Riproponiamo questo articolo di Lorenzo Bertocchi, da La Verita di ieri (7.1.2023) pag. 4.
I moltissimi (200.000 di cui molti giovani) fedeli che sono voluti andare a rendere omaggio alla salma di Papa Benedetto, hanno dimostrato due cose: che egli non era affatto un papa “poco amato” o lontano, e che forse la sua coerenza, la sua centralità della Fede (e della fede in Cristo!) è stata motivo di questo amore che in moltissimi hanno voluto tributargli.
Anche i numeri (che nessuno in Vaticano si aspettava) devono essere presi in attenta considerazione dai cardinali perché esprimono un messaggio da non trascurare.
È infatti evidente che la “Chiesa di Benedetto” piaceva e piace (contrariamente a quello che molti prelati e la stampa lacchè hanno voluto far credere); forse piace un po’ meno quella di Francesco a cui molti (di quelli che ancora frequentano la Chiesa) non perdonano due difetti: la pluriformità che “diventa in realtà deragliamento della fede, dissoluzione della centralità di Cristo” e la sinodalità che rischia di “diventare difficile da governante entro l’alveo del depositum Fidei” e di trasformare la Chiesa “in un partito o un Ong”
Ecco che anche a seguito della vox populi (che a gran voce ha chiesto ‘Santo Subito’) i cardinali si interrogano se davvero la linea di Ratzinger forse non fosse quella giusta.
E forti delle immagini del funerale di Benedetto XVI (e dello stile bergogliano) i cardinali vicini a Benedetto si stanno riorganizzando. A quanto pare sta girando tra i porporati un memorandum dello scorso anno in cui si fissano alcuni punti fermi che il futuro papa dovrà mettere in agenda: il ripristino della chiarezza dottrinale nella fede e nella morale, del giusto rispetto del diritto e la garanzia che il primo criterio per la nomina dei vescovi sia “accettazione della tradizione apostolica”. insomma dovrà riportare le cose in ordine e alla normalità cattolica.