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giovedì 3 novembre 2022

Il nuovo documento sinodale del Vaticano chiede il “diaconato femminile” e “l’inclusione radicale”

Altro disastroso documento vaticano in preparazione del prossimo Sinodo sulla sinodalità.
Inter alia: "È stato affrontato anche l’aspetto della liturgia della Chiesa, con il DCS che ha sottolineato come la liturgia possa essere collegata alla “situazione dei popoli indigeni. La loro spiritualità, saggezza e cultura hanno molto da insegnarci”.
Luigi

Di Sabino Paciolla Ottobre 28 2022

Il Sinodo sulla sinodalità, ora ufficialmente prorogato fino al 2024, ha chiesto un “aggiornamento permanente” alla luce del Concilio Vaticano II.
L’articolo che segue è stato scritto da Michael Heynes e pubblicato su Lifesitenews. Ve lo propongo nella mia traduzione.
Il Vaticano ha presentato il documento che guiderà la prossima fase del Sinodo sulla sinodalità, in cui si chiede una maggiore inclusione dei divorziati e dei “risposati”, dei gruppi LGBT e si propone un “diaconato femminile”.

Il documento di 45 pagine è stato presentato in una conferenza stampa presso la Sala Stampa della Santa Sede, il 27 ottobre, dall’équipe del Sinodo sulla sinodalità: Il documento, di 45 pagine, è stato presentato in conferenza stampa presso la Sala Stampa della Santa Sede dall’équipe del Sinodo sulla sinodalità: il cardinale Jean-Claude Hollerich (relatore generale del Sinodo), il cardinale Mario Grech (segretario generale del Sinodo dei Vescovi), la professoressa Anna Rowlands, padre Giacomo Costa (consultore della Segreteria generale del Sinodo) e monsignor Piero Coda (segretario generale della Commissione teologica internazionale).

Formazione del documento

I contenuti del Documento di lavoro per la fase continentale del Sinodo (DCS), intitolato “Allargate lo spazio della vostra tenda”, guideranno ora la prossima fase del Sinodo sulla sinodalità, che è stata prolungata fino al 2024.

Il documento stesso è stato compilato da un gruppo di “esperti”, teologi, laici e vescovi nel corso di alcuni giorni di settembre. Come LifeSiteNews ha riferito in precedenza, questi “esperti” comprendevano un certo numero di persone che si oppongono alla Messa tradizionale e sostengono la contraccezione.

Il DCS è un riassunto dei numerosi rapporti presentati da 112 delle 114 conferenze episcopali, da 17 dei 23 dicasteri curiali romani e da tutte le chiese cattoliche orientali.

Gli autori hanno osservato che il documento non è “un documento conclusivo, perché il processo è lungi dall’essere concluso”, né fa parte del “Magistero della Chiesa, né è il rapporto di un’indagine sociologica”. Invece, “rimane un documento teologico nel senso che è orientato al servizio della missione della Chiesa: annunciare Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo”.

Scrivendo che il sinodo ha prodotto finora “frutti abbondanti, nuovi semi che promettono una nuova crescita”, il documento aggiunge che “non mancano chiare espressioni di rifiuto”, con “scetticismo sull’effettiva efficacia o addirittura sull’intento del processo sinodale” espresso anche nelle citazioni tratte dalle relazioni esaminate.

La Chiesa deve essere “più accogliente” nei confronti di LGBT e “risposati”.

Il documento ha attinto dai vari rapporti diocesani per fare riferimento a gruppi di persone che si sono sentite “trascurate ed escluse”. Tra coloro che “sentono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e l’esperienza delle proprie relazioni affettive”, il documento elenca:
divorziati risposati 
genitori single
persone in matrimoni poligami
Persone LGBTQ, ecc.

“Tutti hanno bisogno di una Chiesa più accogliente”, si legge nel documento.

Per quanto riguarda questo aspetto, il cardinale Grech ha dichiarato durante la conferenza stampa che “in questo momento non stiamo prendendo alcuna posizione” quando gli è stato chiesto delle immagini pro-LGBT condivise dagli account dei social media del sinodo. Ha invece ribadito che il sinodo è un processo di “Chiesa in ascolto”.

Ruolo delle donne e diaconato femminile

Nel nuovo documento viene data molta attenzione al ruolo delle donne, comprese le richieste di ordinazione femminile.

Il documento afferma che c’è una duplice necessità: “attirare gli uomini a un’appartenenza più attiva alla Chiesa e permettere alle donne di partecipare più pienamente a tutti i livelli della vita ecclesiale”.

Rivolgendosi ai media riuniti in conferenza stampa, Rowlands ha dichiarato che “la questione del diaconato per le donne è emersa ripetutamente, in molte relazioni”.

Rowlands è stato sostenuto dal testo del DCS, che ha notato che molti rapporti presentati:

Si chiede alla Chiesa di continuare a discernere su una serie di questioni specifiche, in particolare il ruolo attivo delle donne nelle strutture di governo degli organismi ecclesiastici, la possibilità per le donne con una formazione adeguata di predicare in ambito parrocchiale, il diaconato femminile. Posizioni molto più diverse sono espresse per quanto riguarda l’ordinazione sacerdotale delle donne, che alcune sintesi auspicano, mentre altre considerano la questione chiusa.

La Conferenza eterodossa per l’ordinazione delle donne ha accolto con favore queste sezioni della DCS, dichiarandosi “incoraggiata” dalla promozione delle “richieste quasi universali di donne nel governo, di donne predicatrici e di ‘un diaconato femminile'”.

Papa Giovanni Paolo II aveva già condannato l’ordinazione femminile, scrivendo nella sua lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994: “Dichiaro che la Chiesa non ha alcuna autorità per conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne e che questo giudizio deve essere definitivamente sostenuto da tutti i fedeli della Chiesa”.

Il Papa polacco ha anche citato la lettera di Paolo VI del 1975 all’arcivescovo anglicano di Canterbury, in cui l’ex pontefice scriveva che “l’esclusione delle donne dal sacerdozio è in accordo con il piano di Dio per la sua Chiesa”.

Questioni di liturgia ed eucaristia

È stato affrontato anche l’aspetto della liturgia della Chiesa, con il DCS che ha sottolineato come la liturgia possa essere collegata alla “situazione dei popoli indigeni. La loro spiritualità, saggezza e cultura hanno molto da insegnarci”.

Le rinnovate richieste di ruoli femminili nel ministero si riflettono anche in questo aspetto, con il documento che afferma che le questioni sollevate nei vari rapporti vanno “dalla riprogettazione di una liturgia troppo centrata sul celebrante, alle modalità di partecipazione attiva dei laici, all’accesso delle donne ai ruoli ministeriali”.

Inoltre, la DCS ha dichiarato che “molti rapporti fanno eco al dolore per l’impossibilità di accedere ai sacramenti provato dai divorziati risposati e da coloro che vivono in matrimoni poligami. Non c’è unanimità su come gestire queste situazioni”.

Sottolineando un rapporto dagli Stati Uniti, il documento ha anche notato che “molti si rammaricano per le restrizioni sull’uso del Messale del 1962”. Questo aspetto, tuttavia, non è stato approfondito o affrontato ulteriormente.

Il Sinodo è una continuazione dell'”aggiornamento” del Vaticano II

Il Sinodo sulla sinodalità è già stato paragonato al Concilio Vaticano II e descritto dai commentatori come la promozione di una “Chiesa parallela”.

Tale descrizione è stata sostenuta dal testo del nuovo documento, in cui si osserva che la “conversione e riforma” del sinodo “si traduce in una altrettanto continua riforma della Chiesa, delle sue strutture e del suo stile, nel solco del desiderio di un permanente ‘aggiornamento’, preziosa eredità del Concilio Vaticano II a cui siamo chiamati a rivolgerci nel suo 60° anniversario”.

In un apparente abbandono dell’adesione alla dottrina o ai principi cattolici, il documento affermava, nel descrivere il cammino da seguire, che:

Il messaggio del cammino sinodale è semplice: impariamo a camminare insieme e a sederci insieme per spezzare lo stesso pane, in modo che ognuno possa trovare il suo posto. Tutti sono chiamati a partecipare a questo cammino, nessuno è escluso. Questo è ciò che ci sentiamo chiamati a fare per annunciare in modo credibile il Vangelo di Gesù a tutti i popoli. Questa è la strada che cerchiamo di percorrere per la tappa continentale.

In quella che è una delle rare occasioni di descrizione della sinodalità stessa, la DCS delinea come il sinodo affronta le molte “tensioni” evidenziate durante l’evento: “[Una] spiritualità sinodale non può che essere una spiritualità che accoglie le differenze e favorisce l’armonia, e che trae dalle tensioni l’energia per andare avanti”.

Le prossime tappe del processo sinodale

Il Sinodo è ancora in una “fase di ascolto”, ha detto Anna Rowlands, e le prossime tappe saranno ancora una continuazione di questo “ascolto”.

Tuttavia, la DCS invita la Chiesa a iniziare già ad attuare un processo di cambiamento: “Tutte le istituzioni della Chiesa sono chiamate a interrogarsi su come integrare l’impulso sinodale nell’esercizio delle loro funzioni e della loro missione, rinnovando le loro strutture e procedure o introducendone di nuove”.

Dopo la pubblicazione del nuovo testo, i vescovi di tutto il mondo devono ora elaborare le proprie riflessioni locali sul documento.

Successivamente, avranno luogo sette incontri continentali delle Conferenze episcopali, che si terranno in Africa, Oceania, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa e Nord America.

Una volta raccolti tutti i documenti risultanti da questi incontri, essi costituiranno a loro volta la base del documento di lavoro (Instrumentum laboris) – finalizzato entro giugno 2023 – per il Sinodo dei vescovi che si terrà in Vaticano dal 4 al 29 ottobre 2023.

Come nel Documento preparatorio originale, il DCS ha chiesto che nelle fasi successive del Sinodo si presti “particolare attenzione” anche ai “rappresentanti di altre religioni e tradizioni di fede; e alle persone senza affiliazione religiosa”.

Foto con Papa Francesco con l’équipe del Sinodo. Da sinistra a destra: il cardinale Jean-Claude Hollerich, padre Giacomo Costa, il cardinale Mario Grech, il vescovo Luis Marín de San Martín, suor Nathalie Becquart. 14 ottobre 2022. (Screenshot/Twitter)