Una comunicazione della Sala Stampa ai giornalisti di poco fa comunica che il Papa ha deciso sovranamente di derogare alla prescrizione già maturata per il caso di Marko Rupnik (ah, le delizie degli Stati assolutistici e senza le garanzie di base di qualunque rule of law... e poi chiedetevi perché definiamo l'assetto attuale della Santa Sede degno della Corea del Nord).
I lettori memori ricorderanno che l'ex gesuita (ora escluso dall'Ordine) è accusato di 'assoluzione del complice' e abusi sessuali su decine di suore, con tanto di atti sacrileghi sull'altare. Ricorderanno anche che la scomunica irrogata dal S. Uffizio era stata revocata per atto, altrettanto sovrano e arbitrario, di Sua Santità Kim Bergoglio. O almeno così risulta alle nostre autorevoli fonti ("Francesco è il regista di tutto"), nonostante il Santo Padre l'abbia negato.
A quale scopo?
Dalla lettura dello scarno comunicato sopra riportato verbatim (in cui tra l'altro è ancora onorato del titolo di Padre, nonostante come detto l'espulsione dall'Ordine) e l'enfasi sulla 'sofferenza e tutela delle vittime', sembrerebbe mettersi male per lo scomunicato-riabilitato.Ma le sorprese, in questo tempo di governo ecclesiale opaco ed obliquo, non sono da escludere e chissà che il processo non 'si aggiusti'. "Le gride, a saperle maneggiar bene, nessuno è reo e nessuno è innocente", insegnava Azzeccaburgli. E le gride, all'epoca, lasciavano ogni decisione all'arbitrio di sua eccellenza. Come oggi in Vaticano, insomma.
Qui Franca Giansoldati su Il Messaggero sulla questione.
Qui articolo della Winfield per AP news
QUI i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.
Enrico