Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 985 bis pubblicata da Paix Liturgique il 13 dicembre 2023, in cui si riproduce l’articolo di Jean-Pierre Maugendre, pubblicato da Renaissance Catholique il 7 dicembre.
L’articolo racconta della vicenda dei due monasteri domenicani di Fanjeaux ed in particolare di quello legato alla Tradizione, in forte espansione ma tacciato di essere «lefebvrista», a differenza dell’altro, sottomesso «ai venti dominanti della secolarizzazione», in pieno declino.
L.V.
Questa è la domanda – provocatoria ma non priva di fondamento – posta da Marguerite de Lasa in un articolo pubblicato sul quotidiano La Croix il 4 dicembre con il titolo: «À Fanjeaux, dans le cerceau de l’ordre dominicain, deux Églises se face» [A Fanjeaux, nella culla dell’Ordine domenicano, si fronteggiano due Chiese: N.d.T.].
Due chiese?
A sinistra c’è la comunità storica di undici monache domenicane, di età compresa tra i 50 e i 100 anni, senza novizie, insediate nella Basilica del Monastero di Prouilhe.
A destra ci sono le monache domenicane di Cammazou, che vivono lì dal 1975 e sono caricate di epiteti generalmente considerati di scarso valore, come «appartenere alla Fraternità sacerdotale San Pio X», «celebrare (sic) in rito tridentino», «essere considerate scismatiche dalla Chiesa», circondate da «famiglie numerose» e così via.
È triste, anche se senza dubbio inconsapevole, ma non sorprende che provenga dal quotidiano non ufficiale dell’Episcopato francese.
I fatti sono ostinati
Ricordiamo i fatti: nell’anno 1975, venti suore, guidate dall’ex Superiora generale, madre Anne-Marie Simoulin S.N.J., lasciarono la loro congregazione delle Domenicane del Santo Nome di Gesù a Tolosa e si stabilirono a Cammazou, sostenute da un frate domenicano, padre Michel de Chivré O.P. Queste suore rifiutarono l’aggiornamento delle loro costituzioni – che erano state riformate nell’anno 1953 da un altro frate domenicano, padre Roger-Thomas Calmel, e dalla Superiora di allora, madre Hélène Jamet S.N.J. – la riforma liturgica, i nuovi catechismi, i contratti di associazione con lo Stato ecc. Hanno anche rifiutato il modo in cui questi cambiamenti sono stati imposti, in spregio alla legge della Chiesa, dalla Congregazione dei religiosi, deponendo una Madre Generale, nominandone un’altra, e così via. A questo proposito, si consiglia a tutti di leggere il libro ben documentato di suor Alice-Marie, Rupture ou Fidélité 1948 - 1975: une congrégation religieuse dans l’Eglise ébranlée [Rottura o fedeltà 1948 - 1975: una congregazione religiosa nella Chiesa scossa: N.d.T.] [QUI: N.d.T.].
Mezzo secolo dopo, i fatti sono sotto gli occhi di tutti: le venti suore sono diventate 257, di cui 23 novizie, gestiscono 21 case in quattro Paesi ed educano 2.577 alunni. A Cammazou ci sono 45 suore, con un’età media inferiore ai 45 anni. I lettori del quotidiano La Croix non sapranno nulla di tutto questo, perché sono invitati a dispiacersi per le ultime due Suore del Verbo Incarnato e del Santissimo Sacramento, che hanno dovuto vendere il loro luogo di accoglienza per gruppi, che alla fine è stato venduto alle suore Domenicane del Santo Nome di Gesù di Cammazou. Non riusciamo a capire le ragioni di tali omissioni, che tuttavia fanno innegabilmente parte dello stato della questione e illustrano in modo eloquente la richiesta che mons. Marcel François Lefebvre fece alle autorità romane del suo tempo: «Facciamo esperienza della Tradizione».
Strani scismatici!
Marguerite de Lasa scrive di «due Chiese» che si fronteggiano. Escludere dalla Chiesa una comunità religiosa che non è canonicamente legata alla Fraternità sacerdotale San Pio X, alla quale tuttavia chiede un sostegno sacerdotale e che fornisce cappellania alle sue scuole, è un giudizio avventato. Per inciso, a proposito dello «scisma lefebvrista», Papa Benedetto XVI ha tolto le scomuniche imposte ai Vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X il 24 gennaio 2009 e papa Francesco ha concesso ai sacerdoti di tale fraternità il diritto di confessare il 21 novembre 2016 e il diritto di celebrare matrimoni il 4 aprile 2017. Che curiosi scismatici!
È davvero imparziale gratificare la Priora di Prouilhe con uno «sguardo blu malizioso» che suscita simpatia, quando l’ingresso di madre Marie des Neiges, di Cammazou, avviene dopo la menzione di un cartello che invita le ragazze a indossare gonne «di lunghezza ragionevole»? Questo fatto ha meno probabilità di suscitare l’empatia del lettore.
Alla fine, forse suor Geneviève-Emmanuel, della comunità di Prouilhe, ha avuto le ultime parole: «È come se fossimo in due mondi, in due universi diversi». Sembra che sia proprio così, con l’ulteriore precisazione che, secondo l’articolo stesso, sono piuttosto le suore di Cammazou a recarsi dalle loro consorelle, in occasione di un incendio o di un’esposizione di presepi, che non viceversa. È deplorevole che questo articolo non sembri consentire alcun dibattito di fondo, come se l’accusa di «lefebvrismo» fosse di per sé un argomento sufficiente per rinunciare a qualsiasi ragionamento. Non è certo a favore dell’ermeneutica della continuità con il seguente codicillo aggiuntivo, a giudicare dalla semplice constatazione della realtà: uno di questi mondi, quello del Cattolicesimo di convinzione, ancorato a duemila anni di Tradizione cattolica, è giovane e in pieno sviluppo; l’altro, quello della sepoltura e della sottomissione ai venti dominanti della secolarizzazione dell’ambiente, sta morendo e finge di non rendersene conto.
Che San Domenico dal cielo protegga tutte le suore che, sul suo esempio, hanno abbandonato tutto per seguire Cristo, e che ci infiammi con il suo zelo per la verità e la salvezza delle anime!
Di fatto sono legate alla FSSPX. Personalmente in questo ci vedo un merito. Grazie a Dio per averci donato Mons. Marcel Lefebvre!
RispondiElimina