Oltre alla domanda più importante - con ancora nessuna risposta - su chi abbia rimesso la scomunica a p. Rupnik, "se si parla a molti livelli della sorte di Rupnik, infatti, non si accenna mai alle persone che hanno denunciato a più riprese (ai vescovi sloveni, al Dicastero per la dottrina della fede, ai gesuiti) gli abusi subiti. Che cosa pensa di fare la Chiesa per risarcire le ex sorelle della comunità Loyola e le altre vittime sopravvissute alle violenze? Fra tutte le domande ancora senza risposta del caso Rupnik, questa rimane una delle più urgenti".
E possibile che nessun Pubblico Ministero si muova per questa vicenda?
QUI i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL. Luigi
Federica Tourn,
Domani, 17-3-23
Mentre
a Roma tutto tace sulla sorte di Marko Rupnik, il gesuita sotto accusa per aver
abusato di diverse religiose nel corso di trent'anni, qualche voce filtra dal
suo paese natale. Secondo quanto riporta in una lettera aperta un sacerdote
sloveno che, con lo pseudonimo di Karel Fulgoferski aveva già commentato
pubblicamente i fatti emersi sul conto del celebre artista, padre Rupnik sarà
presto ridotto allo stato laicale. Secondo quanto afferma il prete, la sorte
del gesuita è già stata decisa in Vaticano, con buona pace della Compagnia di
Gesù che sta ancora portando avanti un'inchiesta interna sul suo conto. «Rupnik
sarà presto dimesso dallo stato clericale e fatto sparire dalla vita pubblica –
conferma Fulgoferski a Domani – è stato raggiunto un accordo nella Santa Sede
secondo il quale, in cambio di un ritiro pacifico del gesuita, non ci saranno
né visite apostoliche né verifiche delle operazioni finanziarie del Centro
Aletti». Un'ennesima prova del potere che il teologo continua a esercitare a
Roma e in Slovenia, sottolinea Fulgoferski, e un altro colpo di scena nel
Rupnik-gate.
L'informazione
è stata almeno in parte avallata da un'altra fonte interna al Vaticano, che ha
confermato a Domani che c'è bufera nelle alte sfere ecclesiastiche: anche se
non è certo che Rupnik debba lasciare la veste di sacerdote, sostiene la fonte,
l'ordine di non toccare il gesuita arriverebbe direttamente da papa Francesco.
Un'accusa grave, che per ora è soltanto una voce, alimentata dai dubbi sul
ruolo giocato dal pontefice nell'intera vicenda di Rupnik: il gesuita, infatti,
era stato scomunicato
latae sententiae nel 2020 per “un'assoluzione del
complice in confessione” (cioè per aver assolto una novizia con cui aveva avuto
un rapporto sessuale), scomunica poi prontamente rimessa dopo un mese. Chi ha
tolto la scomunica a Rupnik? Considerata la gravità del reato canonico,
soltanto la Santa Sede poteva togliere la scomunica, e quindi il Prefetto del
Dicastero della dottrina della fede, il cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer,
o il papa, che però non solo nega di essere intervenuto ma ha addirittura
assicurato in un'intervista ad AP di non essere stato al corrente di quel che
succedeva a uno dei personaggi più influenti della curia romana, per non dire
della Chiesa tutta. In Vaticano nessuno, fino ad oggi, ha ancora ritenuto di
dover sciogliere gli imbarazzanti dubbi sulla gestione della scomunica a
Rupnik. Nelle ultime settimane, inoltre, nessuno parla più del ruolo del
pontefice e il cerino è rimasto in mano ai gesuiti che, dopo aver ascoltato le
vittime del sacerdote, stanno ora cercando di capire come gestire la
situazione. Un compito non facile, visto che Rupnik non solo non si mostra
collaborativo ma addirittura sfida apertamente i suoi superiori infrangendo
platealmente le misure restrittive a cui è sottoposto. Il noto artista si muove infatti liberamente per
la capitale mostrando le sue opere a gruppi di fedeli e il 5 marzo ha anche
concelebrato una messa nella basilica di Santa Prassede a Roma, come abbiamo
raccontato su Domani.
Oggi
l'intenzione del pontefice, secondo queste fonti, pare quindi quella di
chiudere la questione con meno clamore possibile, nella speranza che la gente
si scordi dell'accaduto. Con Rupnik fuori dalla scena pubblica e una volta
calata l'attenzione mediatica, gli affari del Centro Aletti continuerebbero
così a prosperare come prima. Nella “lettera agli amici” diffusa il 28
febbraio, la direttrice del Centro Maria Campatelli è stata chiara: l'atelier è
oggi guidato da un’équipe «in grado di assumere la responsabilità per un
cantiere sia dal punto di vista teologico-liturgico e artistico-creativo, che
dal punto di vista tecnico-amministrativo». In via Paolina sono quindi pronti a
ripartire con nuove commesse e a proseguire i lavori già in corso. «I mosaici
costano molto – commenta ancora Fulgoferski nella sua lettera – L'uso dei fondi
raccolti dovrebbe essere trasparente e un controllo rivelerebbe molto, anche su
coloro che ne hanno beneficiato e occupano posizioni molto alte in Vaticano».
Per ora, però, non si parla né di visita apostolica, né tantomeno di
commissariamento: e dire che l'atteggiamento dell'équipe del Centro non è certo
limpido, visto che continua a fare quadrato intorno a Rupnik e non ha speso una
parola nei confronti delle vittime. Sono proprio loro, le vittime, le grandi
assenti in queste “manovre” dietro le quinte: se si parla a molti livelli della
sorte di Rupnik, infatti, non si accenna mai alle persone che hanno denunciato
a più riprese (ai vescovi sloveni, al Dicastero per la dottrina della fede, ai
gesuiti) gli abusi subiti. Che cosa pensa di fare la Chiesa per risarcire le ex
sorelle della comunità Loyola e le altre vittime sopravvissute alle violenze?
Fra tutte le domande ancora senza risposta del caso Rupnik, questa rimane una
delle più urgenti.
E Bergoglio sarebbe il grande riformatore?
RispondiEliminaProbabilmente Maria Campatelli sarà a breve sostituita da Jean Paul Hernandez SJ, in modo che il proficuo Centro Aletti non sfugga al controllo gesuitico. Il sacerdote e' un "esperto" di arte sacra ma, cosa ancora piu' importante, un "figlio spirituale" di Rupnik...
RispondiEliminaRiformatore bergoglio? In un certo senso sì, eccome! Ha riformato ( leggi stoppato) il grande processo di pulizia della Chiesa avviato dal suo predecessore. Bergoglio è il grande protettore di gay, corrotti, depravati e predatori sessuali di ogni sorta.
RispondiEliminaLa Chiesa dovrebbe serenamente assumere l’atteggiamento che spesso viene adottato nel mondo musicale: distinguere tra l’artista e la sua opera artistica. Condannare quindi Rupnik per salvarne le opere.
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