Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’intervista del vaticanista Edward Pentin a mons. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, pubblicato l’11 settembre sul sito National Catholic Register.
Oltre ai rapporti tra i Vescovi e il Santo Padre in materia dottrinale (si badi: «dottrina del Santo Padre», non «dottrina della Chiesa cattolica»), il Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede parla anche della sua apertura alle benedizioni della Chiesa per le persone dello stesso sesso, condivide il suo pensiero sul Cammino sinodale tedesco e spiega il suo approccio alla salvaguardia della dottrina.
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L.V.
Il nuovo Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede ha avvertito che i Vescovi – sia quelli «progressisti» che quelli dei «gruppi tradizionalisti» – che pensano di avere un «dono speciale dello Spirito Santo per giudicare la dottrina del Santo Padre» sono sulla strada dell’«eresia» e dello «scisma».
Rispondendo a una domanda sull’accettazione del magistero di papa Francesco, mons. Víctor Manuel Fernández, Arcivescovo e Cardinale designato, ha detto ad Edward Pentin, corrispondente senior del National Catholic Register, in un’intervista esclusiva via e-mail dell’8 settembre, che papa Francesco non ha solo il dovere di custodire e preservare il deposito «statico» della fede, ma anche un secondo, unico carisma, dato solo a Pietro e ai suoi successori, che è «un dono vivo e attivo».
«Io non ho questo carisma, né voi, né il card. Raymond Leo Burke. Oggi solo papa Francesco lo possiede», ha detto mons. Víctor Manuel Fernández, che questa settimana subentrerà al card. Luis Francisco Ladaria Ferrer S.I., Prefetto spagnolo uscente, e sarà elevato a Cardinale durante un concistoro il 30 settembre. Il card. Burke ha recentemente scritto la prefazione di un libro che critica aspramente [Processo sinodale: Un Vaso di Pandora, QUI, QUI e QUI su MiL: N.d.T.] l’imminente XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi e ha spesso espresso preoccupazioni su alcuni insegnamenti di questo Pontificato.
«Ora, se mi dite che alcuni Vescovi hanno un dono speciale dello Spirito Santo per giudicare la dottrina del Santo Padre, entreremo in un circolo vizioso (in cui chiunque può affermare di avere la vera dottrina) e questo sarebbe eresia e scisma», ha detto.
L’Arcivescovo argentino, che secondo quanto riferito ha scritto l’esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia di papa Francesco sull’amore nella famiglia nel 2016 e ha contribuito a diversi altri importanti documenti papali, ha affrontato diverse preoccupazioni nell’intervista, in particolare il fatto che la pratica pastorale sia separata dalla sana dottrina, la questione della «modernizzazione» della Chiesa e la sua dichiarata apertura alle benedizioni della Chiesa per le persone dello stesso sesso. Mons. Víctor Manuel Fernández, Cardinale designato, 61 anni, ha detto di aver già rilasciato quaranta interviste ai media da quando la sua nomina è stata annunciata a luglio e di non volerne rilasciare altre, ma ha gentilmente fornito queste brevi risposte al National Catholic Register via e-mail.
Riguardo al Cammino sinodale tedesco, ha detto che la Chiesa tedesca «ha seri problemi e ovviamente deve pensare a una nuova evangelizzazione», ma ha preso le distanze da questa controversia, dicendo di saperne «poco» e preferendo invece sottolineare la propria «formula per affrontare l’indifferenza religiosa della società» nel modo in cui ha evangelizzato come sacerdote e Vescovo in Argentina.
Eccellenza, cosa significa per lei il termine «modernizzare la Chiesa»? Cosa comporta e quanto è importante?
Non userei mai il termine «modernizzare» per applicarlo alla Chiesa, perché è una categoria più appropriata per le aziende o altre istituzioni; non si applica a una realtà soprannaturale come la Chiesa, che ha elementi eterni. I Papi più recenti hanno usato la parola «riforma» nella convinzione che ci sono aspetti della Chiesa che possono cambiare, ma sempre senza rinunciare a un «humus» (latino per terreno o suolo) permanente che va oltre il passare del tempo, le diverse epoche e gli aspetti superficiali del mondo.
L’espressione «modernizzare la Chiesa» potrebbe indurci nell’errore di sussumere la permanente e sempre nuova ricchezza della Chiesa, compreso il Vangelo, nel quadro di una determinata epoca (in questo caso la modernità), che passerà anch’essa come sono passate tutte le altre epoche. Insomma, l’espressione «modernizzare la Chiesa» per me non ha senso.
In un’intervista rilasciata nel mese di luglio al sito Crux, lei ha detto di prendere molto sul serio le parole di papa Francesco sull’accettazione del magistero recente e che i fedeli dovrebbero lasciare che il loro pensiero «si trasfiguri con i suoi criteri», in particolare quando si tratta di teologia morale e pastorale. Che cos’è esattamente il «magistero recente»? In che cosa si differenzia dal magistero non recente e cosa intende quando dice «trasfigurato con i suoi criteri» per quanto riguarda la teologia morale e pastorale? È vincolante e, in qualità di prefetto, come si comporterà con coloro che nella Chiesa, specialmente Vescovi e sacerdoti, non vogliono sottoscrivere il magistero del Santo Padre perché lo considerano in contraddizione con l’insegnamento della Chiesa?
Quando parliamo di obbedienza al magistero, questa viene intesa in almeno due sensi, che sono inseparabili e ugualmente importanti. Uno è il senso più statico, di un «deposito della fede» che dobbiamo custodire e preservare indenne. Ma dall’altro lato, c’è un carisma particolare per questa salvaguardia, un carisma unico, che il Signore ha dato solo a Pietro e ai suoi successori.
In questo caso non si tratta di un deposito, ma di un dono vivo e attivo, che è all’opera nella persona del Santo Padre. Io non ho questo carisma, né voi, né il card. Raymond Leo Burke. Oggi lo possiede solo papa Francesco. Ora, se lei mi dice che alcuni Vescovi hanno un dono speciale dello Spirito Santo per giudicare la dottrina del Santo Padre, entreremo in un circolo vizioso (in cui chiunque può affermare di avere la vera dottrina) e questo sarebbe eresia e scisma. Ricordate che gli eretici pensano sempre di conoscere la vera dottrina della Chiesa. Purtroppo, oggi, non solo alcuni progressisti cadono in questo errore ma anche, paradossalmente, alcuni gruppi tradizionalisti.
Una critica spesso rivolta ai leader della Chiesa, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, è l’assenza di chiarezza nell’insegnamento della Chiesa. Come possono i singoli fedeli cattolici trovare una via di salvezza quando l’insegnamento della Chiesa appare oscurato da dibattiti influenzati da quelli che potrebbero essere considerati valori mondani che sono entrati nella Chiesa, e da un’apparente mancanza di certezza che ne è derivata? Cosa potrebbe fare come prefetto per aiutare a risolvere questa mancanza di chiarezza?
I dibattiti (e quindi la mancanza di chiarezza) sono esistiti in tutta la storia della Chiesa. Ci sono stati dibattiti accesi tra i Padri della Chiesa, ci sono stati dibattiti tra gli ordini religiosi, e come non ricordare la controversia «de auxiliis» in cui due gruppi di teologi e Vescovi si sono condannati a vicenda [sul rapporto tra grazia divina e libero arbitrio] fino a quando il Papa [Papa Paolo V: N.d.T.] ha deciso che era una questione aperta e ha proibito loro di esprimersi in termini di condanna?
Tuttavia, anche in queste situazioni che possono sembrare scandalose, la Chiesa cresce e matura nella comprensione di alcuni aspetti del Vangelo che prima non erano stati sufficientemente esplicitati. Credo che questo dicastero possa essere uno spazio in grado di accogliere questi dibattiti e di inquadrarli nella sicura dottrina della Chiesa, evitando così ai fedeli alcuni dei dibattiti mediatici più aggressivi, confusi e persino scandalosi.
In un’intervista rilasciata a InfoVaticana nel mese di luglio, lei è sembrato aperto alle benedizioni ecclesiastiche di coppie dello stesso sesso, se queste possono essere effettuate senza creare confusione. Potrebbe spiegare meglio cosa intendeva dire? A che tipo di confusione si riferiva?
Mi riferivo al fatto di confondere un’unione omosessuale con un matrimonio. A questo punto è chiaro che la Chiesa intende il matrimonio solo come un’unione indissolubile tra un uomo e una donna che, nella loro diversità, sono naturalmente aperti a generare la vita.
Lei ha detto che la dottrina non può cambiare, ma la nostra comprensione di essa sì. Tuttavia, alcuni osservatori della Chiesa vedono in questo un sovvertimento dell’insegnamento immutabile della Chiesa con il pretesto di aiutare pastoralmente i fedeli, creando una falsa dicotomia tra dottrina e prassi pastorale che in realtà coincidono. Vede la dottrina come un ostacolo all’essere veramente compassionevoli, e se sì perché?
La vera dottrina può essere solo una luce, una guida per i nostri passi, un sentiero sicuro e una gioia per il cuore. Ma è chiaro che anche la Chiesa non ha ancora compreso appieno la ricchezza del Vangelo. In alcuni ambiti ci sono voluti secoli perché la Chiesa rendesse espliciti aspetti della dottrina che in altri tempi non vedeva così chiaramente.
Oggi la Chiesa condanna la tortura, la schiavitù e la pena di morte, ma ciò non è avvenuto con la stessa chiarezza in altri secoli. I dogmi erano necessari perché prima di essi c’erano questioni che non erano sufficientemente chiare.
La dottrina non cambia, il Vangelo sarà sempre lo stesso, la Rivelazione è già stabilita. Ma non c’è dubbio che la Chiesa sarà sempre minuscola in mezzo a una tale immensità di verità e bellezza e avrà sempre bisogno di continuare a crescere nella sua comprensione.
Quale sarà il suo approccio al Cammino sinodale tedesco? In che misura pensa che la sua apertura alle benedizioni per le persone dello stesso sesso e il suo desiderio espresso di promuovere un approccio più morbido nei confronti di teologi o posizioni eretiche possano aiutare la situazione tedesca?
La Chiesa tedesca ha gravi problemi e deve ovviamente pensare a una nuova evangelizzazione. D’altra parte, oggi non ha teologi al livello di quelli che hanno impressionato in passato. Il rischio del Cammino sinodale tedesco sta nel credere che permettendo alcune novità progressiste, la Chiesa in Germania fiorirà. Non è quello che proporrebbe papa Francesco – che ha sottolineato una rinnovata missionarietà incentrata sull’annuncio del κήρυγμα [kèrigma, annuncio del messaggio evangelico: N.d.T.]: l’amore infinito di Dio manifestato in Cristo crocifisso e risorto.
Non so perché alcuni suoi colleghi mi identifichino con la via tedesca, che conosco ancora poco. Guardi, il mio libro più famoso si chiama Los Cinco Minutos del Espíritu Santo [I cinque minuti dello Spirito Santo: N.d.T.] e contiene una meditazione quotidiana sullo Spirito Santo che ha venduto 150.000 copie. Lo sapevate?
D’altra parte, ero un Parroco ed ero anche un Vescovo diocesano. Andate a chiedere ai fedeli della mia Parrocchia cosa facevo quando ero Parroco, e vedrete: adorazione eucaristica, corsi di catechismo, corsi biblici, missioni domestiche con la Madonna e una preghiera per benedire la casa. Avevo dieci gruppi di preghiera e centrotrenta giovani.
Come Vescovo diocesano ero solito chiedere alla gente di cosa avrei parlato nelle mie omelie in Cattedrale e nelle mie visite alle parrocchie: di Cristo, della preghiera, dello Spirito Santo, di Maria, della santificazione. L’anno scorso ho proposto a tutta l’Arcidiocesi di La Plata di concentrarsi sul «crescere insieme verso la santità». Checché ne dicano alcuni vostri colleghi, questa era la mia formula per affrontare l’indifferenza religiosa della società. Come papa Francesco, credo che senza mistica non andremo da nessuna parte.
Ottime condiderazioni, quelle di Fernandez, condivisibili in toto al 100%.
RispondiEliminaHa appena iniziato e già mi piace. Non ha peli sulla lingua!
EliminaLe considerazioni di Fernandez sono ottime e condivisibili al 100% solo per un unico motivo:il Papa è Francesco.Domani è un altro giorno ....
EliminaPares cum paribus facillime congregantur
EliminaIn effetti il papa è il papa e gli altri non sono un ca...parafrasando Alberto Sordi . Papa Francesco prima anche io lo chiamavo Bergoglio (sbagliavo), bisogna comprenderlo lui essendo Vescovo di Roma e quindi Papa ha una mistica contemporanea vuole rendere democratica una Chiesa che per tanto tempo ha abbandonato i suoi fedeli già prima del Vaticano II . Quando dice indietristi vuole far intendere che il succo dell'essere cattolico non sta nel tornare al passato, ma nel guardare avanti vivere la fede con profondità anche andando alla messa nuova. Dio non si nega all'uomo che lo cerca . Chi non ha la messa antica che fa va all'inferno? Siamo così sicuri che Dio che ha voluto l'esistenza della nuova messa voglia punire con il massimo della pena così tanti fedeli ? Io pur riconoscendo un valore alla messa tridentina non posso esimermi dal partecipare alla nuova che ha come pregio l'essere capita da tutti e apporta una maggiore conoscenza della Bibbia. Del resto il latino come lingua ufficiale poteva valere in passato poiché era la lingua di Roma capitale del mondo. Ma oggi ...e comunque non è solo una questione di lingua. Accettiamo i benefici liturgici del nostro tempo e cerchiamo di vivere la fede con serenità. Ho conosciuto tanti persone che vanno alla messa in latino che sono rancorose e piene di odio. Gesù dice di amarsi gli uni gli altri. Questo deve fare il cristiano
RispondiEliminaApporta una maggiore conoscenza della Bibbia, proprio no.La Bibbia va letta,riletta e meditata per conto proprio.Il resto sono tutte considerazioni personali .Riguardo al non capire la messa in latino è una favola.Al mio paese tutte le donne ,moltissime delle quali sapevano appena leggere e scrivere partecipavano alla messa rispondevano quando c'era da rispondere e cantavano quando c'era da cantare.Lo ricordo benissimo perchè essendo il più piccolo dei fratelli ,ed il più vivace,andavo con mia mamma nel lato dove sedevano le donne.Anch'io non vado alla messa in latino e credo che non sia questione di lingua perchè Dio è poliglotta e ci capisce benissimo.Ma stare a perseguitare quelli che vogliono partecipare alla messa VO è una cattiveria orrenda e gratuita.
EliminaCi dica l'Eminente: se come lui dice, solamente il Papa, e specificamente El Papa pro tempore, possiede il carisma dello Spirito Santo per enunciare la Dottrina, come la mettiamo con i cammini sinodali, con l'infallibilità del Popolo di Dio, con l'ascolto dal basso, e con tutte le altre parole d'ordine della sinodalità ?
RispondiEliminaIl suo è un appunto fallace poiché il papa ascolta la voce del popolo e poi a vedersi se questi cammini sinodali verranno presi in considerazione. Ma che pensate i vari papi del passato non decidevano consultando forse ascoltavano anche il parere di tanti regnanti dalla dubba morale. Oggi per fortuna si cerca di ascoltare tutti non solo i sangue blu
Elimina2000 anni! 2000 anni e" ancora la chiesa non ha compreso appieno la ricchezza del Vangelo"... E già, stava aspettando Francesco e la sua interpretazione!
RispondiEliminaE sì che non ha compreso se no non ci saremmo trovati nel mondo in cui siamo. Sin da prima del Vaticano II. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia.
EliminaQuesta affermazione di Mons Fernandez è vera nella misura in cui pensiamo che fino a qualche decennio fa è stato proclamato un nuovo Dogma. Nel corso del tempo si comprende sempre meglio il messaggio evangelico. Altrimenti non servirebbe a nulla la Chiesa!
EliminaMessaggio evangelico che si comprende sempre meglio? A colpi di randello, commissariamenti, epurazioni e minacce? Viva la new age sudamericana! Viva Peron!
RispondiEliminaPeron era fascista!
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