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domenica 16 luglio 2023

Difesa della Messa tradizionale: 94ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di #Parigi #traditioniscustodes #Fernández

Riceviamo e pubblichiamo.
Qui altri post sulla nomina di mons. Fernández Prefetto del DDF.
Luigi

94ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA PREGHIERA IN DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE 
DAVANTI AGI UFFICI DELL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Le notizie continuano ad arrivare da Roma in grande agitazione, e si fa apposta perché agitino: pubblicazione del piano di lavoro del Sinodo sulla sinodalità, devastante per l'ecclesiologia tradizionale; nomina di un prelato molto progressista al Dicastero per la Dottrina della Fede; nomina di un nuovo gruppo di cardinali di tendenza generalmente “francescana”, tra cui Mons. Fernandez.
Vorrei soffermarmi sul senso della nomina di Mons. Víctor Manuel Fernández, Arcivescovo di La Plata in Argentina, grande amico del Papa, che nel Dicastero responsabile della dottrina della Chiesa succede al Cardinale spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, uomo di spirito piuttosto classico. Ma vorrei farlo per relativizzarne in un certo senso la portata.

Il vescovo Fernandez, soprannominato Tucho in Argentina, che tra l'altro si distinse con un libro che fece scandalo, “Sáname con tu boca. El arte de besar” - “Guariscimi con la tua bocca. L'arte di baciare", ha fama di essere un prelato particolarmente "aperto" ed è considerato il co-curatore di Amoris laetitia, specialmente del famoso capitolo VIII, dove si spiega che l'adulterio non è necessariamente un peccato mortale e non deve necessariamente essere un impedimento per ricevere la comunione sacramentale.

In realtà, la cosa più importante di questa nomina è il significato che le ha dato il Santo Padre e che è stato poi spiegato dallo stesso destinatario della nomina. In una lettera del 1 luglio, il Papa ha detto al arcivescovo Fernandez che l'organizzazione a lui affidata aveva talvolta utilizzato “metodi immorali" per la "difesa della dottrina". E aggiunse che non occorre imporre un unico modo di intendere la verità: «Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell'amore, possono anche permettere alla Chiesa di crescere. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”. E l’arcivescovo Fernandez lo ha commentato in un'intervista dicendo che “la dottrina non cambia”, e che è invece “la nostra comprensione di questa dottrina, che è cambiata e continuerà a cambiare” (Tucho: une interview programmatique … et inquiétante | Benoit et Moi (benoit-et-moi.fr)).

Improvvisamente, i media conservatori e tradizionalisti hanno subito denunciato il fatto: il relativismo mette a repentaglio la conservazione del deposito della fede. Sono un po' sorpreso da parte mia da questa reazione: i nostri amici sembrano scoprire una luna che pur tuttavia illumina le loro notti da più di 50 anni. Giovanni XXIII, all'apertura del Concilio Vaticano II, non ha detto che era finito il tempo degli anatemi e delle condanne, e che si trattava ora di presentare meglio la dottrina agli uomini del nostro tempo? E il Cardinale Ottaviani, quando il Sant'Uffizio divenne, per volontà di Paolo VI, Congregazione per la Dottrina della Fede, non fece anche lui questo commento: "Sono un generale che non combatte più e che hanno nominato preside della scuola"? E il suo successore, il Cardinale Seper, non ha aggiunto a sua volta: «Prima il Sant'Uffizio aveva il compito di difendere la fede, ma ora ciò è cambiato»?

Insomma, quello che avviene oggi è che le cose si dicono più chiaramente. È tutto.

E lo stesso vale per la liturgia. Siamo inorriditi dalla persecuzione contro la Messa tradizionale innescata dai Traditionis Custodes. Innescato? Veramente ? Ovviamente che no ! Sappiamo bene, noi che dalla riforma di Bugnini ci siamo battuti per mantenere la liturgia tridentina, che la persecuzione della liturgia antica è consustanziale a questa riforma radicale. Certo, il divieto è stato applicato più o meno fortemente a seconda dei tempi e dei luoghi. Certo, il magnifico motu proprio Summorum Pontificum ha teoricamente allentato il guinzaglio e ha permesso una sorprendente crescita di questa liturgia oppressa. Ma, da parte dei nostri pastori, quante insidie, restrizioni, procedimenti ipocriti, diffidenze, tradimenti, malafede, divieti, uno dopo l’altro, in continuazione. Anche sotto papa Benedetto XVI, di venerata memoria, eravamo lontani, anzi lontanissimi dalla libertà dell'antica messa romana che il Concilio di Trento aveva voluto come normativa, facendola così esente da ogni errore. Anche in questo caso Traditionis Custodes non fa che chiarire meglio le cose.

Non c'è quindi nulla di nuovo nella relativizzazione della lex credendi, nulla di nuovo nello stravolgimento della lex orandi. Ma niente di nuovo nemmeno nel fatto che tutto questo finirà per non essere altro che un fuoco di paglia. Prova: il catechismo di prima continua ad essere insegnato e la messa di prima continua ad essere celebrata. E sempre di più.

Ridateci il catechismo, ridateci la messa, ripeteva Jean Madiran! Ridateci la messa hic et nunc. Ad esempio, ridateci oggi la messa a Parigi. Proprio quello che chiediamo con i nostri rosari del mercoledì, alle 17 a Saint-Georges de La Villette, e tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, di fronte agli uffici dell'amministrazione diocesana, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dalle 13:00 alle 13:00. alle 13:30 E ci verrà ridata, è inevitabile.