Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo del vaticanista Edward Pentin, pubblicato giovedì 6 luglio sul giornale National Catholic Register.
L’autore descrive come il Vaticano fosse preoccupato per la sua mancanza di ortodossia teologica di mons. Víctor Manuel Fernández, ma il nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede ora afferma che «tutto si è risolto serenamente».
Tra poche luci e molte (persistenti) ombre.
QUI altri post di MiL sulla nomina di mons. Víctor Manuel Fernández.
L.V.
Il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha confermato che la Congregazione aveva un dossier contenente preoccupazioni teologiche su mons. Víctor Manuel Fernández, già Arcivescovo metropolita di La Plata, che Papa Francesco ha nominato la scorsa settimana a capo del Dicastero stesso.
Il documento, confermato anche da una seconda fonte ecclesiastica di alto livello, risale a quando il card. Jorge Mario Bergoglio, allora Arcivescovo metropolita di Buenos Aires, nominò l’allora padre Fernández Rettore della Pontificia Universidad Católica Argentina Santa María de los Buenos Aires nel 2009.
Nei commenti rilasciati il 5 luglio al giornale National Catholic Register, mons. Víctor Manuel Fernández ha minimizzato il contenuto del dossier, affermando che le preoccupazioni del Vaticano relative alle «accuse» basate sui suoi scritti «non erano di grande peso» e che dopo uno scambio di lettere con i funzionari vaticani in cui ha «chiarito» il suo «vero pensiero, tutto si è risolto serenamente».
Il 1º luglio papa Francesco ha nominato mons. Víctor Manuel Fernández, stretto consigliere papale e presunto redattore di alcuni dei passaggi più controversi dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, incarico che assumerà in agosto, anticipato rispetto alla data di inizio precedentemente annunciata di metà settembre.
Il card. Gerhard Ludwig Müller, che dal 2012 al 2017 è stato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha dichiarato al giornale National Catholic Register il 4 luglio che il dossier era stato redatto alla fine degli anni 2000 da mons. Jean-Louis Bruguès O.P., allora Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, dopo che il card. Jorge Mario Bergoglio aveva proposto l’allora padre Fernández come Rettore della Pontificia Universidad Católica Argentina.
Lo scopo del dossier era quello di fornire alla Congregazione per la Dottrina della Fede informazioni sufficienti per poter concedere o rifiutare la dichiarazione nihil obstat (nulla osta), un requisito per ogni nuovo Rettore di un’università cattolica.
«La Congregazione per la Dottrina della Fede è sempre coinvolta nel dare l’ultima parola», ha detto il card. Gerhard Ludwig Müller. «La Congregazione per l’Educazione Cattolica deve quindi chiedere il nihil obstat della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel dare il sì ufficiale, in modo che la Chiesa possa essere assolutamente sicura che non ci sia nulla di problematico in questa nomina».
A causa del contenuto del dossier, la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal card. William Joseph Levada, ritardò l’emissione del nihil obstat fino a quando le preoccupazioni non fossero state risolte.
Padre Fernández non ha quindi potuto prestare giuramento fino al maggio 2011, due anni e mezzo dopo la sua nomina non ufficiale, a causa delle continue preoccupazioni sollevate nel dossier su alcune sue opinioni teologiche.
Il card. Gerhard Ludwig Müller ha sottolineato al giornale National Catholic Register che, nonostante l’esistenza del dossier, è possibile che padre Fernández abbia inviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede una lettera «impegnandosi a fare meglio», aggiungendo che questa è «sempre la tattica per queste cose, per distruggere ogni dubbio».
Mons. Víctor Manuel Fernández sembra aver adottato questo approccio. Ha raccontato al giornale National Catholic Register che dopo la sua nomina a Rettore nel 2009, alcuni articoli che aveva scritto «sono arrivati a Roma» e «da quel momento è iniziato uno scambio di lettere in cui ho chiarito il mio vero pensiero e tutto si è risolto serenamente».
«C’è voluto più di un anno al ritmo di lavoro romano, ma voglio chiarire che le accuse non erano di grande peso», ha detto. «Per esempio, hanno messo in discussione mezza pagina che avevo scritto in un piccolo giornale della mia città, nell’interno dell’Argentina. Lì spiegavo che noi sacerdoti non potevamo benedire le unioni gay perché avevamo una certa concezione del matrimonio. Tuttavia, non giudicavamo né condannavamo le persone».
«I miei accusatori hanno detto che non avevo spiegato a sufficienza la concezione della Chiesa sul matrimonio», ha proseguito mons. Víctor Manuel Fernández. «Che ci crediate o no, questo ha occupato diversi mesi del mio tempo».
Ha aggiunto che non è stato ritenuto «necessario o appropriato» per lui pubblicare un articolo correttivo sulla questione, perché ha spiegato di non essere «un esperto in materia». In generale, ha detto, «i teologi cercano di scrivere articoli su argomenti in cui siamo stati in grado di specializzarci».
In un’intervista del 3 luglio a Radio Perfil, una radio argentina, mons. Víctor Manuel Fernández ha riflettuto sull’esperienza, ricordando che il Dicastero per la Dottrina della Fede era il Sant’Uffizio dell’Inquisizione e dicendo che «ha persino indagato su di me». Ha detto che il processo «è stato davvero molto fastidioso» e che ha «trascorso mesi di assurdità» dovendosi giustificare.
Mons. Víctor Manuel Fernández continua a intervenire sul tema controverso della benedizione delle coppie omosessuali. Il 5 luglio ha dichiarato al sito cattolico spagnolo InfoVaticana che nulla può essere paragonato al «matrimonio» in «senso stretto» tra un uomo e una donna, e che «la massima attenzione da prestare è quella di evitare riti o benedizioni che possano alimentare questa confusione». Ma ha aggiunto: «Ora, se una benedizione viene impartita in modo tale da non causare questa confusione, dovrà essere esaminata e verificata. Come vedrete, c’è un punto in cui lasciamo una discussione puramente teologica e passiamo a una questione più prudenziale e disciplinare».
Nell’intervista ha anche affermato che, sebbene la dottrina della Chiesa non possa essere modificata, «la nostra comprensione» della dottrina può cambiare, «e di fatto è cambiata e continuerà a cambiare».
Mons. Víctor Manuel Fernández ha detto che le preoccupazioni del Vaticano sono state rimosse non a causa di alcuna pressione da parte del card. Jorge Mario Bergoglio. «Era fiducioso che, se avessi risposto alle domande inviatemi, tutto sarebbe stato risolto prima o poi».
Tuttavia, sembra che ci siano state ripercussioni per mons. Jean-Louis Bruguès O.P. Papa Francesco, in particolare, non ha mai nominato cardinale il prelato francese, nonostante dal 2012 al 2018 abbia ricoperto il ruolo di Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, una posizione prestigiosa che dal XVIII secolo è guidata da un Cardinale.
Due mesi dopo la sua elezione a Pontefice, papa Francesco ha elevato padre Fernández ad Arcivescovo, ma senza informare la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal card. Gerhard Ludwig Müller. Sebbene i Papi non abbiano l’obbligo di chiedere alla Congregazione per la Dottrina della Fede un nihil obstat prima di nominare un Vescovo, il card. Müller ha detto che di solito lo fanno per essere sicuri che il candidato sia dottrinalmente solido.
Nella lettera inviata a mons. Víctor Manuel Fernández in occasione della sua nomina, papa Francesco è sembrato suggerire che il Dicastero per la Dottrina della Fede sotto mons. Fernández non controllerà più l’ortodossia dei teologi nella stessa misura in cui era sottoposto lo stesso mons. Fernández.
«Il Dicastero che lei presiederà in altri tempi è arrivato a usare metodi immorali», ha scritto papa Francesco. «Erano tempi in cui, anziché promuovere la conoscenza teologica, si perseguivano possibili errori dottrinali. Quello che mi aspetto da lei è certamente qualcosa di molto diverso», ha scritto papa Francesco.
In una dichiarazione del 1º luglio sulla sua nomina, mons. Víctor Manuel Fernández ha detto che il Dicastero per la Dottrina della Fede in passato «era il terrore di molti, perché si dedicava a denunciare gli errori, a perseguitare gli eretici, a controllare tutto, persino a torturare e uccidere».
«Non tutto è stato così, ma questo fa parte della verità», ha continuato. «Papa Francesco mi ha scritto che il modo migliore per prendersi cura della dottrina della fede è quello di far crescere la nostra comprensione di essa, perché “questa crescita armoniosa preserverà la dottrina cristiana in modo più efficace di qualsiasi meccanismo di controllo”, soprattutto se sapremo presentare un Dio che ama, che libera, che solleva, che dà potere alle persone».
Cardinal Müller Confirms Vatican Doctrinal Office Had File Warning About Archbishop Fernández | National Catholic Register https://t.co/FHs5WFOe5G @NCRegister
— Edward Pentin (@EdwardPentin) July 6, 2023
La soffiata del card. Muller è inutile, se a quanto sembra
RispondiEliminaMons. Fernandez è stato scagionato dalle accuse di eterodossia dal cardinale stesso, e Tucho ha collaborato fiducioso con la Congregazione
Piuttosto mi chiedo: tutte queste non sarebbero informazioni da tenere riservate?
Purtroppo in primissimo piano abbondano prelati che non meriterebbero l'onore della ribalta.Gente che non brilla né per santità di vita né per meriti culturali.I nomi da fare sarebbero tanti ,qualcuno è pure in galera mentre altri restano ai vertici malgrado comportamenti molto opachi.Conservare la fede di questi tempi è molto difficile.
RispondiEliminaPer dire che non brillano per santità di vita che basi hai? Entri anche in foro interno?
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