Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 992 pubblicata da Paix Liturgique il 28 dicembre, in cui condivide un articolo di Jonathan Derbyshire apparso sul quotidiano Financial Times il 7 agosto 2023, nella misura in cui le riflessioni di Jonathan Derbyshire incorporano dati religiosi e persino liturgici.
Sono tanto più interessanti in quanto provengono dall’«esterno».
Il Financial Times è un quotidiano economico e finanziario britannico, considerato il principale quotidiano economico in Europa, con oltre un milione di abbonati.
Jonathan Derbyshire, caporedattore del Financial Times, già direttore della rivista mensile Prospect e redattore culturale della rivista settimanale New Statesman, è un giornalista particolarmente professionale, ma non è affatto un giornalista religioso e tanto meno un tradizionalista.
L.V.
Dall’Italia e dalla Spagna alla Polonia, i partiti di destra sottolineano la sovranità nazionale e i valori conservatori della famiglia.
La scorsa settimana, centinaia di migliaia di giovani cattolici provenienti da tutto il mondo sono confluiti nella capitale portoghese Lisbona per la 37ª Giornata mondiale della gioventù, un raduno religioso internazionale che si è svolto per la prima volta a Roma nel 1986. In un sermone pronunciato in città il 3 agosto, papa Francesco ha ricordato ai presenti che «nella Chiesa c’è posto per tutti».
Più di 42.000 dei 354.000 pellegrini provenivano dalla Francia (il quarto contingente nazionale più numeroso dopo spagnoli, italiani e portoghesi). Un sondaggio tra i giovani cattolici francesi che avevano in programma di recarsi a Lisbona, pubblicato a maggio dal giornale religioso La Croix, suggerisce che forse non sono stati particolarmente ricettivi alla visione ecclesiastica espansiva di papa Francesco.
Mentre la frequenza alle chiese in Francia continua a rasentare livelli che sono una piccola frazione di quelli visti negli anni Cinquanta, il sondaggio suggerisce che i giovani cattolici francesi di oggi sono molto osservanti e prediligono le forme più tradizionali di rito, compresa la Santa Messa tradizionale. Secondo il politologo Yann Raison du Cleuziou, questo gruppo, che esercita un’influenza sproporzionata rispetto alle sue dimensioni (grazie ai social media e ad altri effetti di rete), è al centro del riemergere del Cattolicesimo conservatore come forza politica, oltre che religiosa.
Né la fusione della politica identitaria cattolica con il populismo nativista e «sovranista», descritta dal politologo Yann Raison du Cleuziou, è un fenomeno peculiare della Francia. Il successo elettorale di partiti come Vox in Spagna e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, il più grande partito della coalizione italiana al governo, lo testimonia.
I risultati del sondaggio francese evidenziano una concezione del rapporto tra autorità religiosa e potere politico temporale in contrasto con quella che lo stesso papa Francesco ha identificato come una «sana laicità» in cui «Dio e Cesare rimangono distinti ma non opposti». Nel sondaggio del giornale La Croix, il 59 per cento vede la Chiesa come un «faro che indica la via attraverso le tenebre» della modernità secolare.
Il politologo Yann Raison du Cleuziou sostiene che l’idea che i politici democratici non abbiano il diritto di interferire con l’«ordine naturale» delle cose è al centro di una «Contro-rivoluzione cattolica» contemporanea. Per lui le origini di questo revanscismo in Francia sono da ricercare nel movimento Le Manif pour tous che, nel 2012-14, ha portato migliaia di persone in piazza per protestare contro il matrimonio gay.
In Italia, le proteste del Family Day contro il matrimonio egualitario hanno mobilitato centinaia di migliaia di persone a Roma nel 2016. Quest’anno il Governo Meloni ha dato istruzioni ai Sindaci delle città di non rilasciare certificati di nascita che riconoscano le coppie omosessuali come genitori legali dei bambini.
Nel 2016, una delle propaggini dell’associazione Le Manif pour tous, un gruppo chiamato Sens Commun, ha giocato un ruolo chiave nell’assicurare a François Fillon la candidatura alle elezioni presidenziali francesi di centro-destra. Sfoggiando la propria fede, François Fillon, la cui campagna è poi crollata a causa di uno scandalo finanziario, ha fatto un discorso di successo su quello che gli scienziati sociali Hervé Le Bras ed Emmanuel Todd hanno memorabilmente definito «Cattolicesimo zombie»: un «agente strutturante nell’educazione e nella politica» che continua a esercitare influenza nonostante il drammatico declino della religione nella sua «dimensione rituale».
Allo stesso modo, le incursioni elettorali di Vox in Spagna – che rimangono significative a livello regionale e municipale, nonostante il partito non abbia ottenuto risultati soddisfacenti alle elezioni parlamentari di luglio – non possono essere comprese adeguatamente senza prestare attenzione all’aspetto religioso (specificamente cattolico).
Quando Vox è entrato per la prima volta nel Parlamento europeo nel 2019, ad esempio, non ha aderito al raggruppamento Identità e Democrazia, a cui appartengono il Rassemblement National di estrema destra francese e la Lega italiana. Si è invece unito a Fratelli d’Italia nel blocco dei Conservatori e Riformisti europei, insieme al partito cattolico-nazionalista Diritto e Giustizia della Polonia.
La dichiarazione di principi e valori dell’ECR include un impegno per «l’importanza della famiglia» e per «l’integrità sovrana dello Stato nazionale, l’opposizione al federalismo dell’Unione Europea e un rinnovato rispetto per la vera sussidiarietà».
Gli studenti più attenti della storia politica europea del XX secolo noteranno una ricca ironia. La «sussidiarietà» – l’idea che il potere debba essere distribuito verso il basso, alle autorità locali e regionali, e verso l’alto, alle organizzazioni sovranazionali – era uno dei valori chiave della Democrazia Cristiana del dopoguerra. Si trattava di un’ideologia politica che cercava di riconciliare il Cristianesimo (in particolare il Cattolicesimo) con la democrazia liberale, non di opporvisi, e che più di ogni altra ha dato forma al progetto di integrazione europea che gli identitari cattolici oggi anatemizzano.
Alcune riflessioni dell’associazione Paix Liturgique
1. Ci permettiamo solo di fare una piccola correzione nella conclusione. Il principio di sussidiarietà citato da Jonathan Debyshire era, è vero, un valore della Democrazia Cristiana, ma per caso. Si tratta infatti di un principio cardine della Dottrina sociale della Chiesa, che troppo facilmente dimentichiamo essere stata formulata, soprattutto da Papa Leone XIII nella lettera enciclica Rerum novarum, come dottrina antiliberale e antisocialista. In breve, sul piano sociale, era l’applicazione dell’antiliberismo politico del corpus di Papa Leone XIII (lettera enciclica Immortale Dei, sulla costituzione cristiana degli Stati, per esempio). È in contrasto con i suoi stessi principi che Papa Leone XIII ha sostenuto una politica di raccolta di consensi che la Democrazia Cristiana ha poi abbracciato.
2. Ma in questo articolo particolarmente documentato, segnaliamo soprattutto che, sulla base di Une contre-révolution catholique. Aux origines de La Manif pour tous del sociologo Yann Raison du Cleuziou (Seuil, 2019), Jonathan Debyshire vede nel Cattolicesimo tradizionale una sorta di matrice per il riemergere del Cattolicesimo conservatore come forza politica e religiosa, la cui importanza numerica è tuttavia ridotta rispetto all’influenza che esercita.
3. Così, in mezzo a un mondo che sta crollando e perdendo l’orientamento, la Santa Messa tradizionale, sostenuta dal Catechismo tradizionale, funge da spina dorsale, per quanto fragile, ma provvidenziale.
La religio civilis senza Dio serve solo alla politica. Qualcuno ha detto" date a Dio quel che è di Dio, date a Cesare quel che è di Cesare".
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