Chiesa parrocchiale di Sant’Achille dell’arch. Antonio Grasso e dell’ing. Danilo Grasso (anno 2012).
Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici (costo di 2.500.000 euro) anche della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?
Lorenzo
Descrizione del progetto: Fortemente voluta dal compianto Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, per donare alla fervida comunità parrocchiale una chiesa adeguata sia nelle dimensioni che nell’organizzazione spaziale alle necessità di culto attuali indicate dalla CEI, la nuova chiesa della Parrocchia Sant’Achille a Molfetta è stata inaugurata nel 2012 dopo cinque anni dalla posa della prima pietra.
La decisione di non ampliare la chiesa preesistente, risalente alla fondazione della Parrocchia negli anni ’80, ha permesso di conservarne lo spazio nella sua originalità sia per motivi di memoria e attaccamento della comunità, ma anche per permettere lo svolgimento delle attività di culto durante il periodo critico della cantierizzazione durante i lavori, riconvertendosi poi a lavori ultimati in spazio multifunzionale a servizio della chiesa nuova, operazione lungimirante in termini di sostenibilità economica, ma anche ambientale, in tempi non sospetti.
Orientata come da tradizione canonica verso Gerusalemme (asse ovest/est), architettonicamente l’edificio è caratterizzato da un grande volume regolare a forma di parallelepipedo a campata unica rivestito in acciaio Corten, che costituisce l’aula liturgica, sezionato da quatto lame in cemento armato a due a due parallele nelle due direzioni a formare la croce latina riproponendo in chiave moderna il tipico impianto basilicale dell’architettura cristiana romanica, a navate e transetto, nella cui intersezione è collocata chiaramente la mensa eucaristica, la zona più importante della Casa di Dio.
In questo spazio, così come per l’ambone, il battistero e il tabernacolo, l’architetto progetta anche le opere d’arte scultoree unificando arte e architettura in un sodalizio ritrovato, eliminando il confine tra le due discipline, tra spazio e immagine, tra decoro e funzionalità.
A destra dell’altare all’interno di uno spazio volutamente semicircolare è collocato il coro feriale, mentre dalla scala a chiocciola retrostante attraverso un percorso sopraelevato si percorre la navata nella sua lunghezza per raggiungere la zona sull’ingresso principale dove è collocato il grande organo a canne e la schola cantorum per le manifestazioni solenni, nella posizione sempre rimandante alla tradizione delle grandi cattedrali antiche.
Altro tema fondamentale è la materia “intangibile” della luce, che filtra naturalmente dal perimetro vetrato del parallelepipedo in corten che sembra fluttuare sospeso, ma anche dagli “squarci” generati dal volume tagliato dai setti in cemento, in modo che le due materie, cemento e metallo, idealmente non si tocchino, ma facciano filtrare la luce indirettamente nello spazio, creando l’atmosfera adatta al raccoglimento spirituale e alla preghiera.
Di notte invece, la luce artificiale è sapientemente regolata da dispositivi ad intensità variabile per creare i diversi scenari necessari ai differenti momenti della liturgia, in particolare la retroilluminazione del crocifisso in ottone bronzato fa sì che il messaggio comunicato, come da indirizzo della CEI, non sia solo quello di una croce come culmine della passione del Cristo, ma anche e soprattutto come luogo della sua trascendenza alla Vita Immortale per mezzo della Resurrezione. Nel complesso, infine, l’edificio mantiene una lettura inalterata nella trasposizione tra interno ed esterno, a cui si aggiunge il grande muro laterale, alto circa 20 metri, che crea il porticato di ingresso alla cappella feriale e al contempo permette, grazie alla grande croce intagliata nel vuoto della muratura, di indicare anche a notevole distanza, la presenza della Parrocchia nel quartiere.
Fotografie degli esterni:
Fotografie degli interni:
Ennesimo frutto avvelenato della cd. primavera conciliare, che ha distrutto la fede!!
RispondiEliminaMi indichi uno o due elementi che sono contrari alla fede cattolica?
EliminaSul serio però eh.
Mi chiedo con disgusto come può una persona che dice che il Concilio ha distrutto la fede a definirsi cattolica.
EliminaQui si è passato il segno ormai da tempo, e la foga fanatica dei tridentini è sempre peggio. Fra poco si autonomineranno preti, vescovi e papa.
Perchè leggere cose che la disgustano?
EliminaCredo che sia assai più problematico definirsi cattolico per chi non crede più all'inferno, per chi disprezza tutti Concili precedenti ( i soli dogmatici!!), per chi benedice gli omosessuali praticanti.....e l'elenco potrebbe continuare!!
Elimina09.07, piuttosto, perché persone che disprezzano la Chiesa continuano a definirsi cattolici. C’è tanto altro in giro, senz’altro riusciranno a trovare un’istituzione più vicina alla loro indole.
EliminaL'anonimo delle 16.29 ha detto "primavera conciliare" e se non ricordo male, Paolo VI stesso ha detto che la "primavera conciliare" non è stata propriamente una "primavera" ("Ci si aspettava...").
RispondiEliminaIl fatto che il Tabernacolo (dov'è il Signore Gesù realmente presente!) debba essere messo a lato e non in centro, come spesso accade nelle nuove chiese, non è un particolare irrilevante! Se crediamo che Cristo è lì, perché metterlo di lato? Nella sala del Re, il trono si mette forse da una parte e non in centro?
Prego, prima della riforma tridentina, il tabernacolo era spesso di lato e non sull’altare. Non ha mai creato problemi a nessuno.
EliminaDovrebbe studiare un po’ la storia: il tabernacolo non fu al centro per secoli e secoli. Forse allora avevano un’altra religione? Forse non rispettavano Gesù perché non avevano l’altare tridentino?
EliminaLa questione non è dove era il Tabernacolo nei vari secoli di storia della Chiesa. La Chiesa a un certo punto ha compreso che il Santissimo dovesse essere riposto nel Tabernacolo al centro della chiesa per aiutare i fedeli ad adorare Gesù Cristo Eucaristico contro le eresie che nascevano, in primis con la rivoluzione luterana. Adesso lo si sposta perché nella nuova teologia liturgica l'importante è l'assemblea, il ritrovarsi intorno alla mensa e infatti si è spostato anche il crocifisso dal centro dell'altare perché "dà fastidio, non si vede il prete" come ho sentito dire più volte. Nella nuova Messa, il centro è diventato il prete e infatti molti preti sono così invogliati nei loro show di intrattenimento.
EliminaEh no. La chiesa non ha “compreso”, ma ha adottato, IN UN CHIARO CONTESTO STORICO, quella soluzione. Oggi, con la stessa autorità di allora, ne adotta un’altra.
EliminaIl resto, sono solo sue chiacchiere, senza nessuna base o prova.
Saluti.
Nel presbiterio si celebra la liturgia della parola e quella eucaristica.Nelle chiese che hanno una cappella adatta alla preghiera e meditazione si può conservare il S.Sacramento
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