Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 895 scritta da Philippe de Labriolle e pubblicata da Paix Liturgique il 28 ottobre 2022, in cui si racconta con lucidità la prassi che sta prendendo piede, soprattutto in Francia, delle dimissioni episcopali prima dell’età canonica dei 75 anni e «per motivi di salute»: un espediente che contrasta con la ragione e la natura stessa dell’uffiicio episcopale.
L.V.
Una nuova semantica si sta gradualmente affermando nella Chiesa francese. Le dimissioni di un vescovo prima dell’età stabilita di 75 anni possono essere argomentate decentemente solo per “motivi di salute”. Noblesse oblige! Disertare il servizio di Cristo e delle anime sarebbe estremamente indegno, a meno che il Vescovo non manchi di forza in ogni campo. Un uomo malato è un uomo diminuito.
Quando le lingue si sciolgono e dobbiamo fare i conti con il fatto che non c’è una “mancanza di salute” ma un “eccesso di salute”, nel caso di mons. Le Vert, mons. Sankalé e mons. Santier, ci viene in mente Pascal e il suo famoso aforisma: “L’uomo non è né angelo né bestia; è la disgrazia del mondo che chi fa l’angelo fa la bestia”. Ma c’è anche la preoccupazione, anche se gli abusi di semplici chierici sono sotto i riflettori, che la pienezza del sacerdozio sia insufficiente a controllare gli impulsi degli “happy few” che ne sono onorati, lasciando che il travestimento della realtà si trasformi in menzogna. Quindi, in breve, si presume che alcuni vescovi, non essendo stati giudicati, siano tra coloro che deviano, offendono Dio e contaminano la Chiesa.
Se dovessimo credere a Papa Francesco e ai suoi commenti sulfurei sugli aerei, il vescovo Aupetit sarebbe tra questi. Ma il verosimile non è il vero, e l’ex arcivescovo di Parigi si è preso un sacco di critiche per altri motivi. Infine, le dimissioni di Benedetto XVI all’inizio del 2013, dato il suo stato generale in quel momento e la sua sopravvivenza quasi decennale fino ad oggi, non mettono in discussione la sua morale. Ma l’ex obbligato del modernista Hans Küng, che gli affidò una cattedra di teologia a Tubinga, non aveva il cuore di ripulire la Chiesa. Sappiamo cosa è successo dopo…
Per l’OMS, la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità” (22 luglio 1946). In altre parole, questa definizione iperbolica abolisce ciò che potrebbe distinguere la salute dalla felicità a cui tutti aspirano. “Anche quelli che si impiccano!” aggiunge il grande Blaise. Ciò che il lettore informato capisce da questa confusione espressa ai massimi livelli è che la tabella di marcia dei professionisti della salute non ha altro fine che l’orizzonte di un completo benessere universale, e che l’assistenza medica è lo strumento della felicità. Se la hybris in vigore aveva una qualche realtà operativa, perché la salute del nostro popolo mitridatizzato non ne ha beneficiato? Si temeva che il segreto professionale fosse soggetto a troppe deroghe al suo rispetto “generale e assoluto”?
Questo prezioso dono della salute, che il filosofo-fisico Georges Canguihem ha definito “normativo” (Le normal et le pathologique, Paris, 1943), ha l’effetto di adattare la potenza del corpo ai fini razionali dello spirito umano. La malattia (genuina) altera questa capacità di adattamento, portando il soggetto a limitare i propri progetti alle forze residue. Questa esperienza comune della libertà di agire, che viene frenata dalla malattia e riconquistata con la salute, è una benedizione troppo preziosa per essere giocata da una triste diplomazia clericale come un sonaglio per bambini piccoli. Il Rapporto Sauvé ha risparmiato il livello episcopale, prendendo di mira solo la gestione discutibile, senza che nessun Ordinario si preoccupasse di un errore personale. Questa mediocre Yalta sta cedendo come una diga. Il mantello di Noè non copre più la nudità dei suoi successori. La Chiesa è veramente malata di Concilio, e le energie individuali dei pastori si perdono nella devianza, o addirittura in lotte alternative. L’ex vescovo di Nizza, da poco cintura nera di judo, non si trova più nella sua cattedrale, ma sul tatami. In breve, abbiamo cose migliori da fare rispetto a ciò che dobbiamo fare. Quousque tandem?
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