Il nostro Lugi é a Roma e ci manda questa bella foto sull’esposizione solenne del Ss.mo Sacramento all’inizio delle quarantore della domenica di Quinquagesima.
Per i nostri lettori che non lo sapessero, la pratica delle quarantore non viene compiuta soltanto durante il Triduo Pasquale e nella tempo di Passione (dalla Domenica delle palme al Martedì Santo.
Per una intuizione di S. Carlo Borromeo (che la introdusse a Milano) divenne consuetudine per tutto l’orbe cattolico esporre il Santisismo Sacramento la domenica di Quinquagesima (cioè oggi) fino al Martedi grasso per riparare (questa era stata la volontà del santo) ai molti peccati carnascialeschi.
NOTA BENE
(Ora forse si percepisce meno, per il moderno lassismo nella percezione sociale del peccato, ma si deve pensare che un tempo, in cui maggiormente e diffusamente erano rispettati gli inviti alla morigeratezza e alla continenza nonchè dei precetti della Chiesa in ambito di morale, nei giorni del carnevale - che precedevano il Mercoledì di quaresima - le persone erano soliti lasciarsi andare ai divertimenti più sfrenati
con consequenziali peccati (veniali ma anche mortali).
Per capire meglio la portata di quanto fossero sfrenati e peccaminosi gli eccessi dei giorni “grassi” del carnevale si vedano sia i sonetti del Belli (in cui il poeta descrive la voglia di trasgressione che a Roma tutti - nobili, clero e popolo - attendevano per poter darsi alla frenesia sessuale, complice l’essere tutti mascherati, e sovvertire ogni limite imposto dalle gerarchie sociali sovvertite); sia la Traviata nella scena finale dell’atto II (con la rutilante e vorticosa
festa in maschera “Avrem lieta di maschere la notte” con zingarelle e “mattadori” e l’ aria carnevalesca fuori scena che nel III atto accompagna il corteo che, passante sotto alle finestre della camera da letto della malata Violetta, fa “largo al quadrupede,
il “bue grasso” idolatrato -se pur per finta - quale “sir della festa”).
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