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domenica 28 gennaio 2024

Ma chi «guida» la pace liturgica? Prima parte della nostra inchiesta: uno sguardo indietro a sessant’anni di autismo episcopale #paceliturgica

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1000 pubblicata da Paix Liturgique il 23 gennaio, in cui Christian Marquant, presidente dell’associazione Paix Liturgique – in forma di intervista – ripercorre la storia dei movimenti che in Francia ed in Europa, negli ultimi sessant’anni, dopo il Concilio Vaticano II, stanno lavorando per ricostruire la «pace liturgica»: tra i moltissimi fedeli laici che si oppongono al Neomodernismo imperante ed i Pastori che non ascoltano.

L.V.


Chi «guida» la pace liturgica? Questa domanda si è riproposta ad alcune persone, chierici e laici, che non conoscono la storia dell’associazione Oremus-Paix Liturgique in occasione degli attuali sconvolgimenti nella Diocesi di Quimper e Léon e sulla scia di quelli avvenuti ieri o più recentemente a Digione, Grenoble, Tours e in molti altri luoghi. Abbiamo chiesto al nostro amico Louis Renaudin di approfondire la questione con Christian Marquant, presidente dell’associazione Paix Liturgique.

Louis Renaudin - Caro Christian, la domanda che alcuni che non ti conoscono si pongono è, come si suol dire, «per chi rotola la pace liturgica»?

Christian Marquant - Una domanda così diretta richiede una risposta altrettanto diretta ed estremamente semplice: fin dalla sua creazione, nell’anno 1987, l’associazione Paix Liturgique è «in cammino», semplicemente per i laici che sono perplessi di fronte alle innovazioni del Cattolicesimo contemporaneo e che desiderano continuare a vivere la loro fede e a pregare al ritmo della Chiesa dei loro antenati. L’associazione Paix Liturgique è «in cammino» per tutti quei fedeli che sono i grandi dimenticati della Chiesa post-conciliare e che sono spesso perseguitati da coloro che dovrebbero amarli.

Louis Renaudin - Siete «in cammino per i dimenticati e i perseguitati»?

Christian Marquant - Sì, l’associazione Paix Liturgique «rotola» per i dimenticati, i perseguitati! Perché nonostante le dichiarazioni ufficiali da più di mezzo secolo sottolineino con forza il ruolo dei laici e l’importanza che si dovrebbe dare loro, la realtà, purtroppo, è ben diversa e i laici di cui parlo non sono ascoltati né sentiti dai loro padri, da coloro che gestiscono la Chiesa oggi, che non vogliono credere che esistano e che non esitano a perseguitarli.

Louis Renaudin - Perché questa contraddizione?

Christian Marquant - Semplicemente perché i demagoghi che dalla metà degli anni Sessanta hanno promosso la «promozione dei laici» non hanno mai immaginato quello che sarebbe successo. Questi uomini di Chiesa innovatori vivevano e vivono tuttora in una bolla, tagliati fuori dalla realtà del mondo dei fedeli cattolici.

Louis Renaudin - E cosa è successo?

Christian Marquant - All’epoca del Concilio Vaticano II, questi innovatori temevano un mondo clericale conservatore e piuttosto ostile alle loro iniziative neomoderniste. Così giocarono la carta del laicato, pensando ingenuamente che i laici sarebbero stati naturalmente più moderni dei chierici.

Louis Renaudin - Ma non è quello che è successo?

Christian Marquant - Non esattamente. Sebbene negli anni Sessanta ed Ottanta una piccola frazione di laici «impegnati» abbia sostenuto attivamente le derive post-conciliari, questa corrente non si è riprodotta e ha cominciato a declinare e poi a spegnersi molto rapidamente, quasi scomparendo dalla Chiesa contemporanea. Allo stesso tempo, altri laici si sono riprodotti, diventando più giovani e più numerosi. Hanno alzato la voce per far sapere che non sono favorevoli alle derive catechistiche, liturgiche e morali in corso.

Louis Renaudin - Ha qualche esempio?

Christian Marquant - Prendiamone due. Il primo è la creazione dell’associazione Una Voce, in Norvegia, nel mese di ottobre 1964, poi in Francia, Svizzera, Italia (con Cristina Campo come cofondatrice), Inghilterra, Germania ecc. Questa iniziativa è stata molto importante perché ha rivelato fin dall’inizio la dimensione internazionale, quasi universale, della resistenza laica allo «spirito del Concilio», che poteva contare sulle ambiguità del «nello stesso tempo» dei testi conciliari. La costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium incoraggiava l’uso del latino nella liturgia e del canto gregoriano, favorendo al contempo l’uso delle lingue vernacolari. Nell’anno 1965, ad esempio, prima della pubblicazione del nuovo Messale, il Canone era conosciuto in francese. A quel tempo, si trattava di un «abuso».

Louis Renaudin - Ma l’associazione Una Voce era solo un gruppo minoritario.

Christian Marquant - Non dimentichiamo che la Foederatio Internationalis Una Voce, fondata a Zurigo nell’anno 1967, è presente in oltre cinquanta Paesi e non è quindi solo un piccolo gruppo. È la rivelazione che, fin dall’inizio dello sviluppo delle derive post-conciliari, si sono levate voci che hanno infranto il mito dell’accordo unanime dei laici verso le innovazioni pastorali e catechistiche. Questi laici non erano né marginali né in minoranza, come il tempo avrebbe poi dimostrato.

Louis Renaudin - E il secondo esempio?

Christian Marquant - Il secondo esempio è il movimento Silencieux de l’Église, un’associazione fondata nell’anno 1969 da Pierre Debray, che non era affatto silenzioso, per «opporsi all’autodistruzione della Chiesa, in particolare in termini di catechesi, contestando l’ortodossia del Catechismo olandese». Il movimento si riunì a Versailles il 7 e 8 novembre 1970, con la partecipazione di quasi diecimila persone.

Louis Renaudin - Un numero non trascurabile…

Christian Marquant - Tanto più che questo movimento ci ha dato un’idea di chi fossero i «silenziosi», rivelando l’esistenza di un ampio spettro sociale che riuniva nella stessa convinzione ministri, contadini e minatori del nord della Francia, professori universitari e giovani avvocati e medici. Un caleidoscopio abbastanza rappresentativo della Francia dell’epoca.

Louis Renaudin - Questo movimento portò a un ammorbidimento dei moderni?

Christian Marquant - Assolutamente no, anche se i media coprirono ampiamente l’evento e il suo successo.

Louis Renaudin - Ha una spiegazione per questo vuoto?

Christian Marquant - Ne ho due. La prima è che, poiché questo movimento non corrispondeva all’immaginario dei sostenitori dello Spirito del Concilio, essi potevano rispondere solo con una forma di negazionismo autistico. Infatti, è a questo punto che cominciano a comparire commenti sprezzanti come «un raduno di nostalgici», «veterani», «petainisti», «resti di un’altra epoca» e «reazionari».

Louis Renaudin - Il secondo?

Christian Marquant - È quasi più fondamentale. È che gli ecclesiastici che erano visti come sostenitori di questo movimento laico, come don Luc Joseph Charles Lefèvre, erano disprezzati dagli ecclesiastici che avevano preso il controllo della Chiesa in Francia. La pressione esercitata immediatamente su di loro fu tale che fu impossibile per loro continuare a partecipare e incoraggiare il movimento, che si trovò isolato in un’epoca in cui i laici erano ancora abituati a essere molto «sottomessi» alle ingiunzioni del clero. Un chierico, chiunque esso sia, è molto dipendente dalla sua gerarchia e non ha praticamente alcun margine di manovra in caso di conflitto. Quindi, se le autorità dicono loro di tacere o addirittura di rinunciare, si scopre che pochissimi di loro hanno i mezzi finanziari per continuare a mantenere la loro posizione.

Louis Renaudin - Ce ne sono stati?

Christian Marquant - Molti, ma raramente giovani disposti a sacrificare la propria carriera e persino il proprio futuro. È il caso, ad esempio, di don Gilles Dubosc, che ha avuto il coraggio di fare questo tipo di scelta, e di dom Gérard Calvet, che ha fondato il Priorato di Bédoin e poi l’Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux. La storia dimostra che questi eroi erano molto pochi.

Louis Renaudin - Ma tornando ai Silencieux, hanno continuato il loro movimento?

Christian Marquant - Non proprio, perché mentre i chierici erano obbligati a sottomettersi alla loro gerarchia, la maggior parte dei laici non si era ancora resa conto delle proprie responsabilità. Così i Silencieux tornarono a tacere, così come la maggior parte dei movimenti cattolici che erano più o meno chiaramente in contrasto con l’ideologia post-conciliare, che si ritirarono nelle loro tende, come l’organizzazione Cité Catholique e molti altri.

Louis Renaudin - Quindi i laici che si opponevano alle derive modernizzatrici non avevano più alcuna speranza di essere ascoltati.

Christian Marquant - In effetti, di fronte a prelati autistici o vigliacchi, le loro possibilità di essere ascoltati erano diventate scarse. Ma come Cattolici sappiamo che la Divina Provvidenza sa agire quando vuole e come vuole, e in un certo senso è quello che è successo nell’anno 1976.

Louis Renaudin - Cosa è successo nell’anno 1976?

Christian Marquant - Un miracolo in mezzo alla tempesta. Era il sondaggio fatto il 13 agosto 1976, nel bel mezzo dell’«estate calda», così chiamata per l’ondata di calore di quell’anno ma anche in riferimento all’estrema agitazione provocata nella Chiesa dalla Santa Messa tradizionale celebrata da mons. Marcel François Lefebvre davanti a migliaia di fedeli a Lille. Un sondaggio pubblicato dall’Institut français d’opinion publique e dal quotidiano lionese Le Progrès ha rivelato l’entità del malcontento, rivelando che il 48 per cento dei Cattolici praticanti riteneva che la Chiesa si fosse spinta troppo oltre nelle sue riforme. Questa cifra comprende senza dubbio la stragrande maggioranza di coloro che hanno smesso di praticare tra l’anno 1965 e l’anno 1976, un movimento che continua ancora oggi (e che si può misurare in Germania, dove ogni anno centinaia di migliaia di Cattolici dichiarano di non voler più pagare le tasse per la Chiesa; o perché sono totalmente secolarizzati, o perché non si riconoscono più in essa).

Louis Renaudin – Impressionante…

Christian Marquant - Sì, è impressionante, perché il sondaggio dell’anno 1976 ha rivelato che, più di dieci anni dopo il Concilio Vaticano II, in un momento in cui tutte le forze della Chiesa conciliare erano impegnate a far credere che la Chiesa fosse sull’orlo dello scisma e che mons. Marcel François Lefebvre fosse il colpevole criminale, il 26 per cento dei Cattolici praticanti francesi era d’accordo con lui e il 42 per cento dei Cattolici praticanti pensava che le riforme avessero avuto l’effetto di allontanare la Chiesa dalla sua dottrina originale.

Louis Renaudin - Come hanno reagito i pastori a questa rivelazione?

Christian Marquant - La rivelazione che tra un terzo e la metà dei fedeli si opponeva alla linea ufficiale della Chiesa è stata troppo forte per i nostri pastori. Infatti, dopo una lieve reazione, i nostri prelati sono ricaduti a lungo nell’autismo assoluto.

Louis Renaudin - Perché, in effetti, questo sondaggio rivela un enorme livello di opposizione.

Christian Marquant - Per noi, la cosa più importante è sapere che, accanto a un’istituzione spesso autistica, c’è una popolazione cattolica che, pur essendo in gran parte silenziosa, non è in sintonia con la linea neomodernista ufficiale, il che getta luce su diversi eventi che si svolgeranno negli anni a venire.

Louis Renaudin - Di cosa sta parlando?

Christian Marquant - Innanzitutto, l’occupazione della Église Saint-Nicolas-du-Chardonnet nell’anno 1977, che, ricordiamo, aveva una lunga preistoria raccontata in dettaglio nella corrispondenza tra mons. François Ducaud-Bourget FSSPX e il card. Gabriel Auguste François Marty, che si era sempre rifiutato di dare una chiesa alle migliaia di parigini che protestavano contro gli eccessi del Modernismo. E poi c’è stato l’affare Port-Marly, dieci anni dopo, nel 1987.

Louis Renaudin - Un evento simile?

Christian Marquant - In larga misura, rivelando l’importanza del fronte che rifiutava lo Spirito del Concilio. Questi due eventi hanno avuto un ampio sostegno popolare e intergenerazionale.

Louis Renaudin - Pensa che questi resistenti cattolici francesi si sentissero numerosi?

Christian Marquant - Per niente. Pensavano di essere gli unici, forse gli ultimi. È in questo contesto che abbiamo fondato l’associazione Oremus per cercare di aiutarli.

Louis Renaudin - Una confederazione?

Christian Marquant - No, una rete. Perché ogni gruppo aveva una sua storia specifica, e ognuno agiva in un contesto particolare con logiche locali che non potevano essere generalizzate. Ma tutti questi Cattolici isolati avevano bisogno di sapere che non erano soli e che ovunque in Francia, e anche all’estero, altri gruppi simili stavano affrontando gli stessi rifiuti e le stesse manipolazioni.

Louis Renaudin - Così è nata la rete Paix Liturgique.

Christian Marquant - Esattamente! Cercando di sensibilizzare i nostri pastori sulle migliaia di Cattolici perseguitati. Devo ammettere che questa rete mi ha colpito per le sue dimensioni, la sua diversità e la sua vitalità.

Louis Renaudin - Ma lei voleva andare oltre.

Christian Marquant - Sì, organizzando dei sondaggi. Ho già accennato (Lettera 699, 18 giugno 2019) al nostro incontro, nell’anno 1990, con mons. Michel Moutel (allora Vescovo di Nevers e responsabile dei Tradizionalisti all’interno della Conférence de Évêques de France), il quale era ancora convinto che i Cattolici legati alle forme e alla fede tradizionali fossero pochi: «Al massimo siete cinquantamila in Francia». In un certo senso, questo ci ha costretto a cercare di dimostrargli che si sbagliava.

Louis Renaudin - Come ci siete riusciti?

Christian Marquant - Direi per caso, sapendo che il caso è la Provvidenza, con l’idea di fare un sondaggio nazionale per sapere quale liturgia volevano i Cattolici francesi.

Louis Renaudin - È stato il primo dei famosi sondaggi dell’associazione Paix Liturgique.

Christian Marquant - Non so se fossero famosi, ma hanno fatto conoscere a molti una realtà a cui non avevano mai potuto credere. In effetti, erano moltissimi i Cattolici praticanti e non praticanti, in Francia e nel mondo, che si opponevano alla tendenza alla modernizzazione, e pochi, pochissimi, quelli che la difendevano, per non parlare della maggioranza liberale che considerava legittimi i nostri desideri. Da questo mezzo secolo di reazione laica si evince che i fedeli che si opponevano al Neomodernismo imperante erano, e sono ancora oggi, più numerosi (direi che rappresentano almeno un terzo dei Cattolici praticanti).

Louis Renaudin - Ma se eravate così tanti, perché i nostri pastori non vi hanno ascoltato?

Christian Marquant - Perché l’autismo dei pastori aveva una causa fondamentale. Le basi della nostra fede erano state insidiosamente modificate. In effetti, non si trattava solo di mettere le cose in chiaro per armonizzarsi senza troppi costi con i colleghi laici, ma i nostri prelati dovevano tornare a orientamenti profondi che non avevano né l’intenzione né il coraggio di cambiare.

Louis Renaudin - Ma è possibile?

Christian Marquant - È quello che cercherò di dimostrare nel corso della nostra seconda intervista, in cui cercherò di analizzare le mutazioni avvenute nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, fino a modificarne la natura e la fede, fino al punto in cui ci troviamo: la Chiesa non oppone praticamente alcuna resistenza alla secolarizzazione, se non all’interno di quelle che vengono chiamate le ultime «forze vive» del Cattolicesimo, e sembra pronta a scomparire anima e corpo.

2 commenti:

  1. Molto interessante. Grazie!

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  2. Signor Ch. Matqiant che Dio La benedoca
    Cordialmente
    Cosimo Damiano Marti
    Foederatio Internationalis "Juventutem"
    .

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