Post in evidenza

Difesa della Messa Tradizionale: 166ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo. Luigi C. 167ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI...

sabato 15 aprile 2023

Caso Orlandi. Il cardinale Dziwisz: «Farneticanti e criminali le affermazioni su Giovanni Paolo II»

I calunniatori vanno denunciati.
A fianco la Dichiarazione (del 13/4/23) del card.  Dziwisz.
E dopo le calunnie di martedì 11/4/23 a DiMartedì su La7, l'avvocato del fratello di Emanuela Orlandi (QUI e QUI) si rifiuta di rivelare le cosiddette fonti: "L'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, è stata ricevuta oggi dal Promotore di Giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e dal Promotore applicato Gianluca Peroni, “come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi”. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni. L’avvocato Sgrò "ha opposto il segreto professionale"".
QUI Avvenire.
QUI la Bussola, QUI e QUI Tosatti e QUI Il Foglio sui ritardi vaticani nella difesa di Giovanni Paolo II.
QUI Aldo Maria Valli.
QUI Il Timone.
QUI Andrea Tornielli.
"Noi ci alzeremo in piedi"!.
Luigi

Emanuela Orlandi, il cardinale Dziwisz attacca il fratello Pietro e difende la memoria di Wojtyla: «Affermazioni criminali»

13 Aprile 2023, Il Gazzettino, Franca Giansoldati

Il cardinale polacco Stanislao Dziwisz replica in modo durissimo alle «avventatissime affermazioni» di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi che durante una trasmissione televisiva ha insinuato che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti «e non andasse di certo per benedire delle case»
Città del Vaticano - «Ignobili affermazioni criminali». Il cardinale polacco Stanislao Dziwisz replica in modo durissimo alle «avventatissime affermazioni» di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi che durante una trasmisione televisiva ha insinuato che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti «e non andasse di certo per benedire delle case».

Le accuse

«Si tratta di accuse farneticanti sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela. È appena il caso di dire - ha affermato Dziwisz in una nota diffusa in serata - che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità,sono in realtà accuse false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali».

Il cardinale polacco che è stato segretario personale di Giovanni Paolo II ritiene che sia stato commesso un «crimine gigantesco a che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale».

La storia

Il porporato rammenta il «dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia (cosa che merita tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza). Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi».

«Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II - ha continuato - posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede».