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Luigi
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URINA IN CHIESA MIMANDO UN ABORTO.
L'EUROPA ORA LE DÀ QUASI 10.000 EURO
Matteo Ghisalberti, La Verità 15 ottobre 2022
Nel 2013, un'attivista, delle Femen profanò un luogo sacro in Francia. Condannata dalla giustizia transalpina, la donna ha fatto ricorso. Per la Cedu (Corte europea dei diritti dell'uomo), la pena fu ingiusta «Stava solo contribuendo al dibattito, va risarcita».
Grottesca sentenza da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo: un'attivista delle Femen, che nel 2013 irruppe in una chiesa francese urinando in terra e mimando un aborto con un fegato di manzo al posto del feto, andrà risarcita. La giustizia francese l'ha condannata, ma per i giudici europei fu solo «libertà d'espressione». Alla donna andranno quasi 10.000 euro.
La sinistra francese sembra essere terrorizzata dal cristianesimo. Una giunta comunale ecologista ha vietato la vendita di crocifissi. I comunisti parigini hanno protestato perché la basilica del Sacro cuore di Montmartre è diventata un monumento storico. Una militante Femen che aveva urinato nella chiesa della Madeleine ha fatto condannare la Francia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per non rispetto della libertà d'espressione. Questo perché, dopo questa esibizione a seno nudo -durante la quale ha anche mimato un aborto- la donna era stata arrestata e multata. I fatti risalgono al 20 dicembre 2013.
Quel giorno, una certa Eloise Bouton ha deciso di manifestare a favore dell'interruzione di gravidanza. Nella sua pantomima blasfema, l'estremista femminista ha anche usato un pezzo di fegato di manzo in guisa di feto-spazzatura. Il tutto davanti ad una decina di giornalisti presenti nel luogo sacro.
Il parroco dell'epoca, padre Bruno Horaist, aveva sporto denuncia contro la Bouton che è stata condannata dai tribunali francesi nei tre gradi di giudizio. Ma, per la (ormai ex) militante Femen, il procedimento giudiziario a suo carico non era altro che «un processo mascherato, per blasfemia». Così, noncurante dei tre processi persi, la donna si è rivolta alla Corte europea dei diritti dell'uomo contestando «l'imprecisione» della denuncia sporta contro di lei nonché l'«applicazione estensiva dell'infrazione di esibizione sessuale». In pratica Per la signorina Bouton, andare a fare pipì mezza nuda in una chiesa non è un atto osceno ma una concretizzazione della libertà di espressione. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha dato ragione alla donna e ha condannato la Francia a pagare 2.000 euro alla Bouton, per danni morali e 7.800 euro per spese legali e interessi! I giudici della Cedu -che negli ultimi anni ha spesso dato ragione a sparute minoranze estremamente rivendicative- hanno partorito una sentenza molto ideologica.
«Una pena carceraria comminata nell'ambito del dibattito politico o dell'interesse generale», hanno sentenziato, «è compatibile con la libertà di espressione» solo «in circostanze eccezionali» come quando si incita all'odio o alla violenza.
Inoltre, i magistrati della Cedu hanno spiegato che l'azione della Bouton«aveva il solo scopo di contribuire al dibattito pubblico sui diritti delle donne» e che la giustizia francese si è «fissata a esaminare la questione dei seni nudi in un luogo di culto senza considerare il senso» dato alla nudità dalle Femen. Per loro la pena non era «necessaria in una società democratica».
Verrebbe da chiedersi cosa sarebbe successo se una militante femminista fosse andata a interpretare il ruolo dell'invasata in una moschea o in un luogo di culto di un'altra religione.
Come detto, oltre alla vicenda della ex Femen, a Strasburgo la giunta ecologista guidata da Jeanne Barseghian ha scatenato un'ondata di polemiche pubblicando una lista dei prodotti che potranno essere venduti nel mercatino di Natale 2022. Come riferito dal quotidiano locale Dernières Nouvel-les d'Alsace, il comune di Strasburgo vorrebbe bandire certe merci e autorizzare la vendita «su riserva» di altri prodotti. Tra questi figurano i crocifissi (ma anche certi cibi italiani), che l'amministrazione comunale ha definito «croce di GC». Questo forse per evitare di infrangere la laicità alla francese citando il nome di Gesù Cristo, che per i cristiani è il più alto di tutti i nomi. Banditi anche lo champagne o la tart flette, un specialità a base di formaggio fuso e lardo. Tra i cibi ammessi figurano invece i dolci arabi chiamati loukoum. La sbandata ideologica della giunta strasburghese è stata criticata dai commercianti cittadini e tanti internauti. Di fronte alle polemiche, l'assessore Guillaume Libsig ha spiegato che l'amministrazione comunale cerca solo di riportare «l'autenticità» locale e artigianale sulle bancarelle. L'assessore ha precisato che la vendita di croci «è ovviamente autorizzata» ma che si è voluto evitare «di avere prodotti di cattiva qualità». La spiegazione non ha convinto le opposizioni e vari internauti. Tra essi qualcuno ha sommessamente ricordato che l'evento natalizio di Strasburgo è nato nel 1570 ed è chiamato, in alsaziano, Christkindeismdrik ovvero «il mercato del Cristo bambino». Quindi è per forza legato al cristianesimo, così come lo è il crocifisso. C'è poi chi ha ricordato il «principio di sovvenzione» votato nell'aprile de12021 dalla maggioranza ecologista e di sinistra che sostiene Barseghian. Il finanziamento, da oltre 2 milioni e mezzo di euro, era destinato a sostenere la costruzione di una moschea da parte di una federazione musulmana di origine turca.
Ma l'odio contro il cristianesimo non si è manifestato solo a Strasburgo. A Parigi, i consiglieri comunali di estrema sinistra hanno protestato, dopo che la basilica del Sacro Cuore di Montmartre è stata classificata (peraltro dalla giunta di sinistra) come «monumento storico». La consigliera Raphaélle Primet ha definito la bianchissima chiesa un «odioso edificio religioso» costruito «sui circa 30.000 morti» della Comune. Invece la deputata e consigliera de La France In-soumise, Danielle Simonnet, ha parlato di «apologia della morte di 32.000 militanti della Comune».
Ma anche San Michele non se la passa bene in Francia. Questo perché la federazione Vandeana del libero pensiero ha ottenuto dal Tar di Nantes la rimozione di una statua dell'arcangelo da una piazza della località balneare di Les Sables d'Olonnes, posta davanti ad una chiesa dedicata al «Principe delle milizie celesti». La giunta locale (di destra) ha annunciato un ricorso al Consiglio di Stato