Oggi vi proponiamo un «orrore» non dell’intera o gran parte dell’architettura di una chiesa, anzi è un orrore all’interno di un capolavoro barocco, senza dubbio una delle più belle chiese di Roma; ma riteniamo che il livello del solo nuovo altare (e la risistemazione del presbiterio in generale) sia tale da meritare honoris causa l’inserimento in questa rubrica: la Chiesa del Santissimo Nome di Gesù (nuovi ambone ed altare, benedetti domenica 12 giugno 2022, dell’arch. Francesco Schiavone).
Le informazioni sono tratte dal sito gesuiti.it; la fotografia del nuovo altare (di cui, al momento, non esistono altre immagini in rete) è tratta dalla pagina twitter.com/SmitsJeanne.
Lorenzo
Rinnovato il presbiterio della chiesa del Gesù
Una nuova disposizione, tre pedane, e una corona di metallo con funzione di ciborio. La Chiesa del Gesù, chiesa madre della Compagnia di Gesù a Roma, presenta una rinnovata sistemazione del presbiterio, in sintonia con il Concilio Vaticano II. Realizzata alla fine del Cinquecento – la dedicazione è del 1584 – sotto la direzione del Vignola e poi di Giacomo Della Porta, la chiesa del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina incarna appieno lo spirito del Concilio di Trento, con un’unica navata e l’attenzione focalizzata sull’altare. Serviva, quindi, un adeguamento liturgico. L’intervento è stato reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Roma, con l’approvazione del Vicariato di Roma, della Soprintendenza Beni Culturali e del Fondo Edifici Culto del Ministero degli Interni.
Domenica 12 [giugno] alle ore 19 il vescovo Daniele Libanori, ausiliare del settore Centro e già rettore della Chiesa del Gesù, durante la Messa da lui presieduta benedirà l’ambone e l’altare nella loro nuova sistemazione a seguito dell’adeguamento liturgico del presbiterio. Martedì 14 [giugno] alle ore 18 la nuova disposizione verrà presentata nel corso dell’incontro “La Chiesa del Gesù a Roma, dall’architettura tridentina all’adeguamento post conciliare”, a cui prenderanno parte il cardinale vicario Angelo De Donatis, il presidente della Fondazione Roma Franco Parasassi, e il presidente onorario della Fondazione, Emmanuele Francesco Maria Emanuele. Il professor Emanuele Gambuti, dell’Università La Sapienza, traccerà una storia del “Complesso architettonico del Gesù nel corso dei secoli”; mentre l’architetto, liturgista e responsabile della progettazione architettonica Marco Riso parlerà de “Le scelte architettoniche”. Previsto infine un intervento di padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e responsabile della progettazione liturgica.
«Questo intervento ha comportato un impegnativo lavoro di riflessione in fase progettuale – spiega padre Massimo Marelli, rettore della Chiesa del Gesù –, dovendosi adeguare secondo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, l’aula di una chiesa che è stata progettata e costruita con i canoni architettonici e liturgici del Concilio di Trento. L’adeguamento è stato realizzato in occasione in occasione dei 500 anni dalla conversione di sant’Ignazio di Loyola e nel IV centenario della sua canonizzazione insieme ai Santi Francesco Saverio, Teresa d’Avila, Filippo Neri e Isidoro Agricola».
«Si tratta di una riorganizzazione in linea con le indicazioni conciliari – sottolinea padre Giuseppe Midili –. La nuova disposizione non si pone in competizione con quella originaria, ma risponde ad esigenze concrete di una comunità che celebra nell’oggi. Era necessario che il Popolo di Dio si potesse radunare sentendosi un unico corpo».
In particolare, Francesco Schiavone ha realizzato tre pedane circolari per l’ambone, l’altare e la sede. Carlo Serino di Equilibrarte ha invece realizzato la corona rivestita con lamiere di ferro; le lamiere di rivestimento esterno saranno traforate con il testo greco che viene dall’Apocalisse: Τὸ πνεῦμα καὶ ἡ νύμφη λέγουσιν· Ἔρχου· καὶ ὁ ἀκούων εἰπάτω· Ἔρχου·. Λέγει ὁ μαρτυρῶν ταῦτα· Ναί· ἔρχομαι ταχύ. Ἀμήν· ἔρχου, κύριε Ἰησοῦ. (Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta ripeta: “Vieni!”. Colui che attesta queste cose dice: “Sì, verrò presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù) e ramate galvanicamente. Giuseppe Cialone ha realizzato una croce in ottone scatolato che sarà posta sotto la corona. Durante i lavori di sistemazione, è stata anche restaurata la pala dell’altare maggiore, con l’opera “Circoncisione” di Alessandro Capalti (1843), così come è stato effettuato un intervento di restauro conservativo del pavimento in marmi policromi della chiesa.
Per avere una idea della bellissima struttura architettonica interna della chiesa (soprattutto prima della «rinnovata sistemazione del presbiterio, in sintonia con il Concilio Vaticano II»):
Sistemazione discreta, struttura originale completamente intatta, splendida la nuova croce e la corona con la scritta in greco tratta dall’Apocalisse.
RispondiEliminaSe si considera come, in epoca barocca, ci fu un vero clima distruttivo verso altari medievali e pergule per adeguare chiese antichissime ai dettami liturgici del concilio di Trento, devo dire che questo intervento passa praticamente inosservato.
Il vostro disappunto è assolutamente incomprensibile.
La croce e il "ciborio" non sarebbero affatto brutti (l'altare convince assai meno). È il contesto di altissimo pregio e coerenza stilistica che non andava toccato. E piantiamola con la storia che il rito post conciliare esige la celebrazione versus populus!
RispondiEliminaEppure quella mostruosità ha un pregio: esprimere tutta la bruttezza della neochiesa protestantica frutto del concilio Vaticano II!
RispondiEliminaVero. Sussiste una certa coerenza simbolico-estetica.
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