Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

venerdì 9 dicembre 2022

Il Rosario e Le litanie mariane, nei sonetti del Belli

Ieri la Chiesa ha solennemente celebrato l'Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine. 
La ricorrenza mariana ci ha fatto ricordare un'eco tridentina mariana, tratta dai sonetti del Belli. 
Recitare il Rosario in famiglia era una delle belle abitudini popolari dei cattolici. A volte però la preghiera non interrompeva le faccende domestiche (pur presi da mille fatiche per "tirare avanti", i fedeli un tempo non volevano comunque trascurare le cose sacre e la pia pratica del Rosario) con effetti esilaranti (vedi il sonetto 569, che noi non riportiamo tutto per brevità). 

I lapsus linguae era poi all'ordine del giorno anche per la scarsa conoscenza del latino da parte dei fedeli, che se pur fallaci con la bocca erano saldi e certi nel cuore.

Avemmaria... lavora... grazia prena...
Nena, vòi lavorà?... ddominu steco...
uf!... benedetta tu mujjeri... Nena!...
e bbenedetto er frú... vvà cche tte sceco?... 

fruttu sventr’e ttu Jeso. San... che ppena!...
ta Maria madre Ddei... me sce fai l’eco?...


Ora pre nobbi... ma tt’aspetto a ccena...
peccatori... Oh Ssignore! e sto sciufeco 


 e anche le litanie (sonetto 1479), a detta del Belli, non erano esenti da... esclamazioni in vernacolo: 

"Ora pre nobbi. Ora pre... Attenta, Nanna:
tu aritorni a zzompà. Ddoppo inviolata
viè, scrofa mia, madre arintemerata.
Fede e rrisarca sta ppiú ggiú una canna.

Ora pre nobbi. Ora pre no... Sguajata!
Ma cche Tturris e bbruggna! che, mmalanna,
Domminus àuria e Vvirgo veneranna!
Virgo cremis, bestiaccia sgazzerata.

Di’ cchiaro quelo Spè coll’ojjo stizzia.
Ora pre nobbi... Alò, Ssede e ssapienza.
Avanti su: Ccausa nostr’allettizzia.

Animo, a tté: Arifugg’impeccatòro.
Reggina profettaro?! Oh cche ppazzienza!

Manco male che vviè: Er zantòru moro."

[Sonetto 1479, 4 febbraio 1835, “Le lettanie de Nannarella”. “Zompà” vuol dire “saltare”. Le invocazioni storpiate sono: Mater inviolata; Mater intemerata; Foederis arca; Turris eburnea; Domus aurea; Virgo veneranda; Virgo clemens; Speculum justitiae; Sedes sapientiae; Causa nostrae laetitiae; Refugium peccatorum; Regina prophetarum; Regina sanctorum omnium.]

Qui un nostro commento di anni fa. 
Roberto

10 commenti:

  1. Felice di essere cresciuto in un tempo in cui le preghiere si imparano (e si capiscono) nella propria lingua.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. a mio avviso sarebbe meglio impararle sia nella lingua originale che tradotte, in quanto spesso la versione latina svela dettagli che si rischiano di non cogliere

      Elimina
    2. Anche io sono felice di imparare in italiano e soprattutto di capire pienamente!!! Questa è la vera sostanza! Poi, che il pio esercizio quotidiano in famiglia sia praticamente sparito è solo un insignificante dettaglio!

      Elimina
    3. Gsimy, però la versione originale non è necessariamente quella latina. Basta pensare ai Salmi.
      Lo stesso Padre nostro (l’unica preghiera espressamente insegnata da Gesù) ci è arrivato in latino dall’aramaico attraverso il greco…insomma, bel giro!
      Poi, per il resto, se uno ha la preparazione da poter pregare in latino, faccia pure. Io sono per la libertà totale.
      Però non ditemi che è preghiera il ripetere a macchinetta delle formule in un latino sgrammaticato alla fine di una giornata di lavoro tra uno sbadiglio e un’occhiata all’orologio.
      Questa roba, per rispondere al simpaticone delle 22.07, sì, meno male che è sparita, visto che il cristianesimo è amicizia ed amore filiale con Dio, non sparare formule magiche come Harry Potter.

      Elimina
    4. Io prego quasi solo in italiano ormai, ma conoscerle anche in latino mi aiuta a meditare meglio cosa vogliono dire (parlo ovviamente di testi il cui originale è in latino)

      Elimina
    5. Ma infatti, liberissimo. Il problema è quando uno si sente in obbligo di pregare non capendo nulla di quello che dice perché “è la lingua della chiesa”.
      E noi italiani non ci facciamo molto caso perché, almeno le preghiere base, riusciamo ad intuirle anche se non sappiamo il latino.
      Pensiamo però a chi ha una lingua che col latino non c’entra niente, il cinese, il maori, le lingue native americane, per esempio, a cui fu detto, a suo tempo, che, per essere cattolici, avrebbero dovuto pregare in quella lingua; trovandosi magari pure quello che gli diceva “tanto non devi capire”.
      Ma che roba è?

      Elimina
    6. infatti anche fino a pochi decenni prima del Concilio in molte parti della Messa si usavano canti in lingua locale, e gli esempi vanno dalla Polonia ai nativi americani. in questo modo il popolo partecipava alla Messa cantando qualcosa che poteva capire
      l'imposizione assoluta del latino è relativamente recente

      Elimina
  2. “ il giorno che un uomo pregante capirà quello che sta dicendo, potrà smettere di pregare; la preghiera è un discorso con le cose invisibili e inconoscibili, cioè col mistero; e se il pregante riesce a sapere che cosa c’è dentro il guscio del mistero, può smettere di pregare e mandargli una cartolina postale”

    RispondiElimina
    Risposte
    1. però è stato anche detto che 'la legge della preghiera determina la legge della fede', quindi comprendere quello che si sta pregando può sicuramente aiutare
      poi ovviamente serve una guida, perchè niente è immediatamente comprensibile

      Elimina
  3. ma perchè commenti ostili all'use del latino nella preghiera? soprattutto: se la gente non ama il latino nella preghiera, perchè visita questo sito e soprattutto perchè lascia commenti negativi? io non vado su siti di cui non condivido l'impostazione o i fini.

    RispondiElimina