali difficili semplicemente perché propose la soluzione mariana e i termini della proposta vennero accettati. La soluzione mariana non è che un modo per mettere in pratica ciò che Sant’Alfonso insegna nel suo meraviglioso libretto, Del gran mezzo della preghiera. (...)
In tutte le discussioni sulla controversia suscitata dalla Dichiarazione Fiducia Supplicans, mi colpisce quanto poco si parli di grazia, della Beata Vergine Maria e di preghiera. C’è una sola soluzione alle situazioni pastorali difficili, e questa soluzione è la grazia. La grazia si ottiene con la preghiera, e la preghiera è alla portata di ogni anima. Ci sono anime a cui vanno di traverso le parole dell’Atto di dolore, ma che possono mormorare un’Ave Maria. Che queste anime facciano ciò molto spesso. Maria, la Mediatrice di tutte le grazie, non rifiuterà la grazia della contrizione a chi, incapace di fare di più, invocherà semplicemente il suo nome.
È un vero peccato che il magnifico testo di San Bernardo, Respice Stellam, Voca Mariam, non venga citato quasi mai da coloro che si occupano di anime in situazioni pastorali difficili. In fin dei conti, la soluzione mariana può essere non solo la soluzione migliore, ma l’unica soluzione.
***
Tu che capisci come in questo scorrere del tempo siamo come naufraghi sbattuti tra tempeste e marosi piuttosto che gente che cammina sulla terra solida, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere travolto dalle tempeste.
Se insorgeranno i venti delle tentazioni, se incorrerai negli scogli delle tribolazioni:
Guarda la stella, invoca Maria.
Se sarai sbattuto dalle onde della superbia, e dell’ambizione, della detrazione, della rivalità aspra:
Guarda la stella, invoca Maria.
Se l’ira, o l’avarizia, o il desiderio disordinato della carne avranno sconquassato la navicella della tua mente:
Guarda la stella, invoca Maria.
Se turbato dalla grandezza dei tuoi peccati, confuso dalla coscienza del tuo grande errore e atterrito dal terrore del giudizio divino, incomincerai ad essere inghiottito nel baratro della tristezza e nell’abisso della disperazione:
Pensa a Maria.
Nei pericoli, nelle angustie, nelle cose dubbie:
Pensa a Maria, invoca Maria.
Seguendo Lei, non sbagli strada.
Pregando Lei, non sarai disperato.
Pensando Lei, non cadi in errore.
Se Lei ti tiene, non cadrai.
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