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domenica 8 ottobre 2023

Burke e Müller: "Lo Spirito Santo non può contraddirsi" #dubia #sinodo

La Naciòn – Elisabetta Piqué: "Un cardinale sfida regole e semina lo scompiglio in pieno Sinodo : “…In un altro riflesso della sua posizione critica, il 75enne cardinale tedesco (Muller) non ha partecipato al ritiro di tre giorni alla periferia di Roma che ha preceduto l'assemblea, un evento di raccoglimento senza precedenti a cui tutti erano chiamati a partecipare, così come alla processione della messa di apertura. Inoltre, in un incontro radicalmente diverso dai precedenti non solo per la partecipazione di donne e laici, ma anche per la nuova metodologia di lavoro - con 35 tavole rotonde - è l'unico a partecipare indossando l'abito cardinalizio, anche se nessuno lo richiede".  QUI Domradio.de.
I due porporati rispondono "presente" contro i tentativi di snaturare la dottrina della Chiesa e rispediscono al mittente le accuse di minare l'unità: ciò che davvero unisce è insegnare e ribadire la verità.
Sodomiti alla riscossa: Vatican News – parole di esordio del ritiro spirituale dei sinodali pronunciante da padre Timothy Radcliffe O.P.: “Quando il Santo Padre mi ha chiesto di predicare questo ritiro, mi sono sentito molto onorato, ma anche nervoso. Sono profondamente consapevole dei miei limiti personali. Sono anziano – bianco – occidentale – e uomo! Non so che cosa sia peggio! Tutti questi aspetti della mia identità limitano la mia comprensione" (vedere foto sotto).
QUI i nostri post e la rassegna stampa sui Dubia dei 5 cardinali sugli errori del Sinodo.

Luisella Scrosati, 7-10-23, La Nuova Bussola Quotidiana

 07_10_2023

I cardinali Raymond L. Burke e Gerhard Müller hanno risposto “presente” contro i nuovi assalti alla dottrina e alla disciplina della Chiesa cattolica. I due cardinali sono intervenuti nella trasmissione di giovedì 5 ottobre di The World Over, dell’emittente cattolica statunitense EWTN, ribadendo con fermezza la dottrina della fede ed esortando tutti i cattolici a resistere con fortezza e rimanere nell’unica Chiesa di Cristo.

I primi due atti del nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ossia la pubblicazione della lettera di papa Francesco alla prima versione dei dubia di cinque cardinali e la risposta alle domande del cardinale Dominik Duka su Amoris Lætitia, hanno contraddetto il costante insegnamento della Chiesa su almeno un punto capitale: l’intrinseca malvagità della sessualità esercitata al di fuori del matrimonio legittimo. Questi atti riportano la firma ex audientia di Francesco, ma in essi non si rinviene la consueta formula: «il Sommo Pontefice N.N., in data ..., ha approvato questa Lettera (o Istruzione/Decreto/Nota, etc.) e ne ha ordinato la pubblicazione». Il dettaglio è degno di nota e affidato alla riflessione dei canonisti.

Di fatto, papa Francesco ha contraddetto anzitutto il Responsum del 22 febbraio 2021, la cui pubblicazione era stata da lui stesso autorizzata, affidando alla «prudenza pastorale» dei ministri di «discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio». Dunque, secondo lui, sarebbe possibile benedire unioni non matrimoniali, etero o omo, a condizione che non si faccia confusione tra queste unioni e il matrimonio. È chiaro che qui non si parla di benedire singole persone, ma relazioni, unioni o pseudo-matrimoni, che dir si voglia.

Esattamente nello stesso giorno, il 2 ottobre scorso, Fernandez pubblicava anche la risposta ad alcune domande del cardinal Duka, affermando esplicitamente quanto in Amoris Lætitia era stato affidato ad una nota: Francesco «permette in certi casi, dopo un adeguato discernimento l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione anche quando non si riesca ad essere fedeli alla continenza proposta dalla Chiesa». E poco oltre ribadiva che «Amoris Lætitia apre la possibilità di accedere ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia quando, in un caso particolare, esistono limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza».

Il cardinale Burke, ai microfoni di EWTN, ha dapprima spiegato la ragione dei nuovi dubia: «Abbiamo sottoposto questi quesiti perché si tratta di punti fondamentali dell’insegnamento e della disciplina della Chiesa (…) che sono stati messi in questione dagli stessi documenti sinodali, ma anche da coloro che stanno conducendo il processo sinodale». La loro seconda versione è stata determinata dal fatto che il Papa «non aveva risposto alle nostre domande». I dubia sono la richiesta al successore di Pietro perché «ci confermi nella fede cattolica». Non sono un attacco al Papa, ma «un aiuto perché egli svolga il proprio grave ufficio in un tempo di grande difficoltà».

Burke ritiene «un’assurdità» l’accusa che sottoporre delle questioni al Papa sia un attacco all’unità della Chiesa. Semmai è il contrario. Insegnare la verità è ciò che unifica la Chiesa». Per questo occorre ribadire che «non si possono benedire atti peccaminosi, non si possono benedire relazioni che in se stesse coinvolgono atti intrinsecamente cattivi. Non è possibile benedire queste unioni in nessun modo».

Gesù ha promesso che sarebbe «rimasto nella Chiesa fino alla fine del mondo. Dobbiamo credergli. Dobbiamo solamente essere cooperatori fedeli, soldati, difensori della verità della fede. Sono coloro che negano queste verità della fede che cadono nello scisma. Ciò è molto triste, ma dev’essere detto». A quanti vivono con dolore il fatto che sia il Papa stesso a permettere quanto non è lecito, il cardinal Burke rivolge una paterna esortazione: «Rimaniamo con Cristo nella Chiesa. Anche se è il Papa a difendere ciò che è falso, difendiamo la verità (…). Crediamo che il Signore sta conducendo tutto ad un buon fine. Nel frattempo la sofferenza è terribile; io ad ogni modo non sottovaluto la sofferenza dei cattolici; non so quanto io sia un buon cattolico, ma anch’io soffro. Ma dobbiamo aver fiducia nel Signore, restare con Lui, non andare altrove». E propone l’esempio della fortezza di sant’Atanasio, che dovette subire ogni sorta di punizioni e sanzioni per difendere la fede. «Anche noi dobbiamo essere disposti a questo», ha detto il cardinale.

Riguardo ai cambiamenti sulla natura del Sinodo, l’ex-Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica ha affermato che «pregiudicano la natura della Chiesa, come comunione gerarchica», secondo quanto espresso dal Concilio Vaticano II. Così com’è, il Sinodo «è semplicemente uno strumento per far avanzare questa agenda (…). Vogliono distruggere la Chiesa; non prevarranno, ma noi dobbiamo fare il meglio per fermare tutto questo». Burke ha poi messo in guardia dal continuo richiamo allo Spirito Santo nelle decisioni di questo Sinodo. Lo Spirito Santo «è lo stesso che ha ispirato la Chiesa per duemila anni e non contraddice se stesso. Non può aver ispirato per duemila anni che una cosa è male, ed ora ispirare che essa è un bene».

Nel suo intervento, l’ex-Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha chiarito che l’autorizzazione che dei laici possano avere diritto di voto «ha cambiato la natura di questo Sinodo», rendendolo «semplicemente un’assemblea di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici (…) nessuno sa il significato della concessione del voto anche ai laici, perché la natura di questa assemblea è cambiata». La recente affermazione del cardinale Fernández relativa ad una presunta “dottrina del Papa” è stata respinta dal cardinal Müller: «Semplicemente non esiste una dottrina del Papa; nella Chiesa esiste solo la dottrina di Gesù Cristo e degli Apostoli (…). Il Papa e i Vescovi promuovono questa dottrina, ma non hanno una propria dottrina». Certamente «il Papa gode di un’autorità speciale, secondo la fede cattolica, ma non riceve alcuna nuova rivelazione, data una volta per tutte in Gesù Cristo. Perciò questa idea formulata dal nuovo Prefetto è un’idea nuova, che non ho mai sentito prima».

Müller è intervenuto anche sul rude trattamento che alcuni vescovi cattolici stanno ricevendo dal Papa, come il Vescovo di Tyler, Mons. Strickland, mentre abusatori sessuali, come don Marko Rupnik, godono della sua protezione: «Il Vescovo non è un delegato del Papa». Il Papa può intervenire solo quando ci sono problemi gravi, di natura morale o dottrinale; «è una vergogna che dei buoni vescovi ortodossi subiscano queste pressioni e altri che stanno compiendo molte cose sbagliate e sono eterodossi ricevano da Roma una grande tolleranza».

Il cardinale tedesco ha anche preso posizione sulla risposta del nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede al cardinal Duka: «Nei comandamenti dell’Antico Testamento e nel Nuovo è molto chiaro che ogni comportamento sessuale al di fuori del matrimonio legittimo è un peccato mortale. Questo non può cambiare: è la parola di Dio. Questa dichiarazione non è solo contro i precedenti documenti dei Papi e dei Concili, ma si oppone direttamente alla parola di Dio». Il Concilio Vaticano II ha ricordato che «il Magistero non è superiore alla parola di Dio. Né il Papa né nessun altro nella Chiesa ha l’autorità di relativizzare i comandamenti di Dio».

L’apertura di Fernández riprende la già condannata “etica della situazione”: «Non possiamo relativizzare la parola di Dio con la cosiddetta etica della situazione, relativa alle nostre condizioni soggettive e non alle condizioni oggettive per i sacramenti», ha concluso Müller.




1 commento:

  1. Müller è sempre splendido! Segnalo un articolo sul blog Come se non dove Andrea Grillo risponde, non richiesto, ai dubia. Questo è ciò che viene propugnato nelle facoltà “cattoliche”.
    Quod Deus avertat

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