Stefano
Perché i divieti e le restrizioni vanno sempre nella stessa direzione?
Lettera di Paix Liturgique n. 870 bis – 29 giugno 2022
Dopo quasi un anno dall'entrata in vigore del motu proprio Traditionis Custodes...
Con questo testo, Papa Francesco ha imposto restrizioni alla celebrazione della Messa precedente alla riforma conciliare, liberalizzata nel 2007 da Benedetto XVI. «I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano», ha scritto il Papa.
Nei mesi successivi, erano i vescovi ad avere la responsabilità di permettere o meno la celebrazione della Messa secondo il rito tradizionale.
Se ci limitiamo a quest'anno, dobbiamo segnalare due decisioni poco sinodali emesse da Roma: la sospensione delle ordinazioni nella diocesi di Tolone e le dimissioni del vescovo di Areciblo, monsignor Daniel Fernández.
Il caso delle ordinazioni a Tolone
Qualche giorno fa il vescovo della diocesi, mons. Dominique Rey, ha dovuto informare i suoi seminaristi che non sarebbero stati ordinati alla fine di giugno come previsto.
L'unica informazione ufficiale a questo proposito è stata la dichiarazione del vescovo stesso rilasciata dalla diocesi. Non una parola da Roma.
Quali sono i motivi? Tutto lascia pensare che la decisione si basi sul fatto che il seminario è "troppo tradizionale". Il vescovo Rey è sempre stato un ardente difensore della liturgia tradizionale.
A Infovaticana risulta che i rapporti tra Mons. Rey e Roma sono delicati da tempo, in parte perché il suo seminario è troppo tradizionale (ha vocazioni) e in parte perché ha accolto diverse comunità (troppe per Roma), per non parlare della sua simpatia per la Messa tradizionale.
È sorprendente che, in un momento in cui si pone tanta enfasi sulla trasparenza, il vero motivo della sospensione delle ordinazioni non venga comunicato in modo obiettivo e veritiero. Quando Roma tace, si diffondono voci di ogni tipo.
Il vescovo di Arecibo è stato destituito per "mancanza di comunione".
Un altro caso che ha dato adito a molte speculazioni, sempre in totale assenza di spiegazioni da parte della Santa Sede, è stato quello delle dimissioni, lo scorso marzo, del vescovo Daniel Fernández di Arecibo (Porto Rico).
«Il Santo Padre ha sollevato il vescovo Daniel Fernández Torres dall'incarico pastorale della diocesi di Arecibo (Porto Rico) e ha nominato monsignor Álvaro Corrada del Río, SJ, vescovo emerito di Mayagüez, amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis della stessa diocesi», è stata l'unica informazione del Vaticano sulla questione. La rimozione è stata pura e semplice, poiché il vescovo non aveva ancora 75 anni, età in cui le dimissioni devono essere presentate al Papa.
Immediatamente la notizia si è diffusa in tutto il mondo. Il vescovo è stato accusato di essere "anti-vaccino" per aver difeso una nota dottrinale pubblicata dalla Santa Sede sull'obiezione di coscienza riguardo alla libera decisione di vaccinarsi o meno. Un'altra delle ragioni riportate per il suo licenziamento è la mancanza di comunione con il resto dei vescovi del Paese.
In una dichiarazione, il vescovo Daniel Fernández ha affermato che si tratta di «una decisione che non riesco a comprendere, anche se la accetto con la pazienza di Cristo per il bene della Chiesa».
Ha aggiunto di sentirsi «benedetto per aver dovuto subire persecuzioni e calunnie per la proclamazione della verità della dignità dell'uomo in circostanze come quelle attuali».
D'altra parte, il vescovo Fernández si è rammaricato del fatto che "in una Chiesa in cui si predica la misericordia, nella pratica alcune persone sono così prive di senso della giustizia". Non è stato intentato alcun procedimento giudiziario contro di me, non sono stato accusato di nulla; semplicemente, un bel giorno il delegato apostolico mi ha comunicato oralmente che Roma mi chiedeva di presentare le mie dimissioni.
Ad oggi, Mons. Fernández «ha scelto di ritirarsi in preghiera senza fare rumore o dichiarazioni pubbliche per il bene della Chiesa», hanno dichiarato a Infovaticana fonti vicine al vescovo.
Impunità per i tedeschi e James Martin
Nei casi citati non si trattava di eresie, scismi o proclamazioni contrarie alla morale, alla dottrina e alla fede cattolica; si poteva dire il contrario.
Questo può essere sconcertante per molti: la fermezza praticata verso alcuni e la benevolenza verso coloro che infrangono le regole e rompono la comunione nella Chiesa.
Quest'anno abbiamo sentito ripetutamente i pesi massimi della gerarchia ecclesiastica tedesca, il cardinale Marx e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Bätzing, difendere l'ordinazione delle donne, considerare la possibilità di riformare l'insegnamento del catechismo sull'omosessualità, chiedere il matrimonio dei sacerdoti o consentire la benedizione delle coppie omosessuali nonostante l'espresso rifiuto di Roma di «benedire il peccato».
Nonostante tutto questo accumularsi di situazioni che causano un grave scandalo all'interno della Chiesa, da Roma non è arrivata alcuna volontà di porvi fine, anzi. In effetti, l'anno scorso il cardinale Marx ha presentato le sue dimissioni a Papa Francesco, che le ha respinte.
Una cosa simile è accaduta con il sacerdote gesuita americano Martin, che sembra sapere solo parlare di omosessualità. Proprio di recente ha affermato che i cattolici possono partecipare alle celebrazioni del "Mese del Pride" con la coscienza pulita.
James Martin è noto per aver sostenuto sui social media le posizioni pro-LGBT della Chiesa cattolica, di cui vuole cambiare il catechismo. Predica i suoi messaggi errati, totalmente contrari alla dottrina cattolica, senza che nessuno lo fermi. Si ha l'impressione che goda di un'impunità assoluta.
Fonte: Infovaticana tramite Paix Liturgique
Ormai, mi sto rassegnando ad abbandonare la Chiesa cattolica divenuta Chiesa cattolica protestante luterana. Sto valutando di bussare la porta alla Chiesa ortodossa. Sono delusissimo di questo papa bergoglio, dei vescovi e sacerdoti divenuti servi di questo mondo, vuoti, che predicano non la salvezze delle anime ma le cose effimere di questo misero mondo. Ho anche deciso di non dare più il mio 8x1000, ma di darlo ad altre chiese. Provo solo tristezza nell'osservare come bergoglio et alias stanno riducendo la Chiesa con una storia bimillenaria. Spero che molto presto arrivi un Papa che resetti tutto ciò che bergoglio ha fatto.
RispondiEliminaPenso che Papa Francesco se ne farà una ragione.
Elimina