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venerdì 23 settembre 2022

Insegnante cristiano in Irlanda in carcere per i pronomi trans

Una scuola irlandese costringe i professori a rivolgersi con il pronome neutro agli studenti in transizione "da uomo a donna".
Luigi

FINISCE IN CARCERE L'INSEGNANTE CRISTIANO CHE SI RIFIUTA DI USARE I PRONOMI TRANS
di Federica Di Vito

Non si scende a compromessi con la cultura dominante. E per questo si finisce in carcere. La storia dell'insegnante cristiano irlandese arrestato per essersi rifiutato di utilizzare i pronomi neutri, quello che in spagnolo sarebbe "elle", sta diventando simbolica. Lui si chiama Enoch Burke e ha trascorso la sua prima notte nella prigione di Mountjoy.
Burke è professore di tedesco, storia e politica alla Wilson Hospital School (Westmeath, Irlanda), una scuola di tradizione - pensate un po' - anglicana che da molto tempo cercava di costringere il professore a rivolgersi a uno studente in transizione con il pronome neutro.
Tra le motivazioni non poteva che portarne una peggiore: il suo credo cristiano. Dopo la scuola è passata alla sospensione senza specificare la causa, che dal punto di vista legale deve essere ritenuta grave. Così un giudice che ha emesso un ordine impedendo al professore di recarsi al liceo, e, data la sua insistenza, venerdì il giudice della Contea di Westmeath Michael Quinn ha emesso un mandato d'arresto e lunedì la polizia lo ha arrestato.

UNA QUESTIONE DI COSCIENZA
Burke continua a sostenere che riferirsi allo studente con un nome diverso da quello reale (riferito dunque al suo sesso naturale) è una violazione della sua coscienza, «il transgenderismo è contro la mia credenza cristiana. È contrario alle Scritture, contrario all'etica della Chiesa d'Irlanda e della mia scuola. Sono un insegnante e non voglio andare in prigione. Voglio essere nella mia classe, dove ero questa mattina quando sono stato arrestato».
Ha poi affermato di aver continuato a recarsi a scuola perché anche rispettare l'ordine del giudice sarebbe stata una «violazione della sua coscienza», visto che si ricorre alla sospensione solo in casi molto gravi - e qui di casi gravi non ce ne sono. Il suo motto Res Non Verba - Azioni, non parole, l'ha usato per difendersi e ha chiarito che in realtà è imprigionato «per aver detto che non chiamerebbe un bambino una bambina».
Intanto il gesto coraggioso di questo professore sta mostrando a tutto il mondo come questo sistema debba usare minacce e prigione per imporsi. Al tal proposito, il Centro Studi Livatino, in una nota in cui ha richiamato le insidie contenute nel ddl Zan, ha osservato che «è da scongiurare il rischio che in Italia qualcuno, come il Prof. Burke, finisca in carcere per aver utilizzato un pronome che il destinatario percepisce come inadatto». Che la situazione, a livello internazionale, sia seria, è poi dimostrato dal fatto che il caso di Burke non è il solo nel suo genere.

ACCADE NEGLI STATI UNITI
Per dire, la settimana scorsa si è diffuso l'esito del caso di Pamela Ricard, un'insegnante di matematica a Topeka (Kansas, USA), che ha vinto il suo processo e riceverà 95.000 dollari in risarcimento per danni e pregiudizi dopo una lunga battaglia legale per il rifiuto di usare i pronomi neutri. Pamela Ricard aveva nella sua scuola secondaria due studenti che si dichiaravano trans, a cui l'insegnante si riferiva per cognome.
La direttrice del centro, Shannon Molt, aveva inviato una linea guida al comitato di insegnanti della scuola in cui li esortava a rivolgersi agli studenti con il pronome che desiderano o con il nome che scelgono, Ricard si è rifiutata di farlo e la scuola l'ha sospesa per tre giorni per aver violato 11 politiche del distretto riguardanti «molestie, diversità e inclusione».
L'insegnante, tutt'altro che intimorita, ha contattato l'Alliance Defending Freedom e Kriegshauser Ney Law Group per iniziare una battaglia legale. Lo stesso tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Kansas ha affermato che la causa emessa dall'insegnante «probabilmente avrebbe prevalso sull'esercizio della libertà religiosa del Primo Emendamento».
«La signora Ricard crede che Dio abbia creato gli esseri umani come uomini o donne, che questo sesso è fissato in ogni persona dal momento del concepimento, e che non può essere cambiato, indipendentemente dai sentimenti, dai desideri o dalle preferenze di ogni persona», ha sottolineato la difesa.
Dopo 17 anni come insegnante nel distretto, Pamela Ricard si è ritirata dall'insegnamento dopo la risoluzione del suo caso, che si è concluso con una chiara vittoria per la quale riceverà 95.000 dollari per danni e spese legali. Forse non siamo mai stati così vicini ai tempi che così descriveva Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».

Nota di BastaBugie: a tante vicende come queste si ispira il film capolavoro "God's not dead 2" nel quale un'insegnante di storia rischia il posto di lavoro per essersi comportata da cristiana. Ad un certo punto dichiara di preferire stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio.
Per leggere approfondimenti su "God's not dead 2", vedere le clip, ascoltare la colonna sonora e molto altro, clicca qui!

Titolo originale: Si rifiuta di usare in pronomi trans. Insegnante cristiano incarcerato
Fonte: Sito del Timone, 8 settembre 2022