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domenica 18 dicembre 2022

Presentato il Rapporto “Proprietà e libertà, contro lo sharing globalista”

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi

Pubblichiamo il testo dell’Intervento di Stefano Fontana al Convegno in diretta streaming di lunedì 12 dicembre (disponibile nel nostro canale Youtube) nel quale è stato presentato il Rapporto “Proprietà e libertà, contro lo Sharing globalista”. Invitiamo ad acquistare il Rapporto scrivendo a acquisti.ossvanthuan@gmail.com (euro 16 senza spese postali per l'Italia)

I Rapporti degli ultimi tre anni sono particolarmente legati tra loro: il 12 ha parlato dell’ambientalismo e del globalismo; il 13 del Modello cinese e ora il 14 dell’abolizione della proprietà privata e della sua sostituzione con una condivisione, un noleggio, un leasing globale: non possiederemo più niente, noleggeremo quanto abbiamo bisogno e saremo felici. Dalla società del possesso alla società dell’accesso, scriveva Jeremy Rifkin, quello che aveva già previsto erroneamente che nelle nostre società sarebbe sparito sia il lavoro che lo Stato. Sì, ma chi avrà la proprietà della piattaforma digitale alla quale accedere per lo sharing dei servizi? E i beni che verranno scambiati e condivisi a cui ultimamente apparterranno? E per accedere ai servizi condivisi ci sarà qualcuno – lo Stato? – che ti richiederà certi comportamenti e valuterà la tua posizione in termini di crediti sociali? Se ti asterrai dal possedere la casa o l’auto avrai maggiori diritti e maggiori accessi? Se ti opporrai a sostituire il tuo diesel regredirai nella scala sociale e verrai penalizzato su tanti benefici sociali che il potere elargirà solo a chi si comporterà come esso vuole?

Gli attacchi alla proprietà privata ci sono sempre stati: dalla lotta dei sanculotti parigini contro i presunti “accaparratori” durante la rivoluzione francese, alle nazionalizzazioni dei regimi comunisti perché la proprietà privata era da considerarsi un furto; dalla esorbitante tassazione delle socialdemocrazie del welfare, utilizzata sia per mantenere servizi inefficienti e costosi sia per invadere il personale tramite l’ideologia di Stato alle ricorrenti minacce di imposte patrimoniali fino ad arrivare, anche oggi, all’usurpazione di terre senza indennizzo o alla confisca dei beni di chi è “amico di Putin” per finanziare la resistenza ucraina.

Queste modalità ci sono ancora, oggi però gli attacchi alla proprietà privata battono anche altre vie nuove, più suadenti e convincenti, mirando ad avere il consenso dello spogliato, anzi facendo in modo che a chiedere di essere privato della libertà sia proprio la vittima della spogliazione. La politica sta diventando psicopolitica e nel biennio di Covid abbiamo visto che i cittadini ringraziavano per essere stati indotti ad assumere comportamenti illogici presentati come eticamente doverosi. Questo avverrà sempre di più anche nel campo dell’abolizione della proprietà privata. Se non faremo le modifiche di risparmio energetico volute dal sistema perderemo la proprietà della casa, o dell’automobile; se l’agricoltore non lascerà incolta una parte del suo terreno agricolo per non sovraccaricate la madre terra in modo eccessivo secondo gli standard stabiliti da qualche organismo del potere globalista, travestito da istituzione scientifica a tutela della biodiversità, se insisteremo a voler disporre liberamente (e responsabilmente) del nostro contante ritenendo con ciò di non avvantaggiare per niente l’evasione fiscale, che ha ben altre cause, e volendosi nello stesso tempo sottrarre alla filiera del controllo e del condizionamento … allora verremo colpiti dal sistema, declassati, esclusi, puniti in quanto a-sociali e in-civili.

Il punto è che molti di noi ne saranno contenti e protesteranno se nei loro confronti queste misure non verranno applicate, ritenendole la giusta risposta alle emergenze e il corretto esercizio dello spirito civico. Come il sistema comunista dava il premio al lavoratore stakanovista, affinché egli fosse di esempio agli altri … come la politica sanitaria anti-covid premiava chi aveva il green pass al punto che erano gli stessi vaccinati a chiedere che fosse loro controllato il passaporto sanitario verde … così chi venderà una abitazione priva di pannelli solari verrà messo alla gogna dalla pubblica opinione che a gran voce chiederà che la legge lo impedisca in modo durissimo, a salvaguardia del bene comune.

L’attacco postmoderno alla proprietà privata è quindi diverso da quello duro e puro della modernità, si fa indiretto e pretende il consenso di coscienza del cittadino. Questo, però, è l’essenza del totalitarismo che, come è noto, non si accontenta dell’ossequio esteriore ai propri comandi, come avviene nel dispotismo, ma pretende la convinzione interiore. Le riflessioni di Orwell, specialmente in “1984”, sono più che mai confermate. Emergenze sociali atte a motivare simili quadri si possono sempre trovare: se ci sono le si cavalca, se non ci sono le si inventa. Gli scienziati non indipendenti, i carrieristi, i giornalisti replicheranno le indicazioni delle istituzioni. La narrazione ufficialmente predisposta farà scuola. Su queste cose il sistema del potere si compatta con grande facilità, anzi in modo automatico. Ci faranno vergognare di aver avuto una abitazione, mentre potevamo noleggiarne una come facciamo quando acquistiamo il biglietto del treno. Ma ci faranno vergognare di molte altre cose, connesse naturalmente con la proprietà privata.

Leone XIII, sancendo che la proprietà privata è di diritto naturale, la collegava al lavoro, alla famiglia e al podere. Nel futuribile sharing universale forse non ci sarà più il lavoro, né la famiglia, né il podere, perché non ci sarà più la proprietà privata. Il lavoro serve a guadagnare il necessario per sé e per la propria famiglia, ma potrà essere lo Stato a garantire a tutti un reddito di cittadinanza, senza che essi debbano lavorare, oppure facendo svolgendo lavori inutili, come scavare buche e poi riempirle. La fine della proprietà privata porterà via con sé anche il lavoro, nonché la passione per il proprio lavoro, per il lavoro ben fatto, dato che nulla sarà più mio e tuo, ma tutto sarà nostro. Nessuno però si dà molto da fare – come realisticamente notava Leone XIII – per quanto è nostro, mentre tutti si affannano quando si tratta del proprio e della propria famiglia. Se nessuno lavorerà e ci saranno solo servizi, chi manterrà questo sistema globale di servizi? La fine della proprietà privata porterà via con sé la famiglia, anzi la sua abolizione ha come mira proprio questo. Nello sharing universale saremo tutti come dei consumatori, dei fruitori, dei noleggiatori, degli utenti, agiremo con il nostro username dentro grandi piattaforme digitali. Per questo non è necessario avere famiglia, basta essere degli individui. Nel web la famiglia non c’è, ci sono solo i singoli utenti come delle unità numeriche. Nel web c’è una massa, una folla, c’è una community scarsamente comunitaria e la logica dell’accesso sostitutiva della logica del possesso ha bisogno di questo. La fine della proprietà privata porterà via con sé anche il podere, il luogo, lo spazio. I viaggi e le locations si condivideranno, si andrà qua e là senza mai mettere radici da nessuna parte. Saremo dei raccoglitori e, quindi, degli apolidi, dei nomadi, senza patria e senza terra, senza un luogo in cui tornare sapendo – come diceva Cesare Pavese – che qualcuno ti avrebbe riconosciuto.

Come si vede, la proprietà privata non è solo la proprietà privata. La minaccia alla proprietà privata non è solo minaccia alla proprietà privata. C’è molto di più e il Rapporto che stiamo presentando intende proprio mettere in luce questo di più.

Stefano Fontana