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lunedì 10 ottobre 2022

Cinema: Father Stu: il pugile diventato prete

Bel film, visto da chi scrive qualche settimana fa.
Da vedere.
Luigi


di Franco Olearo*

Father Stu (abbreviativo di Stuart) è un film del 2022 realizzato da Rosaling Ross che vede come protagonisti Mark Wahlberg e Mel Gibson, disponibile su YouTube in italiano a pagamento [su Prime]. È la storia vera di un giovane irruento ma buono che riesce a superare i limiti che il suo fisico gli impone per scoprire e poi praticare, sia pur per breve tempo, la sua vocazione sacerdotale.

Stuard Long, detto Stu, proviene da una famiglia povera e divisa (i genitori hanno divorziato e il padre è affetto da alcolismo) ma scopriamo presto che prende sempre le cose con entusiasmo. Ha deciso di fare il pugile e si allena con impegno fino a conseguire significative vittorie ma una grave infezione alla mascella lo costringe lontano dal ring. «Nessun problema – racconta Stu alla madre – farò l’attore a Hollywood». Detto fatto, la tecnica è la solita: fare il commesso in un negozio di alimentari a Hollywood sperando che passi di lì un attore o un’attrice. Il sistema sembra non funzionare ma intanto Stu perde la testa per la dolce Carmen, che è catechista nella vicina chiesa cattolica. Nessun problema: Stu, agnostico come suo padre, si fa battezzare, frequenta con assiduità la comunità cattolica e si fidanza con Carmen. Ancora una volta interviene un fatto imprevisto: un terribile incidente di moto dal quale riesce miracolosamente a riprendersi, fa riflettere Stu: forse il Signore vuole da lui qualcos’altro, gli chiede di diventare sacerdote…

Il punto nodale del film interviene quando Stu si incontra con Carmen, da tempo sua fidanzata. È stata proprio lei a iniziarlo alla fede ma ora, nonostante il loro sincero e reciproco amore, lui esprime il desiderio di diventare sacerdote. È un momento di sofferenza per entrambi ma è come se non ci fosse contraddizione ma continuità fra queste due fasi della sua vita. Carmen, con la dolcezza del suo sguardo così come con la sincerità della sua fede, è diventata il canale privilegiato attraverso il quale Stu ha potuto cogliere la bellezza della vocazione coniugale (un sentimento a lui sconosciuto) che ha finito per migrare ulteriormente verso un amore divino totalizzante.


La seconda parte del film è la più intensa: Stu sta cercando Dio e lo trova.
 Si tratta di un percorso molto sofferto: dalla prima percezione della vocazione dopo il grave incidente in moto, dal frequentare i corsi in seminario ma poi, dopo la scoperta di essere affetto da una malattia inguaribile, al restare prostrato a terra tutta la notte in cappella a invocare Dio per comprendere verso quale cammino lo stava conducendo. Stu si è formato nella sofferenza, nella limitatezza del suo corpo per cogliere l’attesa di una vita eterna, l’occasione per stare più vicino a Cristo e lo ha compreso nel profondo del suo cuore. Quando dovette restare chiuso in una casa di cura (mori a cinquant’anni), ogni giorno si formava una coda ininterrotta di fedeli che avevano desiderio di confessarsi sa lui. Father Stu aveva trovato, con l’aiuto di Dio, la sua vocazione e aveva saputo metterla in pratica. (A LATO UNA FOTO DEL SACERDOTE A CUI È ISPIRATO IL FILM).

*redattore/editore del portale FamilyCinemaTv

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