Mala tempora currunt.
Sempre peggio.
"Nuovi statuti ma non solo: il Papa auspica «una "coraggiosa rivoluzione culturale"» per «una teologia “in uscita”»".
QUI il testo completo del Motu Proprio.
QUI Stefano Fontana.
Catholic World Report – Larry Chapp (teologo): "Il nuovo documento papale si presenta come una conclusione in cerca di un'argomentazione: “Se il nuovo Motu proprio, intitolato Ad theologiam promovendam, viene letto attraverso la lente degli attuali dibattiti teologici, è chiaro che privilegia il sogno a lungo cercato dei teologi progressisti.”(…) Questo tipo di affermazione ha un vero e proprio pedigree teologico nella Chiesa, un pedigree decisamente progressista in un registro liberale rahneriano.(…)In quest'ottica, la tempistica di Ad theologiam promovendam non è casuale. La visione teologica che propone è proprio in sintonia con la richiesta del Sinodo di una "Chiesa in ascolto" che faccia teologia, per la prima volta, in modo da tenere conto della vox populi. Naturalmente, nelle teologie dell'esperienza a cui si appellano sia il Sinodo che il Motu proprio c'è anche una grande dose di romanticizzazione e di essenzializzazione di questa "voce del popolo". Come abbiamo visto nel Sinodo, alcune voci sono più uguali di altre e quindi vale la pena ascoltarle di più proprio perché si adattano bene alla grande narrazione della "Chiesa come oppressore dei cattolici comuni", che è il mito di origine di tante di queste teologie dell'esperienza.(…) Questo è il colpo post-sinodale del Papa su ciò che vuole che accada prima del prossimo Sinodo del 2024. È schietto e brutale, ma a suo modo pacato e avventuroso. Un po' come il Papa stesso. Sa di miele. Con un pizzico di arsenico".
Luigi
BORGO PIO 02_11_2023
Ad theologiam promovendam è il 48° motu proprio di Papa Francesco, che approva i nuovi statuti della Pontificia Accademia di Teologia.
Sin dall'incipit il documento si pone in antitesi con quanto fatto in passato (vero e proprio leit-motiv di questo pontificato): «Per promuovere la teologia in avvenire non ci si può limitare a riproporre astrattamente formule e schemi del passato». Dopo aver ripercorso la storia della Pontificia Accademia (da Clemente XI a San Giovanni Paolo II) e dei vari aggiornamenti degli Statuti, Francesco afferma che «è giunto il momento di revisionare queste norme, per renderle più adatte alla missione che il nostro tempo impone alla teologia».
Di quale teologia ha bisogno il nostro tempo? «A una Chiesa sinodale, missionaria ed “in uscita” non può che corrispondere una teologia “in uscita”». Il Pontefice chiama la teologia «a una svolta, a un cambio di paradigma, a una "coraggiosa rivoluzione culturale"» che la renda «teologia fondamentalmente contestuale».
Segue l'invito alla «transdisciplinarietà», esortando la teologia ad «avvalersi di categorie nuove elaborate da altri saperi, per penetrare e comunicare le verità della fede e trasmettere l’insegnamento di Gesù nei linguaggi odierni»; a «a svilupparsi con un metodo induttivo, che parta dai diversi contesti e dalle concrete situazioni in cui i popoli sono inseriti» e a privilegiare «il sapere del senso comune della gente che è di fatto luogo teologico nel quale abitano tante immagini di Dio, spesso non corrispondenti al volto cristiano di Dio, solo e sempre amore».