Il tema dell'intervista sono alcune discrepanze tra i ricordi di Gotti Tedeschi e quanto scritto nel libro di Mons. Georg.
QUI Magister con le due versioni difformi. Ringraziamo caldamente Marco Tosatti.
Luigi
Dott. Gotti tedeschi,
ha letto nella anticipazione del libro di mons Georg Gaenswein la parte che la
riguarda? Che ne pensa? Corrisponde a quanto realmente accaduto?...Ma anche una
domanda più specifica, per gli argomenti trattati nel libro, un vescovo di
Santa Romana Chiesa non è legato al “segreto pontificio”?
Sì, ho letto solo la parte a me riferita. Non corrisponde
però esattamente a quanto io so, e son testimone di quanto accaduto. Ma è
comprensibile, dobbiamo cercare di capire che mons. Gaenswein possa, dopo dieci
anni di sofferenze personali, aver dimenticato o confuso fatti, per lui tutto
sommato poco rilevanti, in confronto agli altri temi che espone nel libro. Per
me questi fatti son invece parte della mia vita e avvenimenti che mi hanno
profondamente colpito. È comprensibile che mons. Gaenswein non abbia avuto
tempo di andare a rileggere la sua intervista, inequivocabile, al Messaggero, e
certo non ha voluto parlare, per discrezione, dell’incontro riservato che
avemmo a Roma a fine novembre 2012. Non saprei rispondere alla domanda su
“segreto pontificio”.
Tempo fa un mio amico
e collega studioso dell’Islam, mi fece notare che, diversamente dalla fede
musulmana, per noi cattolici il peccato riferito all’ottavo comandamento (- non
dire falsa testimonianza-) non è un reato. Così talvolta lo prendiamo un po'
alla leggera perché non è diffamazione. Ci potrebbe dire, senza entrare in
dettagli di “segreto pontificio”, che accadde relativamente alla sfiducia che
il Consiglio Ior le riservò il 24 maggio 2012?
Spiegarlo è complesso e richiederebbe dettagli
indispensabili che son stati peraltro documentati con cura, perché dopo la
sfiducia chiesi più volte una inchiesta. In sintesi, la sfiducia non fu affatto
legata a cattivi rapporti con i consiglieri di amministrazione, con i quali
invece i rapporti erano eccellenti fino a un paio di settimane prima della "mozione di sfiducia" che io
ero stato costretto a rivolgere ad altre persone.
Per poter spiegare gli avvenimenti dovrei riferirmi alla
Legge Antiriciclaggio che concorsi a fare con il card. Nicora su indicazione di
papa Benedetto, che mi disse: “noi dobbiamo essere esemplari”. La legge fu
firmata con Motu Proprio da Benedetto XVI a fine 2010. Dovrei riferirmi al
cambiamento di questa legge fatto a fine 2011, alle conseguenze di chiusura dei
conti dell’Istituto da parte delle maggiori banche italiane (ricevetti
personalmente dai vertici di queste banche esplicita spiegazione scritta, che
ho in archivio) e, certo, alla posizione considerata “rigida” che il card
Nicora, ed io, assumemmo verso questi fatti. Peraltro tutti ben documentati,
essendo stati sotto valutazione dell’organo di controllo UE (Moneyval). Sulla
sfiducia che io ricevetti e su quella che io fui obbligato a scrivere esiste un
dossier di centinaia di pagine, che misi a disposizione per l‘inchiesta che
chiesi. Ricordo anche che la mattina del 24 maggio, appena informato da un
altissimo prelato che sarei stato sfiduciato, chiesi se il Santo Padre ne fosse
informato. Mi fu detto di no, confermando l’intervista successiva di mons.
Gaenswein al Messaggero. Dopo la “cacciata”, mons. Gaenswein mi mandò un paio
di messaggi, a nome del Santo Padre, attraverso un vescovo amico (tuttora
vivente), per ragioni di prudenza. Per queste attenzioni sarò sempre grato a
mons. Gaenswein.
Mi sembra di
ricordare che si parlò di una riabilitazione, annunciata e non realizzata? Che
cosa può dire su questo argomento?
A fine novembre 2012 mons. Gaenswein mi propose un incontro
riservato a Roma. A seguito di questo incontro, che considero ancora oggi
riservato, presi una decisione che fu molto apprezzata da mons. Gaenswein. Dopo
qualche settimana il segretario particolare del Segretario di Stato card.
Bertone, mi convocò a Roma per un incontro. Detto incontro si concretizzò solo
il 6 febbraio 2013 ed avvenne nella abitazione privata di un cardinale. Il
Segretario di Stato fu molto affettuoso, ricordo perfettamente i gesti e le
parole amichevoli con cui mi accolse. Mi disse poi che il Santo Padre aveva
deciso la mia riabilitazione immediata (mi disse anche di che si trattava
naturalmente) e mi chiese di tenermi disponibile per l’ufficializzazione nei
giorni successivi. (Cinque giorni dopo, l’11 febbraio, sappiamo cosa avvenne…).
Di questo incontro, oltre ai testimoni fisici, ci fu “per caso” una
testimonianza prestigiosa, perché rientrando da porta Sant’Anna il Segretario
di Stato incontrò un personaggio di grande prestigio e con importanti incarichi
vaticani, informandolo. Il personaggio chiamò immediatamente me e mia moglie,
felicitandosi.
Vede caro Tosatti, questi avvenimenti son stampati nella mia
memoria e nel mio cuore, ma non posso pretendere sia lo stesso per altri. In
più mons. Gaenswein ha sempre avuto per me, e per il compito che ho cercato di
svolgere, la massima attenzione. Per lui ho tuttora gratitudine e un ricordo
affettuoso.